Giovedì 25 Aprile 2024

Procreazione assistita, troppi paletti

Fecondazione in vitro, inseminazione, linee guida stringenti. Il parere di Giovanni Battista La Sala, docente all'Università di Modena e Reggio Emilia (IRCCS S-Maria Nuova). Otto volte su dieci la domanda di accesso all'eterologa é rappresentata da coppie che hanno bisogno di ovociti di donatrici (età media 42-43 anni) con alle spalle tentativi andati a vuoto

Giovanni Battista La Sala, Direttore Ostetricia-Ginecologia Arcispedale S.Maria Nuova (Foto Artioli)

Giovanni Battista La Sala, Direttore Ostetricia-Ginecologia Arcispedale S.Maria Nuova (Foto Artioli)

Reggio Emilia, 29 settembre 2014 - Le linee guida approvate dalle Regioni inseriscono nei livelli essenziali d'assistenza la procreazione medicalmente assistita (PMA) omologa ed eterologa, ma contengono alcuni limiti e criteri che alimentano il dibattito.Infatti,le linee guida prevedono che le procedure siano a carico del Servizio Sanitario Nazionale soltanto se l'età della donna è inferiore a 43 anni e per un numero massimo di tre cicli e che le coppie con età della donna uguale o superiore a 43 anni o che hanno eseguito tre cicli a carico del sistema sanitario nazionale possono sottoporsi alla PMA, ma a pagamento, nei centri pubblici o nei centri privati indifferentemente.

Le linee guida comportano il grave rischio di inserire solo apparentemente e solo in parte la procrezaione medicalmente assisita omologa ed eterologa - commenta il Prof. Giovanni B. La Sala, Direttore della Ostetricia-Ginecologia dell'Arcispedale S-Maria Nuova-IRCCS di Reggio Emilia e Professore di Ostetricia e Ginecologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia - Infatti, circa l'80-85% della domanda di eterologa é rappresentata da coppie che hanno bisogno di ovociti di donatrici e nelle quali le donne si attestano intorno ai 42-43 anni ed hanno alle spalle diversi cicli di PMA omologa che non sono andati a buon fine.

La Sala sottolinea che il limite dell'età non é l'unico paletto: il Servizio sanitario nazionale copre i costi delle tecniche di PMA omologa ed eterologa solo per un massimo di tre cicli. Oltre al fatto che non é specificato se il limite dei cicli é riferito soltanto alle tecniche di secondo livello (fecondazione in vitro degli ovociti) o comprende anche quelle di primo livello (inseminazione degli spermatozoi nell'utero), questo limite é dettato soltanto da ragioni economiche del SSN ma è del tutto arbitrario dal punto vista clinico-scientifico in quanto é un'evidenza scientifica che l'efficacia delle tecniche di procreazione medicalmente assistita si riduce drasticamente non dopo tre cicli ma dopo sei. In altri termini, il SSN é universalistico per la prima metà dell'impiego delle tecniche di PMA e diventa privatistico per la seconda metà del loro impiego.

Inevitabile che criteri d'accesso al SSN così arbitrariamente restrittivi costringeranno le coppie che intendono sfruttare sino in fondo l'efficacia della PMA omologa o eterologa a farla a pagamento presso i centri pubblici o privati, ma molte non potranno permetterselo e dovranno così rinunciare al sogno di diventare genitori. Non è accettabile che il SSN - ribadisce il Prof.La Sala - finisca col tutelare l'interesse privatistico e non quello universalistico e, quindi, crei una forte discriminazione di carattere sociale, medico ed economico.

Dalla Sardegna intanto arriva un monito. Serve una legge nazionale che regoli, in modo uniforme, su tutto il territorio italiano, tutte le procedure di procreazione medicalmente assistita. Questo l'appello che Paolo Scollo, presidente nazionale della Sigo (Società italiana di Ginecologia e Ostetricia) ha lanciato da Cagliari, dal congresso che lo vede protagonista assieme agli specialisti dell'Aogoi (Associazione dei ginecologi italiani), e dell'Agui (Associazione ginecologi universitari).

I ginecologi insomma approvano le linee guida sulla fecondazione eterologa sottoscritte dalla Conferenza delle Regioni, ha sottolineato Scollo. Positiva anche l'introduzione di una tariffa unica per questo tipo di prestazioni, con un ticket che oscilla dai 400 ai 600 euro, ha aggiunto il presidente Sigo. Le strutture sanitarie pubbliche sul territorio vanno però adeguate per evitare il rischio che con l'introduzione dell'eterologa si creino liste di attesa interminabili e non si fermino i viaggi all'estero delle coppie che possono permettersi spese più elevate.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale - IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE

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