Martedì 23 Aprile 2024

Roma, Becchi: i 5 stelle come gli altri, conta solo il potere

L'ex ideologo è deluso: "La favola della trasparenza è finita. L'M5S è peggio dei partiti tradizionali"

Paolo Becchi, ex ideologo del M5S (Ansa)

Paolo Becchi, ex ideologo del M5S (Ansa)

Roma, 3 settembre 2016 - UN «PARTITO come tutti», «anzi peggio», «lacerato da lotte interne», che «si sciacqua la bocca con la trasparenza», ma non la applica. Un partito che cresce nei consensi ma che «esploderà» come accade alle bolle speculative. Paolo Becchi, docente di Filosofia del diritto all’Università di Genova ed ex ideologo del M5S, è convinto – anche dopo il caso Campidoglio – che ai grillini accadrà proprio questo.

Professore, costa sta succedendo?

«Se non ci fosse stato il terremoto che c’è stato, con la sua scia di dolore e morte, potremmo parlare di terremoto. C’è stata una trasformazione, il Movimento è diventato un partito come gli altri. Per certi versi peggio degli altri. Non è più quello del 2013, non gli interessano più i cittadini ma il potere».

Perché?

«Ma perché non vuole nemmeno rendere pubblico quello che avviene. Vedrà, anche sul Campidoglio silenzio assoluto. Inutile sciacquarsi la bocca con la trasparenza quando l’assessore al Bilancio si dimette e si sostiene che la cosa è irrilevante, che non c’è nessuna crisi di giunta. Se Di Maio è presidente del Consiglio e il suo ministro del Bilancio dà le dimissioni ciò è irrilevante? I cinque stelle sono i meno trasparenti di tutti».

Eppure i sondaggi vanno bene, il M5S aspira ad essere il primo partito italiano…

«Aspira a diventare una forza di governo, ma non dimostra di avere le competenze, non vedo da nessuna parte questa vantata diversità. A Roma, a parte la Raggi e il vice sindaco, hanno fatto un governo di tecnici. Più errori fa e più aumenta i consensi, è come accade con le bolle speculative. Ma quando scoppiano… E siamo vicini…»

C’è chi dice che bisogna dare tempo alla Raggi: ce la può fare?

«Lo scopriremo solo vivendo. I primi passi sono stati una delusione totale. È partita con il piede sbagliato. Si sapeva che la situazione a Roma era difficile, sapevano sei mesi prima che avrebbero vinto… La Raggi non ha la capacità politica di governare Roma, non ha la capacità decisionale, per di più è sotto contratto: le possono chiedere di dimettersi. La Appendino, invece, è libera».

Ma se viene fatta fuori la Raggi…

«Sarebbe una grande sconfitta per il Movimento e quindi cercheranno di non mollarla. La prima giunta Raggi è già finita, è fallita dal punto di vista dei contenuti, perché l’assessore al Bilancio era la giunta. Non a caso l’effetto domino a catena è avvenuto dopo le sue dimissioni».

Qual è, in questa fase, il ruolo di Grillo?

«Bah, vedremo se il Vinavil, come lo chiamo io, potrà rimettere insieme tutti i cocci. Si comincia a sentire la morte di Casaleggio, il Movimento è diventato un partito acefalo, non ha più la testa ma la pancia. È lacerato da contraddizioni interne e personalismi. È stata la più grande delusione che ci potesse essere in così poco tempo».