Vitalizi d’oro ai deputati siciliani. Reversibilità in eterno ai familiari

Assegno alla figlia di Alessi, primo presidente nel ’47, vissuto 103 anni

Vitalizi e pensioni della regione Sicilia (da qn)

Vitalizi e pensioni della regione Sicilia (da qn)

Roma, 8 gennaio 2017 - NON SARÀ ETICA – o forse sì, dipende dai punti di vista – ma di sicuro garantisce assegni poderosi la criticatissima legislazione della Regione Sicilia su vitalizi e pensioni di reversibilità destinati agli ex deputati regionali o ai loro fortunati eredi. 

Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre (elaborati dall’Agi), il conto annuale dell’erogazione previdenziale – generoso parto di uno Statuto speciale che attribuisce ai consiglieri regionali lo status di «deputati» – ammonta infatti a 18 milioni di euro: quasi un milione e mezzo al mese di risorse pubbliche che l’Ars (l’Assemblea regionale siciliana) trasferisce sui conti correnti di 310 esponenti della politica regionale – peraltro non sempre usciti di scena – o loro familiari. Nel dettaglio, il bengodi previdenziale mensile ammonta a 801.407 euro per gli assegni vitalizi di 163 ex deputati (media per deputato 4.916 euro mensili). Costano 572.830 euro i 127 assegni di reversibilità garantiti agli eredi dei deputati scomparsi (media pro capite 4.510 euro mensili). Le 17 pensioni erogate con con il nuovo sistema pro-rata pesano per 98.384 euro mensili (media 5,813 euro mensili). Chiudono il conto i 9.788 euro per i soli 3 assegni di reversibilità pro rata figli dell’ultima ‘sforbiciata’ legislativa (media 3.262 euro mensili). Cifre comunque impressionanti in un’Italia che arranca e che, a fronte di bilanci costi-benefici platealmente misurabili come quello siciliano, si interroga sull’opportunità e sulla credibilità di un sistema decisamente compiacente anche dopo i tagli stabiliti cinque anni fa.   IL PROBLEMA dal quale non c’è uscita riguarda i diritti pregressi. Mamma Ars – dicono in Sicilia – non dimentica nessuno. E l’Agi cita l’esempio della figlia del primo presidente della Regione, Giuseppe Alessi (scomparso nel 2009 all’età di 103 anni) tuttora protetta dall’assegno paterno. Alessi fu presidente della Sicilia dal 1947 al 1949, bissò l’incarico dal 1956 al 1957, quando diventò presidente dell’Ars (fino al 1959), prima di spiccare il volo al Senato e poi alla Camera. Un personaggio-chiave della storia siciliana e italiana (il ‘provino’ del marchio Dc fu partorito nel suo studio). Che il suo impegno politico così protratto, munifico e tuttavia lontano nel tempo – oltre che già remunerato con lauta pensione fino all’età di 103 anni – possa ora beneficare un erede sotto forma di assegno di reversibilità è una vicenda limite epperò simbolica. Specie se parametrata ai dolori delle nuove generazioni.   LA SICILIA ha modificato la normativa previdenziale nel 2012. Stop ai vitalizi (tranne quelli precedentemente maturati) e passaggio al sistema contributivo: al compimento dei 65 anni di età, il trattamento pensionistico premierà solo il consigliere regionale – pardon, il deputato – che possa vantare almeno cinque anni all’Ars (con anticipo a 60 anni per chi ha svolto almeno due mandati). Altri punti qualificanti: introduzione di nuove cause di incumulabilità della pensione; sospensione del trattamento previdenziale quando il deputato sia rieletto all’Ars, o sia eletto al Parlamento, al Parlamento europeo o a un Consiglio regionale o ricopra specifiche cariche pubbliche; sospensione anche nei casi di condanna con interdizione dai pubblici uffici.  Insomma, nella Sicilia dei notabili e della politica formato mangiatoia questa è una fase di passaggio: convivono gli assegni vitalizi integralmente maturati fino al 2011 e le nuove pensioni dirette maturate in diversa percentuale con il sistema retributivo e l’attuale sistema contributivo. A regime, le pensioni dei deputati siciliani (e le erogazioni di reversibilità) saranno tutte contributive. L’allineamento alla realtà lentamente procede