Polizze sanitarie, tutela aziendale

Due italiani su tre chiedono l'assicurazione integrativa al datore di lavoro. Dentista, oculista, fisioterapia e assistenza domiciliare le prestazioni più richieste

Bologna, 2 luglio 2015 - La chiamano sanità integrativa, ed è una tutela ancora difficile da capire. Visto che esiste il Servizio sanitario nazionale, che già mi offre tutto, analisi, medico di famiglia, ricovero in ospedale, perché mai dovrei assicurarmi come fanno gli americani? Non è già tutto coperto, in Italia, dalla politica e dal sistema universalistico di assistenza? Questo il pensiero della gente comune, il più delle volte alle prese con problemi di diabete, ipertensione, colesterolo e trigliceridi, prevenzione dei noduli della mammella, tiroide o prostata, che dir si voglia. Forse queste polizze ci aiutano ad abbreviare le liste d'attesa? Ma tra ticket in farmacia, integratori al supermercato (che costano a volte più dei farmaci veri e propri) per non dire delle visite private a pagamento, già stiamo lasciando una quota non da poco. Domande ricorrenti, di questi tempi. Senza dubbio le assicurazioni sanitarie offrono un servizio utile eppure faticano a vincere i pregiudizi, ma anno dopo anno conquistano quote di mercato nella prospettiva di arrivare a responsabilizzare i cittadini, in un prossimo futuro, sulle tematiche degli stili di vita. Questo lo scenario di fondo.

Gli interrogativi ricorrenti non devono spaventare, ammette Fiammetta Fabris, direttore generale UniSalute, in quanto la sanità integrativa sta diventando una componente di tutela importante per molte categorie di lavoratori e può rivelarsi la chiave di volta per garantire ad una fascia sempre più ampia di persone la cura della propria salute. È necessario coinvolgere tutti i soggetti preposti, aziende, istituzioni locali, sindacati ed operatori del settore per ampliare sempre di più le coperture a disposizione, lavorando affinché possano essere allargate anche ai membri delle famiglie.

Quando si parla di cure, lo scenario attuale vede una offerta pubblica sempre più ridotta a cui si aggiunge un numero crescente di cittadini che non riesce a sostenere tali spese di tasca propria. In tale contesto il 63% degli italiani ha però chiaro quale potrebbe essere il soggetto terzo in grado di supportare pubblico e privati cittadini: le aziende ovvero il datore di lavoro. Quasi due italiani su tre credono infatti che le aziende debbano occuparsi di cure sanitarie per i propri dipendenti. A questi si aggiunge un ulteriore 18% a cui piace pensare che le imprese vengano coinvolte più quanto lo siano ad oggi. È quanto rileva la nuova ricerca dell’Osservatorio UniSalute, la compagnia specializzata del Gruppo Unipol sulla breccia da vent'anni. Opera in particolare nel contesto delle polizze collettive previste dai contratti di lavoro.

La ricerca evidenzia come siano ancora molti i lavoratori italiani poco informati su cosa preveda il proprio contratto in termini di coperture sanitarie: il 25% infatti ammette di non essersi mai personalmente informato a riguardo. Uno su tre (32%) non è consapevole che il proprio contratto di lavoro preveda protezioni a questo riguardo e nessuno all'interno dell'azienda lo ha mai informato in proposito. Solo il 29% afferma di sapere che è prevista una copertura per determinate prestazioni assistenziali.

Ma quali sono le iniziative , messe in atto a livello aziendale, che gli italiani apprezzerebbero di più riguardanti la salute? Il 50 per cento degli intervistati, anche sulla scia della crisi economica, punta sulle polizze integrative, mentre il 37% considera cruciali le campagne di prevenzione. Guardando alle singole offerte che gli italiani vorrebbero vedersi garantire all'interno dei contratti di lavoro, quelle che raccolgono i maggiori consensi sono le cure odontoiatriche (75%), le cure oculistiche (50%), le coperture per fisioterapie (30%) e per l’assistenza domiciliare (28%).

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale