Giovedì 25 Aprile 2024

Gruppi parlamentari, in dote fino a 400mila euro l'anno

La Camera stanzia 50mila euro per ogni membro che si aggiunge. La base di partenza: a Montecitorio 32 milioni, 21 a Palazzo Madama

La prova del Parlamento. Fiducia difficile

La prova del Parlamento. Fiducia difficile

Roma, 19 gennaio 2017 - Non è solo questione di soldi, ma anche di visibilità e di peso politico. Se però la più grande ricchezza – come sosteneva Epicuro – è badare a sé stessi, quelli che formano un gruppo non si possono lamentare. Perché solo per il fatto di esistere hanno diritto ad un contributo annuale di 250mila euro al Senato: alla Camera è un po’ meno del doppio (400mila). Tanto serve, secondo i calcoli dei rispettivi bilanci parlamentari per garantire personale legislativo, di aula e di commissione. Ragion per cui salta agli occhi come in alcuni casi i cambi di casacca sono giustifica da crisi di coscienza per nobili ideali, ma spesso si tratta di scelte dettate per vili motivi di denaro, per avere cioè più risorse.   Da notare che Montecitorio e Palazzo Madama stanziano rispettivamente 32 e 21.3 milioni di euro l’anno per i gruppi parlamentari: l’equivalente di 50mila euro per ciascuno dei 630 deputati e di 59.200 per ogni senatore (sono 315). Siccome i gruppi ricevono contributi per il proprio funzionamento conteggiati, fra le altre cose, in base alla composizione è chiaro che più è grande il gruppo, più soldi riceverà. Questa correlazione spiega – in una legislatura caratterizzata dal transfughismo – le variazioni da un anno ad un altro: tra Montecitorio e Palazzo Madama il Pd riceve 1,3 milioni di euro in più l’anno grazie ai parlamentari entrati in corso di legislatura. Per gli stessi motivi, la diaspora degli eletti con il Popolo delle libertà ha portato nei bilanci dei gruppi di Forza Italia 5 milioni di euro in meno l’anno, secondo i calcoli di Openpolis. La musica non cambia per le assemblee consiliari, anzi il discorso è aggravato dal fenomeno dei gruppi formati dai singoli; un ossimoro, un controsenso, giustificato dai benefit di cui godono i monogruppi.   Non si vive di solo pane. Costituirsi in gruppo offre anche vantaggi politici. Che a volte comportano aggravi di bilancio: ogni gruppo – per dire – alla Camera ha diritto ad avere un esponente nell’ufficio di presidenza, con i vantaggi connessi all’incarico che – tra uffici e personale – hanno un costo di 100mila euro l’anno. Sia come sia: ogni gruppo deve essere rappresentato in conferenza dei capigruppo, e contribuisce a fare l’agenda parlamentare. Quando ci sono dibattiti in aula, l’esponente di un gruppo può parlare per dieci minuti (altrimenti si deve limitare adun minuto). Può partecipare al question time, cioè fare interrogazioni ai ministri per avere risposte immediate. Insomma: si acquista una soggettività politica che restando nel gruppo Misto rischia di essere annacquata.