Venerdì 19 Aprile 2024

"Il proibizionismo è inutile. Ragazzi, aiutatevi tra di voi"

La cantante Giusy Ferreri: "In gruppo si rischia meno, alla fine è la lucidità a salvarti la pelle

La cantante Giusy Ferreri

La cantante Giusy Ferreri

Roma, 31 luglio 2015 - LO SBALLO, il sesso, il vuoto. «Ho aperto gli occhi e già non c’eri più» canta Giusy Ferreri in ‘La bevanda ha un retrogusto amaro’, il brano anti-sballo mandato in radio lo scorso anno, come secondo singolo dall’album ‘L’attesa’, dopo la hit sanremese ‘Ti porto a cena con me’, per andare dritta al cuore delle fan parlando di stupri in discoteca. Argomento delicato, ma molto sentito, su cui alla luce degli ultimi avvenimenti la cantante palermitana torna con un pressante invito: ragazze, occhi aperti. "È un brano che ho scritto a Londra con il produttore Yoad Nevo", spiega Giusy, al secolo Giuseppa Gaetana 36 anni, "per parlare ai giovani che vivono la realtà delle discoteche, dove spesso si verificano episodi di violenza sessuale a causa dell’assunzione inconsapevole di droga".

La tematica sociale è forte.

"Come autrice ero alla ricerca di qualcosa di coraggioso e le sonorità new wave, post punk, di quel pezzo su cui stavo lavorando mi hanno stimolata a parlare di queste violenze in discoteca".

Oltre alla musica c’è stato qualche altro fattore scatenante?

"Sì, un servizio de ‘Le Iene’ su Italia Uno in cui un attore metteva della droga nel bicchiere di una complice nell’indifferenza di quanti stavano lì attorno. Lei faceva finta di sentirsi male, ma solo un paio di persone si attivavano per prestarle soccorso, tutti gli altri continuavano a farsi i fatti loro".

Duro, ma emblematico.

"Sì, soprattutto oggi che girano delle metanfetamine sempre più potenti e letali".

Come se ne esce?

"L’aiuto, più che dall’esterno, deve arrivare dalla scaltrezza dei ragazzi che frequentano i locali; bisogna rimanere vigili, tenere d’occhio i bicchieri, non lasciarli scoperti, e stare il più possibile in gruppo".

In gruppo?

"Sì perché divertirsi piace a tutti e in un gruppo è più facile trovare a fine serata uno, due, amici sobri che riportano a casa tutti. Una regola facile facile che andava bene ai tempi in cui ero ragazzina io e che, penso, va bene pure oggi".

Perché?

"Bisogna in queste cose l’importante è capire in tempo i rischi e cercare di neutralizzarli".

La politica è intervenuta varie volte in materia, ma i problemi rimangono.

"Le leggi più o meno restrittive servono a poco; serve molto di più stimolare nei ragazzi coscienza e consapevolezza, perché alla fine è la lucidità a salvarti la pelle".