Giovedì 18 Aprile 2024

Terremoto, Renzi: "Blocco tasse e 50 milioni". E lancia Casa Italia

Il premier sottolinea il dolore e l'orgoglio, mette le basi per la ricostruzione e ricorda gli errori del passato e sottolinea che il suo governo ha "rimesso in moto gli nvestimenti a L'Aquila"

Matteo Renzi in conferenza stampa dopo il Cdm sul terremoto (Ansa)

Matteo Renzi in conferenza stampa dopo il Cdm sul terremoto (Ansa)

Roma, 25 agosto 2016 - Il dolore e l'orgoglio: parte da queste certezze il presidente del consiglio, Matteo Renzi, per cominciare ad affrontare il tema della ricostruzione nei territori colpiti dal sisma la notte tra il 23 e il 24 agosto. Il dolore per le vittime, ma anche l'orgoglio nel vedere la reazione della comunità nazionale, la prova di efficienza data dalle forze dell'ordine e dalla protezione civile, la gara di solidarietà che vede impegnati gli italiani.

"Faccio fatica a trattenere le lacrime quando vedo il video della bambina salvata nel modo che abbiamo vista, per la professionalità del vigile del fuoco, per la bravura del cane della polizia Leo, capace di avvertire il respiro di una bambina. Abbiamo il bilancio degli estratti vivi più alto nella storia dei terremoti, 215 persone salvate con una azione di solidarietà immediata. C'è la forte disperazione per ciò che è accaduto, ma anche il senso di orgoglio con cui l'Italia ha reagito", ha spiegato Renzi in conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri.

Di promesse, avverte, non se ne fanno. Non in questo momento, almeno: "Fare presto è una priorità, sappiamo che passare l'inverno nelle tende in quei territori è una cosa molto dura. Vogliamo fare il più veloce possibile ma non siamo in grado di prevedere i tempi a distanza di 36 ore. Non è un settore per lanciarsi in sfide e promesse. Occorre il passo del maratoneta". E il pensiero corre alle ore immediatamente successive al terremoto dell'Aquila. "Quanti soldi sono stati buttati via in passato e in questo senso il modello Anac può essere applicato nella ricostruzione", ricorda il premier, che può rivendicare al suo governo di aver "rimesso in moto gli investimenti all'Aquila. Oggi ci sono 93 cantieri aperti, nel 2014 si è ripartiti perché prima era tutto bloccato. I soldi ci sono, vanno spesi bene. E' sciacallo il corrotto e il corruttore che rubano i soldi messi per la ricostruzione". 

Soldi ce ne sono, ce ne saranno, anche grazie allo sforzo di chi in queste ore si è fatto sentire, rappresentanti di stati esteri ma anche realtà private. Quello che va cambiato è l'approccio culturale e, a questo scopo, Renzi lancia l'idea di una Casa Italia, tutta da costruire, per mettere in sicurezza il territorio. "Tutto il nostro cuore e la nostra mente va ai nostri connazionali nei territori terremotati" per i quali "il consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza con i primi 50 milioni di euro e il blocco delle tasse che il ministro Padoan di appresta a firmare. Misure iniziali che sono un segno di attenzione", ha premesso.  "Difficile immaginare che quello che è successo potesse essere evitato solo con una diversa politica edilizia. Tuttavia, l'Italia deve avere una visione che non sia solo emergenziale. Lo hanno detto tutti dopo certi eventi. Ora è il momento in cui insieme, l'Italia tutta intera, si deve provare a fare il salto di qualità, con un progetto che non sia limitato alla gestione delle emergenze. Sulla gestione dell'emergenza siamo i più bravi al mondo, ma non basta. Dobbiamo avere una visione per la Casa Italia che sia capace ad affrontare una cultura sulla prevenzione sismica e le altre filiere". 

Per questa ragione, "il compito per il futuro, una volta che le emozioni profonde lasceranno spazio alle reazioni" è dare compimento a un "progetto di Casa Italia che sia serio e non sia un elenco di parole. Una operazione in cui chiamare insieme tutti i principali attori del nostro Paese, dalle associazioni di categoria ai sindacati, dal mondo dell'associazionismo fino per ragionare un progetto che sia il piu' serio e sistematico".  Contemporaneamente e in via prioritaria c'è da dare risposta a quanti chiedono certezze da qui ai prossimi sette mesi: "E' una priorità continuare a lavorare in queste ore, assicurare un posto in cui dormire, gestire nel rispetto del territorio la possibilità delle persone di restare vicini alle loro radici, che è un diritto di queste donne e questi uomini. Accanto a questo primo tema, c'è però il tema della ricostruzione di quei borghi. Non ci sarà la cinquantesima festa dell'Amatriciana, ma vogliamo che quei luoghi abbiano al possibilità di avere un futuro e non essere solo un ricordo".