Quando i politici citano i cantautori

Renzi ha citato una canzone di Guccini, che piace però anche ad Alfano e ai giovani dell'estrema destra. Altri binomi? Vecchioni-Meloni, Celentano-Salvini, Fossati-M5S

Francesco Guccini alla stazione, in partenza per Auschwitz (Omnimilano)

Francesco Guccini alla stazione, in partenza per Auschwitz (Omnimilano)

Bologna, 17 marzo 2016 - IL NOME dell’autore non l’ha fatto, il titolo della canzone neanche. Forse si è trattato dell’ennesima sfida del premier ai parlamentari, anche se stavolta solo alla loro cultura musicale. Matteo Renzi, ieri mattina, si è presentato alla Camera dei deputati per illustrare l’informativa del governo sul Consiglio dell’Unione europea dedicato al tema immigrazione. Ed è stato qui, in fase di relazione introduttiva, che il premier ha citato Francesco Guccini e uno dei suoi brani (e testi) più noti, ‘Canzone quasi d’amore’

Ma Renzi ha citato Guccini solo indirettamente. «Con il poeta – ha detto il premier – potremmo dire: ‘Non starò più a cercare parole che non trovo per dirti cose vecchie con il vestito nuovo’. Chi di voi ama alcune canzoni e un particolare cantautore potrà agevolmente far riferimento a quella che, peraltro, è quasi una canzone d’amore, per utilizzare il titolo medesimo. Il punto però – continua Renzi – è che noi stiamo cercando un vestito nuovo per parole vecchie». Dunque, il leader del Pd ha ribadito quello che da tempo si sapeva e che lui stesso aveva confessato già due anni fa nel salotto televisivo di Barbara D’Urso: è un fan del Maestrone. Il guanto di sfida lanciato dal premier nel suo intervento è stato subito raccolto dal deputato di Demos-Popolari per l’Italia, Mario Sberna: «Anch’io – ha detto – vorrei che si scrivesse una ‘Canzone quasi d’amore’ in Europa sulla questione dei migranti».

Altri, come Rocco Buttiglione (Ap), hanno alzato il tono del citazionismo ricordando Eliot (il poeta) e come questi, nei Cori de ‘La Rocca’, mostri la figura dello straniero. Perciò, Buttiglione a parte,  il cantautorato è rientrato a vele spiegate nella vita politica nostrana. Del resto, non era stato il ministro Franceschini a dire, qualche tempo fa, che bisognava portare i testi di autori come Lucio Dalla da studiare nelle scuole? I tempi cambiano, i versi si sedimentano. Francesco Guccini – cui anche il leader di Ncd, Angelino Alfano, non aveva lesinato complimenti – è sempre stato ‘trasversale’, nei gusti del pubblico. Tempo fa destò ad esempio stupore un sondaggio dal quale si evinceva che molti giovani del Pdl lo amavano («Sono innocente», si difese lui). Inoltre, come riporta il libro ‘Fascisti immaginari’ di Luciano Lanna e Filippo Rossi (Vallecchi), Guccini è sempre stato molto amato tra i giovani dell’estrema destra italiana. Addirittura, nel libro ‘Alternativa e doppiopetto’, la storia dell’Msi scritta da Giovanni Scipione Rossi, l’exergo del libro è un’altra famosa canzone di Guccini, ‘Vedi cara’ (parte dell’album, ‘Due anni dopo’, 1970): «Non capisci/ quando sogno dietro a frasi di canzoni/ dietro a libri ed aquiloni/ dietro a ciò che non sarà». C’è da meravigliarsi? Forse no. Già Giorgio Gaber, in tempi non sospetti, si chiedeva ‘Cos’è la destra, cos’è la sinistra?’. Il rapporto cantautori-politica, tra appropriazioni e contaminazioni, si è sempre mosso su terreni sdrucciolevoli. Si dice anche che Roberto Vecchioni sia incuriosito dalla Meloni, Celentano attento a Salvini e Fossati ai Cinque Stelle. E Guccini? Alle regionali in Emilia Romagna ha votato Sel. Ringhia un verso di ‘Cyrano’: «Venite tutti avanti, politici rampanti, portaborse, ruffiani e mezze calze...».