Giovedì 18 Aprile 2024

Vitalizi dei parlamentari, gara Pd-Grillo per intestarsi i tagli

Entro domani l'ok alla proposta di legge Richetti. Ma molti frenano

L'Aula di Montecitorio (Ansa)

L'Aula di Montecitorio (Ansa)

Roma, 25 luglio 2017 - Arriva oggi in Aula alla Camera la proposta di legge Richetti per tagliare i vitalizi dei parlamentari su cui Pd e Movimento 5 stelle si contendono la paternità ‘virtuale’. Sulla carta i numeri per l’approvazione del testo al massimo entro domani sono molto ampi, con il placet di Pd, M5s, Lega, Fd’I e un fronte aperto in FI, dove alcuni deputati come Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Deborah Bergamini ed Elio Vito spingono per il Sì. Il testo sarà però modificato oggi, durante la riunione del Comitato dei nove, per prendere atto dei rilievi della commissione Bilancio, che ha bocciato l’istituzione della gestione separata dei fondi destinati al trattamento previdenziale dei parlamentari contenuta nell’articolo 5 del ddl.

Inciampi verso il traguardo potrebbero arrivare solo dal voto delle pregiudiziali di costituzionalità, ma in questo momento è più importante l’aspetto propagandistico di un testo su cui, come si diceva, M5s e Pd si contendono la ‘firma’ nell’ottica dei tagli ai costi della politica. Un testo carico di aspettative che vedrà Grillo (e forse persino Davide Casaleggio) in tribuna a seguire i lavori dell’Aula e su cui è partito il cannoneggiamento del Pd. «Assisteremo alla Camera a un grande inedito – provoca il dem Emanuele Fiano –: Grillo sarà in tribuna per sostenere una legge del Pd». «Senza la pressione del M5s, il ddl Richetti non sarebbe mai arrivato all’esame dell’Aula. Si scrive Richetti ma si legge Lombardi – replicano i deputati pentastellati –. Siamo pronti a votarlo anche al Senato, per farlo diventare legge al più presto. Il Pd lo voterà?». Ieri sera, Grillo ha rincarato la dose: «È amorale parlare di vitalizi in un Paese ridotto così». Scherzando poi: «Lo chiederò anche io...».

Gli 'aruspici' di Montecitorio prevedono che alla fine ci saranno pochi voti negativi, ma sotto traccia sono in molti a esprimere perplessità. Intanto perché molti nel Pd ritengono sia inutile inseguire i grillini su questo terreno, poi per una questione di costituzionalità talmente evidente (il ricalcolo col sistema contributivo, anche per le pensioni in essere, vuol dire intaccare diritti acquisiti) da risultare «increscioso» – l’espressione è di Pino Pisicchio (Misto) – non tenerne conto «per ragioni diverse». Nei giorni scorsi, a Montecitorio alcuni parlamentari di antico lignaggio politico facevano i conti sostenendo che per quelli con decenni di anzianità, sarebbe più conveniente il ricalcolo piuttosto che il contributo di solidarietà varato mesi fa dalla Camera, che taglia le pensioni in proporzione alla loro ampiezza (e su cui sono già fioccati i ricorsi).

E c’è poi anche l’aspetto, messo in evidenza dal Pd Maino Marchi, di aprire la porta al ricalcolo di tutte le pensioni di tutti i lavoratori, con grande soddisfazione del presidente Inps, Tito Boeri, ma col rischio di provocare una vera e propria «macelleria sociale», per dirla sempre con Marchi. Un parere appoggiato anche dal vice ministro dell’Economia Enrico Morando (Pd) che ha posto rigidi paletti sul fronte del ricalcolo. Alla Camera, poi, si vive anche uno scontro generazionale tra i quarantenni alla prima legislatura e quelli con più legislature alle spalle, ma niente che lasci supporre fibrillazioni che mettano a rischio la tenuta del ‘fronte del Sì’, sponsorizzato da Renzi, che intende sottrarre ai grillini l’arma di propaganda. L’importante, si fa sapere, è che la legge passi alla Camera. E se poi al Senato i tempi o altro dovessero metterne a rischio l’approvazione definitiva, in molti – moltissimi – se ne faranno una ragione. Senza rimpianti.