Sabato 20 Aprile 2024

Razzi, emblema dei voltagabbana. "Ho tradito per il bene della Patria"

Il senatore azzurro: se il capo mi maltratta dico ciao e me ne vado

Il senatore di Forza Italia, Antonio Razzi (LaPresse)

Il senatore di Forza Italia, Antonio Razzi (LaPresse)

Milano, 7 febbraio 2015 

Senatore Razzi, ha visto? Tornano i Responsabili, ma stavolta in soccorso del centrosinistra. Voi eravate stati coperti di contumelie, mentre i transfughi di Scelta Civica, Ncd e Cinquestelle sembrano i salvatori della patria. Le sembra giusto?

«Quando è successo a me pareva finisse il mondo! Se uno va al centrodestra è uno scandalo, se invece uno va al centrosinistra non succede niente... O la legge è uguale per tutti, o non siamo tutti italiani. A me per un anno hanno dato la scorta, anche se ero innocente, non ho mai rubato né ammazzato nessuno, neanche la volevo, la scorta. Io lavoro per il bene di tutti gli italiani, non mi interessa se sono di destra o di sinistra».

Ma è giusto cambiare schieramento? Fanno bene i nuovi Responsabili a correre in soccorso del governo?

«Le responsabilità sono singole, vedano loro. Io so che ho fatto quello che ho fatto perché in quel momento era giusto, c’era la guerra in Libia, era una situazione eccezionale, già ci invadono da tutti i lati, se in Italia non c’era neanche un governo chissà cosa succedeva. Oggi non saprei, sono grandi e vaccinati, decidano loro. Allora era una situazione straordinaria, c’era un complotto – e complotto lo metto tra virgolette – contro il presidente Berlusconi»

Ma è giusto cambiare schieramento?

«C’è l’articolo 67 o 68, non ricordo (il 67, della Costituzione, ndr), che dice che chi è stato eletto è libero, però è libero e non è libero. Quando è successo a me, io ero stato eletto con le preferenze e non nominato, ma uno che è stato nominato ci deve riflettere. Adesso sono stato nominato, anche se fino a un certo punto, perché in Abruzzo ero il numero 4, e chi se lo aspettava che in Abruzzo prendevamo tutti quei voti? Ma io li ho presi perché sono vicino al popolo, quando incontro la gente per strada mi dice che sono l’unico che risponde al telefono, che si ferma a parlare, che dice andiamo a mangiare e poi pago addirittura io!...».

Diceva dei nominati...

«Per rispetto verso chi l’hanno nominato (sic) prima di cambiare schieramento dovrebbero chiedere... come si dice... il Bedienung – certe volte mi vengono le parole in tedesco, ecco perché parlo un italiano da terzo mondo – ecco, sì, il permesso, dovrebbero chiedere il permesso, almeno per educazione e per rispetto. Dovrebbero spiegare le proprie ragioni, avere almeno una scusa plausibile. Se uno viene maltrattato dal suo capo che fa, rimane? No, dici bye bye, lo mandi a quel paese, e te ne vai»

Lei, prima di decidere di passare dall’Idv al centrodestra, attraversò un lungo travaglio?

«Lunghissimo. Continuavo a dirmi, aspettiamo che torni il sereno, e invece era sempre tempesta. Avevo perso il sorriso, che per me è indispensabile, il sorriso fa bene al cuore. E con Berlusconi il sorriso è rifiorito subito, perché ero salutato, rispettato, anche abbracciato da tutti».

È vero che lei ha votato per Mattarella? «L’Espresso» l’ha inserita nella lista dei traditori...

«Dovevo fare una querela! Lo fanno di proposito, per metterci uno contro l’altro. Come si permettono di scrivere certe cose... Io ho votato scheda bianca, come aveva indicato il Presidente Berlusconi».

Ma adesso Forza Italia è percorsa da lotte fratricide, è divisa in almeno tre correnti. Lei con chi sta?

«Sono un po’ dispiaciuto che se la prendano con un Presidente chiamato Silvio Berlusconi. Te lo dico da amico: se il Presidente Berlusconi dovesse decidere di non fare più politica, se ne vanno tutti a casa a lavorare, non esiste più Forza Italia».

Allora lei non sta con Fitto e gli altri ribelli...

«Io sto con Silvio Berlusconi fino all’eternità. Poi, speriamo in un giorno lontanissimo, quando non ci saremo più, uno starà in una tomba e l’altro in un’altra».

Intanto si occuperà anche di Sanremo...

«Commenterò il Festival ogni giorno su Radio 105. Chi l’ha detto che un politico debba essere solo serio e grigio? Io amo la musica. Avrei voluto cantare all’Ariston, ma non posso lasciare il Senato, così la canzone che ho inciso, ‘Famme canta’, sarà la sigla di apertura».