Mercoledì 24 Aprile 2024

Bossi: "Sì a Parisi, non capisco Salvini"

Il fondatore della legafa gli esami di federalismo: "Maroni troppo timido. E basta Le Pen"

Una storica immagine di Umberto Bossi con Matteo Salvini

Una storica immagine di Umberto Bossi con Matteo Salvini

Milano, 1 settembre 2016 - BOCCIA la linea sudista di Matteo Salvini, dice che lui a Pontida non avrebbe invitato la «centralista» Marion Le Pen, bacchetta il «federalista timido» Roberto Maroni e apre al dialogo con Silvio Berlusconi e Stefano Parisi. Umberto Bossi, fondatore e presidente della Lega, svaria a tutto campo in vista dell’appuntamento di Pontida.

 

La Lega è reduce da risultati deludenti alle elezioni amministrative di giugno. Si aspetta un rilancio del Carroccio il 18 settembre a Pontida?

«L’idea di poter andare a ramazzare qualche voto al Sud non mi pare sia stata buona e nemmeno che che sia praticabile in futuro. Al Sud quando chiedi il voto ti domandano subito: ‘Cosa mi dai in cambio?’. Io non ho ancora capito cosa voglia ottenere Salvini».

Salvini in vista di Pontida ha incaricato un gruppo di intellettuali e imprenditori coordinato da Andrea Mascetti di studiare un programma per l’autonomia dei territori e per il federalismo...

«Non mi pare che sia un gruppo che possa dire qualcosa in quella direzione».

Ma un ritorno alle origini nordiste e federali della Lega secondo lei è auspicabile o no?

«A breve c’è la Festa nazionale del Piemonte e sentiremo quali sono gli umori della base».

Il progetto dei governatori Maroni e Zaia di fare dei referendum su maggiori autonomie per Lombardia e Veneto, intanto, è uscito dall’agenda politica nazionale.

«Nella mia vita qualche errore l’ho fatto, uno di questi è che avrei dovuto fare il presidente della Regione Lombardia. Forse qualcosa in più nella direzione dell’autonomia l’avremmo ottenuta».

Maroni è un federalista troppo timido?

«Direi di sì. Troppo timido».

In contemporanea con Pontida, Stefano Parisi ha programmato la sua convention per «rigenerare il centrodestra». Parisi può essere un interlocutore per la Lega?

«Sì, ma dipende da quale programma politico proporrà».

Sull’immigrazione le linee di Parisi e Salvini sono diverse.

«Salvini deve capire che l’immigrazione è un fenomeno legato allo scandalo della globalizzazione, che con i prodotti importati dalla Cina ha reso poveri i cittadini europei ma ha creato anche le ondate migratorie dai Paesi africani verso il nostro Continente. Gli africani più che dalle guerre scappano dalla fame. Per risolvere il problema dell’immigrazione bisogna affrontare la questione delle condizioni di vita in Africa».

Salvini ha invitato a Pontida Marion Le Pen per confermare l’asse tra la Lega e il Front National. Lei avrebbe invitato la Le Pen?

«A Pontida io avrei invitato gli esponenti dei movimenti della Scozia, della Catalogna e dei Paesi Baschi».

I movimenti indipendentisti e non nazionalisti?

«Proprio così. Io sono contro il centralismo. Non si può dire di essere federalisti e poi essere amici di movimenti centralisti come il Front National. Sono cattivi tutti i centralisti, naturalmente, anche quelli italiani che hanno cancellato le Province e vogliono togliere autonomia alle Regioni. O si è contro tutti i centralisti o c’è qualcosa che non quadra».

In ottica federalista Silvio Berlusconi e Stefano Parisi sono interlocutori migliori del Front National della Le Pen?

«Sì, se non altro non sono centralisti e vogliono il federalismo fiscale. Non dimentichiamo che il presidente Napolitano ha mandato a casa il governo Berlusconi anche per quel motivo: Napolitano non aveva firmato la legge sul federalismo fiscale. Io questo non lo dimentico».