Giovedì 18 Aprile 2024

Reggia di Caserta, apre la collezione Terrae Motus

Dopo essere stata dimenticata per anni, riapre al pubblico la collezione di opere contemporanee voluta dal gallerista Lucio Amelio dopo il terremoto dell'Irpinia nel 1980

La mostra Terrae Motus, ‘You run to sea’’ di Ronnie Cutrone (particolare)

La mostra Terrae Motus, ‘You run to sea’’ di Ronnie Cutrone (particolare)

Caserta, 30 maggio 2016 - Come si può raccontare un terremoto? Quali allegorie, dubbi, significati provoca la deflagrazione della terra e della mente? Che tipo di inquietudini, visioni e profezie accende una tragedia nella creatività di un artista? Lucio Amelio, uno dei più illuminati galleristi italiani del Novecento, non ha avuto dubbi nel chiedere, all’indomani della catastrofe che il 23 novembre 1980 squarciò l’Irpinia, una testimonianza immediata dell’apocalisse agli artisti più significativi del periodo. Warhol e Pistoletto, Beuys e Boltanski, Barcelò e Schifano...

Ne è uscita una preziosa collezione di oltre 70 opere, Terrae Motus appunto, che sarebbe dovuta confluire, alla morte di Amelio nel ‘94, in un’ipotetica sede museale napoletana della Fondazione a lui intestata. Le cose non andarono così e quelle opere ferite finirono, dopo alterne vicende, per essere ospitate nella Reggia di Caserta. L’arte povera e il concettuale, la transavanguardia e il neo espressionismo, il ritorno alla pittura e la forza della fotografia: una vera e propria lezione di arte contemporanea che già si è vista qua e là (da Napoli a Parigi) per cadere poi inequivocabilmente in uno stato di letargo. Un patrimonio che ha raccontato anche Mario Martone in un film del ‘93.

Ci ha pensato il nuovo direttore della Reggia, Mauro Felicori, a rilanciare il patrimonio che aveva in casa, organizzando dal 1 giugno una sorta di esposizione permanente di ‘Terrae Motus’ nei nuovi spazi del piano nobile del Palazzo, resisi disponibili dopo l’allontanamento degli uffici dell’Aeronautica militare. All’inaugurazione dovrebbe intervenire anche il ministro Franceschini.

Non è una mostra in senso tradizionale, spiega il direttore, ma una sorta di cantiere aperto dell’arte a cui tutti (casertani e no) sono chiamati a dare un contributo per una sua sistemazione organica futura. Alcuni locali sono ancora disadorni, certi allestimenti poggiano su tubolari provvisori, l’esito delle visioni non è univoco ma l’esigenza è quella di far crescere l’esposizione su stessa e di gettare un ponte progettuale verso il futuro espositivo del Palazzo. «Potevo aspettare i fondi governativi– spiega Felicori, che nei mesi scorsi è stato bersaglio di critiche per un ‘eccesso di lavoro’ da parte dei sindacati - e inaugurare in grande stile, ma ho preferito anticipare per accelerare il ‘rinascimento’ della Reggia» (nel primo trimestre 2016 più 28% di visitatori e un più 70% di incassi).

La collezione, le cui opere sono state ordinate per assonanza in base ai carteggi di Lucio Amelio, ha due cardini portanti in Andy Warhol e Joseph Beuys. Furono loro, il rappresentante del cinismo americano e il paladino dell’impegno sociale, i primi artisti a rispondere alla chiamata del gallerista napoletano che proprio pochi mesi prima del terremoto li aveva fatti incontrare sotto il Vesuvio. Warhol riprende in serigrafia la prima pagina del ‘Mattino’ di Napoli, il cui allarmante titolo ‘Fate presto’ diventa anche quello dell’opera; Beuys nell’installazione ‘Terremoto in Palazzo’ propone mobili e oggetti recuperati sui luoghi colpiti dal sisma. «Ma quel palazzo - spiega Andrea Viliani, direttore del Madre di Napoli che due anni fa ha dedicato un’ampia antologica ad Amelio - è in realtà l’impalcatura che c’è dentro la nostra testa fatta di senso morale, dignità, orgoglio civico».

Del resto la voglia di coinvolgere tante personalità attorno a un’emergenza non riflette forse un’idea di responsabilità sociale dell’arte? Nessuna museificazione, molta sperimentazione, tanti sguardi diversi. Nella Reggia si vedranno intanto gli abituali frequentatori della galleria di Amelio: Jannis Kounellis, Nino Longobardi, Gilbert Gilbert.... E poi gli altri grandi nomi internazionali: Julian Schnabel, il cui dipinto ‘Veronica’s veil’ allude alla distruzione come possibilità di ricostruzione; Robert Rauschenberg con i suoi metalli assemblati; Anselm Kiefer che per ‘Et la terre tremble ancore’ fa ricorso alla scrittura sulla superficie del dipinto. E ancora le foto di Mapplethorpe, gli specchi di Pistoletto, il graffito di Haring... «La collezione – aggiunge Viliani – nella sua polifonicità è il miglior manifesto della forza anarchica dell’arte».

Ma l’arte è anche politica culturale. E Felicori anticipa di avere trattative avanzate per portare la collezione all’Hermitage di San Pietroburgo e poi, chissà, in Giappone e in Cina, nel tentativo di fare di Caserta una città del contemporaneo e della Reggia una fabbrica della cultura. Lucio Amelio pensava che l’opera fosse una bomba da appendere al muro. A scoppia ritardato, certo, ma destinata comunque a scoppiare.

 

Titolo ‘‘Terrae Motus’’ Dove Reggia di Caserta (da mercoledì 1° giugno) Orari Tutti i giorni (tranne il martedì) dalle 09.30 alle 17.30 Biglietti € 12,00 intero / € 6,00 ridotto (validi anche per la Reggia) Info & prenotazioni www.reggiadicaserta.beniculturali.it