Renzi: "L'Europa ha bisogno di correre". Padoan: "Si vada verso forme di unione fiscale"

Il premier aparla in Senato: "Il Patto di stabilità si chiama anche patto di crescita"

Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan (Ansa)

Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan (Ansa)

Roma, 1 dicembre 2014 - Dopo aver liquidato, ieri, Silvio Berlusconi ("Non dà più le carte") e aver cercato di tenere a bada i dissensi interni ("L'alternativa a noi è la destra di Le Pen"), il premier Matteo Renzi interviene oggi in Senato sull'economia europea.

"In questo momento l'Europa ha bisogno di correre, di ingranare un'altra marcia, se stiamo fermi altri non aspettano i nostri tempi", ha detto in occasione della 52esima riunione plenaria della Cosac, acronimo per  Conferenza degli Organi specializzati in Affari Comunitari.

"Noi vogliamo un'Europa che sia fedele al Patto di stabilità, ma il Patto di stabilità si chiama anche Patto di crescita, ha un nome e un cognome". E ancora: "O l'Europa cambia verso nella propria direzione economica o corre il rischio di diventare la Cenerentola dei Paesi globali". "L'Europa è in una fase di sostanziale stagnazione, a crescita bloccata - sottolinea il premier - perché forse le politiche scelte andavano bene per mettere un freno alla crisi ma non sono sufficienti a rilanciare il futuro". E ancora: "O l'Europa torna a essere la casa politica o nessuno avrà un futuro all'altezza del proprio passato".

Quanto al piano Juncker, "va nella giusta direzione ma c'è ancora un po' di timidezza sugli investimenti, ci vuole più coraggio".

NIENTE ALIBI - "Voglio dire in maniera sincera, e al limite della brutalità, che noi non abbiamo la volonta di tarsformare l'Europa nel nostro alibi. L'Italia deve percorre il proprio processo di riforme, e lo sta facendo. L'Italia sta cambiando e non ha paura di cambiare". Lo farà perché "è giusto farlo". 

PERIFERIE - "C'è un grande tema, che è quello delle periferie. Per governare le periferie bisogna avere il coraggio di fare delle periferie il luogo della ripartenza, costruendo strutture sportive o asili nido, altrimenti lasciamo spazio solo alla propaganda xenofoba", spiega poi Renzi.

IMMIGRAZIONE - "L'accoglienza indiscriminata favorisce l'emergere di xenofobia e razzismo, servono regole chiare. Ma vorrei richiamare l'Ue e tutti noi a non considerare il Mediterraneo solo la frontiera dell'Italia o di Malta", continua Renzi.  "C'è bisogno di considerare quello che accade nel Mediterraneo, con la Libia che è ormai fuori controllo - ha aggiunto - perché si è intervenuti nell'immediato ma non si è costruito il futuro. C'è una grande questione nord africana che va affrontata, il Mediterraneo va affrontato come un grande tema politico altrimenti non ci sarà nessuna battaglia vincente contro l'immigrazione selvaggia".

FLESSIBILITA' - "Senza flessibilità non c'é politica e diventiamo dei grigi tecnocrati - insiste Renzi - L'Europa non puo' diventare solo uno scontro tra ragionieri che ragionano su uno zero virgola o l'Europa diventa la casa politica di tutti o non avrà un futuro all'altezza del suo passato. Noi non siamo grigi e anonini esecutori di volontà tecniche". Inoltre "senza flessibilità l'unione delle due Germanie non sarebbe stata possibile".

PADOAN - L'Unione europea "deve mettere al centro delle sue politiche la crescita e l'occupazione", dice il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. "Oggi la Ue fatica a uscire da una recessione prolungata - ha aggiunto Padoan - i segni di ripresa ci sono ma sono ancora deboli".

"La situazione grave in cui si colloca la governance dell'economia europea sollecita maggiore integrazione: va perseguita l'unione dei mercati dei capitali e più in là andranno perseguite forme concrete di unione fiscale, problema che implica cessioni ulteriori di sovranità".

L'INTERVENTO DI GRASSO - L'Unione europea "o cambia o non è: noi che crediamo fermamente nel grande sogno europeo non vogliamo celebrare rituali formali, ma contribuire attivamente alle scelte politiche, interpretando le richieste che si levano a gran voce dai cittadini", dice il presidente del Senato, Pietro  Grasso. "Ci sono diversi aspetti da approfondire nel piano Juncker, ma mi pare importante che si riconosca che l'Europa ha investito davvero troppo poco e che questa è la via per uscire dalla crisi".

 "Nelle due aree della nostra politica di vicinato, il Grande Mediterraneo e i confini orientali, dovremo sapere rispondere con processi politici strategici pragmatici e attenti al nostro interesse - ha sottolineato - superando per sempre l'epoca dell'attendismo e conferendo forza e sostegno, in ogni tema e quadrante, all'azione politica della nuova Alta Rappresentante e del Servizio di azione esterna. In caso contrario - ha ammonito - il prezzo da pagare sarebbe una condanna all'irrilevanza geopolitica".