Giovedì 18 Aprile 2024

Caserta, la Cisl sta con il direttore. "Certi sindacalisti noi li cacciamo"

Furlan: insensata la lettera contro lo stakanovista della Reggia

Mauro Felicori, il dirigente stakanovista, e la Reggia di Caserta

Mauro Felicori, il dirigente stakanovista, e la Reggia di Caserta

ROMA, 6 marzo 2016 - LA POLEMICA sulla Reggia di Caserta non si spegne affatto. E se da un lato c’è chi si schiera a difesa del direttore stakanovista, dall’altro c’è chi accusa di aver capito ben poco della questione sindacale strumentalizzando la polemica. Divide il caso della ‘Versailles italiana’, dove il direttore Mauro Felicori (che si dice ancora «esterrefatto») è stato accusato da alcuni sindacati di lavorare troppo. Il premier Renzi ribadisce: «La cultura può essere la ripartenza dell’Italia. E se c’è chi rema contro, noi senza paura remeremo più forte». La Cgil chiede di smetterla con «la propaganda sulla cultura», chiarendo di non aver condiviso né firmato la lettera contro Felicori. E lui ringrazia per la difesa della Camusso. La Uil ribadisce provvedimenti contro i sindacalisti che hanno ingaggiato una tale battaglia. Ma uno dei sospesi, Angelo Donia (Uil-Pa), promette: «continuerò a fare le mie battaglie». Gli altri, come l’Ugl, non ci stanno e rilanciano: «Le vere vittime sono le Rsu. Renzi dice che la pacchia è finita? Qua si lavora». Nessun punto e a capo, dunque. Nel giorno in cui il ‘capo’ è a Bologna – e attacca: «Per anni i sindacati hanno avuto troppo potere nella Pa» – e i numeri dei turisti in fila non sono un granché, è lo scontro a riempire gli spazi, enormi, della Reggia di Caserta. Con tanto di visitatori che sbeffeggiano alcuni dipendenti, ricordando, in stile Renzi, che «la pacchia è finita».

«QUELLO che è successo alla Reggia di Caserta è una cosa assolutamente incomprensibile e non condivisibile da nessun punto di vista». La leader della Cisl Annamaria Furlan non ha dubbi: la lettera di Ugl, Usb e Uil contro il direttore Mauro Felicori («lavora troppo») va condannata senza se e senza ma. 

I vostri delegati si sono rifiutati di firmarla?

«Il documento è stato immediatamente bocciato dalla Cisl Funzione pubblica di Caserta che lo ha definito insensato e anzi ha ringraziato Felicori. Al nuovo direttore e ai lavoratori va riconosciuto di aver realizzato risultati o straordinari in questi mesi. Hanno quasi raddoppiato introiti e visitatori».

Pieno appoggio al direttore. Ma poi? Tutto resterà come prima?

«No, con la partecipazione anche dei lavoratori dobbiamo migliorare i risultati di Caserta. Così come vorremmo migliorare l’offerta di tutto il nostro patrimonio culturale. Puntare sulla produttività è il modo per salvaguardare l’immenso patrimonio artistico e culturale. Ma vanno anche recuperati i ritardi e gli investimenti».

Segretario, però Caserta non è isolata. Ricorda Pompei?

«Certo. E a Pompei la Cisl ha assunto una posizione contraria alla chiusura del sito per un’assemblea. Non abbiamo dato giustificazioni, anzi abbiamo sospeso il nostro delegato. Perché è sbagliato e controproducente creare un conflitto fra interesse generale e forme di lotta sindacale».

Leggendo commenti e interviste, però, si capisce che il giudizio diffuso sui custodi è negativo...

«Errore. Ho conosciuto tanti lavoratori che per supplire a carenze organizzative in molti siti culturali hanno usato le loro risorse: si sono autotassati per aggiustare strumentazioni rotte o hanno offerto gratuitamente ore in più di lavoro. Nella pubblica amministrazione ci sono tanti esempi positivi che purtroppo non fanno notizia. La verità è che abbiamo bisogno di riconoscere la partecipazione come valore invece di prendere ad esempio solo elementi di conflittualità».

Non c’è anche un problema di mentalità difficile da superare?

«Guardi, la Cisl ha un’alta rappresentatività fra il personale della Reggia di Caserta e ha subito dichiarato la disponibilità a confrontarsi sull’organizzazione del lavoro e sugli orari per dare il massimo. Andrò presto a Caserta, perché voglio incontrare e ringraziare il direttore, oltre ai nostri iscritti e a tutti i lavoratori. Però di fronte a questa volontà di collaborazione devono corrispondere investimenti adeguati».

Non crede che nel settore dei beni culturali molto personale sia demotivato?

«No. Il problema è un altro: davanti a una forza lavoro e a un sindacato come la Cisl che dimostrano assoluta disponibilità per rilanciare questo settore vitale nell’economia italiana, dovremmo vedere un governo che si impegna. Servono investimenti adeguati, sia in termini contrattuali che strumentali».

Torniamo alle regole che sono da adeguare. Al contratto fermo da sette anni...

«Rinnovare il contratto di lavoro del pubblico impiego e dare più spazio anche alla contrattazione aziendale decentrata è fondamentale. Così si organizza meglio il lavoro, con la fruibilità degli orari e dei servizi e si combattono gli sprechi. Il governo fa male a tenere ferma la contrattazione nazionale e decentrata. Abbiamo assoluto bisogno di sbloccarle»

Quali nodi restano?

«Ci chiedono di definire i comparti con l’Aran? Noi siamo pronti. Ma bisogna cambiare la pubblica amministrazione e le relazioni sindacali come stiamo facendo con le associazioni imprenditoriali. Il governo non perda tempo e apra un vero negoziato. Finiamo questo tormentone e liberiamo anche il contratto di secondo livello per garantire servizi efficienti e di grande qualità ai cittadini. Negli ospedali, nei Comuni, nei siti archeologici e anche nei musei. Oggi con il blocco del turnover c’è una notevole carenza di personale e mancano gli strumenti necessari per garantire un’organizzazione del lavoro moderna».

Perché ci sarebbe tanta rigidità da parte del governo?

«Non so, però questa rigidità fa male al Paese. Il ministro Madia sblocchi il contratto e utilizzi la contrattazione come leva formidabile per coinvolgere i lavoratori e assicurare una pubblica amministrazione di qualità. Meno dichiarazioni e più fatti».