Renzi: "Politici, stipendi legati alle presenze"

In Aula la proposta grillina per dimezzare l’indennità ai parlamentari, ma il premier gioca d'anticipo

Matteo Renzi a "In 1/2 ora" di Lucia Annunziata (Lapresse)

Matteo Renzi a "In 1/2 ora" di Lucia Annunziata (Lapresse)

Roma, 24  ottobre 2016 - IL PREMIER, Matteo Renzi, sa così bene che il tema della riduzione dei costi della politica è molto sentito dai cittadini che he fatto uno degli atout della campagna nazionale ‘Basta un Sì’ al suono di slogan come «A casa 315 politici (i senatori, ndr) subito». Ecco perché ieri, a ‘In mezz’ora’ (Rai 3), non ha voluto svicolare sulla proposta grillina che, a partire da oggi, verrà discussa nell’Aula della Camera – con Beppe Grillo presente in tribuna, «una giornata storica» la definiscono nel Movimento, pronti a proteste plateali – e che punta a dimezzare l’indennità dei parlamentari. «Siamo favorevoli, come governo, alla riduzione degli stipendi dei parlamentari, ma dipende come la si fa», dice Renzi. Ma aggiunge che «M5S butta la palla in calcio d’angolo perché è in difficoltà». 

IL PREMIER abbozza una controproposta che oggi potrebbe essere avanzata dal gruppo parlamentare del Pd alla Camera sempre che il suo capogruppo, Ettore Rosato, non si limiti a chiedere il rinvio della discussione sulla proposta di legge a prima firma Lombardi dall’Aula alla commissione per «approfondirne meglio gli aspetti». L’idea di Renzi consiste nel «legare l’indennità parlamentare alle presenze». E qui arriva l’altra stoccata ai grillini: «Luigi Di Maio, ad esempio, ha il 37% delle presenze in aula, ma Di Maio e Di Battista prendono il doppio di quello che prendo io come presidente del Consiglio. Quindi, se Di Maio fa il 37% di presenze, perché si deve prendere l’indennità intera? I 5 Stelle giocano a fare i puri, ma sono uguali a tutti gli altri», conclude. 

LA REPLICA di Di Maio non si fa attendere ed è un guanto di sfida: «Mi aspetto che il premier venga a vedere i suoi parlamentari che votano una proposta che fa risparmiare quasi il doppio della cifra che fa risparmiare la sua riforma». Il deputato pentastellato Carlo Sibilia fa, invece, i conti in tasca allo stesso Renzi: «Lui guadagna 114.796,68 euro lordi l’anno, circa il doppio di un parlamentare M5S». I numeri di Sibilia sono questi: «Un parlamentare guadagna 125.220 euro lordi all’anno solo d’indennità, esclusi i rimborsi. Oggi solo quelli del M5S ne guadagnano 62.612 euro, la metà, perché l’altra metà va a finire in un fondo statale per le imprese». 

In realtà, anche sulla proposta Lombardi va fatta chiarezza: la misura chiede di fissare un tetto per l’indennità dei parlamentari pari a 5mila euro lordi al mese per dodici mensilità (oggi sono circa 10mila euro lordi, pari a 5.100 euro netti), il che vuol dire 3.500 euro circa netti, ma con adeguamenti Istat annuali. In più ci sarebbe un rimborso delle spese di soggiorno e viaggio (tranne per i residenti a Roma, ora compresi) di 3.500 euro mensili, che andrebbe a sostituire l’attuale ‘diaria’ (oggi è di 4mila euro, decuratata di 206 euro al giorno se il deputato non vota in Aula). Verrebbe poi confermato l’attuale regime del «rimborso per l’esercizio del mandato» (oggi vale 4mila euro mensili, in parte da documentare e in parte forfettari), solo ridotto a 3.600 euro mensili. In sostanza, la proposta M5S dimezza solo lo stipendio del deputato, ovvero l’indennità, ma lascia semi-inalterate le altre due, consistenti, voci.