Giovedì 18 Aprile 2024

Provocazione nel vuoto

Roberto Pazzi

PER UNO dei tanti paradossi della Storia proprio la Polonia che ci aveva dato il papa più intransigente in materia di morale ci dona il primo ufficiale coming out sulla condizione omosessuale nella persona di un prete, monsignor Charamsa: «Sono omosessuale, felice e orgoglioso di esserlo. E ho un compagno. Voglio che la Chiesa apra gli occhi, l’astinenza totale che chiede ai gay è disumana». Fulminea la risposta vaticana col preannuncio della sua rimozione dall’insegnamento e l’accusa di pressione sull’imminente Sinodo. Ma quale migliore occasione aveva Charamsa di liberare la ‘sua’ Chiesa dall’ambiguità, dopo che Francesco in America ha ricevuto Kim Davis, eroina antigay della destra, e successivamente l’amico di infanzia col suo compagno? Che farà ora il papa così attento a corteggiare la simpatia universale, a costo di sbilanciarsi con affermazioni poi costretto a moderare ? Come potrà tacitare il sospetto che la sua apertura sia la più vasta operazione di lifting della Chiesa, per non perdere la corsa coi tempi ?

NON FACCIAMOCI illusioni. Non potrà ammettere l’amore di due persone dello stesso sesso sul medesimo piano di una coppia etero. Il ‘non possumus’ della Chiesa è fisiologico. Monsignor Charamsa lo sa e per questo l’ha provocata a mostrarsi per quella che è davvero. Francesco dovrà ribadire il no, pena la messa in discussione della sua autorità petrina. Sta in questo no infatti uno dei fondamenti della differenza fra razionalismo greco e rivelazione cristiana. L’amore per gli antichi greci e romani era espressione non finalizzata in modo esclusivo alla procreazione. Le pagine più alte di quel pensiero restano nel ‘Simposio’ di Platone, dove l’amore fra persone dello stesso sesso nobilitava la crescita spirituale perché libero dallo scopo riproduttivo, solo teso a una procreazione intellettuale. Perché centrale era in antico l’individuo, non la specie. Questa nel cristianesimo lo ha asservito con una rivoluzione copernicana che ha demonizzato per sempre l’amore senza figli. Né alla Chiesa importa che certe supreme espressioni della civiltà, dalla poesia di Saffo alla narrativa di Wilde e di Proust, dimostrino il sublime valore delle inclinazioni amorose dei geni da cui sono state partorite.