Mercoledì 24 Aprile 2024

Renzi apre a Pisapia. Lui: "Sì ma voglio le primarie"

Ipotesi listone dopo il flop dell'accordo sulla legge elettorale. Il leader dem telefona a Calenda

Giuliano Pisapia (Ansa)

Giuliano Pisapia (Ansa)

Roma, 10 giugno 2017  - Una legge elettorale ‘alla tedesca’ avrebbe prodotto lo splendido isolamento delle forze politiche maggiori e la necessità di aggregazione dei piccoli partiti, pena la loro sparizione. La legge è morta, si voterà con il Consultellum (3% per le liste singole alla Camera, 8% al Senato, dove però le coalizioni sono previste, mentre alla Camera sono vietate) ed ecco che, magicamente, si torna a parlare di coalizioni e, in subordine, di ‘listoni’ per conquistare il premio di maggioranza. Specialmente nel campo del centrosinistra.  Renzi apre a Giuliano Pisapia e al suo Campo Progressista, ma questi prima risponde picche («Non si può fare un’apertura dopo mesi in cui abbiamo cercato un’alleanza di centrosinistra in discontinuità e soprattutto dopo una sconfitta come quella di giovedì che presupponeva coalizioni diverse»), poi ci ripensa e propone «primarie di coalizione per l’intero centrosinistra», democratici compresi, purché operino «discontinuità». «Poi vediamo chi le vince», aggiunge battagliero Pisapia, pur sapendo che Mdp recalcitrerà solo all’idea e il Pd pure. Puntuta replica da parte del dem Bonifazi: «Facciamole, ma poi chi perde che fa, caro Pisapia: resta o scappa?». 

IN REALTÀ, la questione è complessa. Infatti, Enrico Rossi (Mdp) parla di «primarie inutili» dopo che Mdp (e SI) le hanno invocate per mesi mentre Pisapia nicchiava. La finzione è questa: Pisapia vorrebbe fare le primarie se Renzi gareggiasse perché, oltre a sperare di vincerle, diventerebbe il numero 2 di ogni ipotesi di governo futuro. Invece, se resta in piedi la mini-coalizione di sinistra-sinistra (Pisapia+Mdp+SI+altri), Pisapia le primarie non vuole farle perché ne scalfirebbero il peso, pur vinte contro altri outsider (Speranza), quando invece lui si vive come l’unico ‘federatore’ di tutti.

«Ma – lo mettono in guardia i renzianidevi scegliere: o fai la Sinistra Arcobaleno con D’Alema e Fratoianni, o dai vita a una sinistra di governo e ti puoi alleare solo col Pd». Al Nazareno sanno anche che l’8% al Senato (il 20% per le coalizioni) è un’asticella insuperabile per la sinistra; il 3% alla Camera è facilmente aggirabile, ergo tanto vale che ‘mille fiori fioriscano’. La logica è divide et impera, così da staccare Pisapia da Mdp-SI e farne forze residuali, a rischio sbarramento, comunque innocue. Renzi, poi, oltre a guardare a sinistra verso Pisapia, guarda anche verso il centro. 

IERI, dopo mesi di gelo, ha telefonato al ministro Carlo Calenda: il colloquio è stato «schietto», i due se ne sono dette e rimproverate, ma il disegno di Renzi resta quello di costruire un ‘grande Pd’ che tenga dentro pure i moderati alla Calenda, i suoi amici di Confindustria, ministri come Galletti (Udc) e Costa (Ap). Perché una cosa è certa: come Renzi vuole fare ‘terra bruciata’ a sinistra, così vuol prosciugare l’acqua in cui nuota Angelino Alfano. I due se la sono giurata e si faranno la guerra.