Martedì 23 Aprile 2024

Alleati di fatto

Fra le tante anomalie di questa stagione politica c’è anche la caduta in disuso della parola «maggioranza». L’ultimo «vertice di maggioranza» che si ricordi è stato anche il primo: quello che, presenti i rappresentanti dei 9 partiti che sostengono l’esecutivo, fu convocato il 20 febbraio.

Fu convocato con l’obiettivo di decidere programma e squadra di governo. Quel vertice, del resto, si concluse con una fumata grigia. L’accordo fu trovato in seguito, grazie a una serie di incontri bilaterali. Da allora, Matteo Renzi ha ulteriormente affinato la propria immagine di uomo solo in lotta contro «vecchia politica» ed establishment e ha fatto di tutto perché ci si dimenticasse che così solo, in fondo, non è. Operazione non difficile, visto il basso profilo dei suoi compagni d’avventura. Non c’è dunque da stupirsi del fatto che il premier si sia ben guardato dal fare il benché minimo riferimento ai propri alleati di governo nel «discorso dei mille giorni» svolto martedì al Parlamento. Del resto, alla scomparsa del concetto di «maggioranza» fa da contraltare la relatività del concetto di «opposizione».  Come tutti i leader populisti, Renzi ha bisogno di nemici, ma quando ne deve additare uno al «popolo» è solito pescarlo tra i ranghi del suo stesso partito o tra i banchi di Lega e Movimento 5 stelle. Mai, da parte sua, una polemica diretta nei confronti di Forza Italia o di Silvio Berlusconi. Berlusconi era, e dopo l’incontro di ieri vieppiù resta, il principale alleato di Renzi. Un alleato di fatto. Giganti dai piedi di argilla, hanno bisogno l’uno del sostegno dell’altro. Il primo, Renzi, per tenere sotto scacco la minoranza del Pd e marginalizzare gli alleati. Il secondo, Berlusconi, per tutelare i propri interessi e continuare a svolgere un ruolo politico di primo piano. È una coppia di fatto fondata sulla convergenza di interessi parlalleli. Primo fra tutti: prendere tempo, andare avanti, durare. Paradosso vuole che la loro intesa, latente su giustizia ed economia, sia stata ieri rilanciata sull’Italicum. La nuova legge elettorale sarà per Berlusconi il male minore rispetto alle alternative possibili; per Renzi rappresenterà un successo in sé. Ma poi bisognerà usarla. E allora, forse, torneremo ad avere una «maggioranza» e un’«opposizione» chiare.