Giovedì 18 Aprile 2024

Legge elettorale, Renzi attacca Alfano: "Ministro di tutto e non arriva al 5%"

Il segretario Pd: "Dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5%". Intanto sulla manovra, il Governo incassa la fiducia alla Camera. Mdp non vota: traballa la maggioranza in Senato

Matteo Renzi e Angelino Alfano (Imagoeconomia)

Matteo Renzi e Angelino Alfano (Imagoeconomia)

Roma, 31 maggio 2017 - I partiti accelerano sulla legge elettorale e traballa la stabilità del governo Gentiloni. Lunedì 5 giugno approderà in Aula alla Camera il nuovo modello tedesco, frutto dell'intesa tra Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle. Accelerazione che crea tensioni con le forze politiche minori, a partire da Mdp a Sinistra italiana passando per Ap. Con gli alfaniani che sono ormai ai ferri corti con il Pd, e la diatriba sulla soglia di sbarramento al 5% che diventa terreno infuocato tra il ministro degli Esteri e il segretario Pd Matteo Renzi. "Fin qui i governi li ha fatti cadere solo il Pd", attacca Alfano. Dura la replica di Renzi: "Se dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5%, è evidente che non possiamo bloccare tutto", risponde. Legge elettorale, data del voto anticipato e vita del governo ormai sono tre variabili strettamente collegate. E sulla permanenza dell'esecutivo pesa anche l'assenza di Mdp al voto di fiducia sulla manovra, per la questione voucher. Alla Camera il Governo oggi ha incassato comunque la fiducia, ma la mossa dei Bersaniani potrà avere conseguenze se Mdp assumerà la stessa decisione al Senato.

SCONTRO RENZI- ALFANO - E sulla legge elettorale è scontro aperto Renzi-Alfano. Lo scambio di accuse tra i leader di Pd e Ap si infuoca in serata, con Matteo Renzi che liquida senza mezzi termini la diatriba sulla soglia di sbarramento al 5%: "Con il tedesco entrano in 4, massimo 5 forze parlamentari, è un meccanismo che riduce il numero dei partiti ed elimina il potere di ricatto e veto dei piccoli, è un fatto positivo, capisco che tanti piccoli non sono contenti, è umano ma prima viene l'interesse dell'Italia". Non si fa attendere la replica al vetriolo di Alfano: "Assistiamo divertiti a queste dichiarazioni sul potere di ricatto e di veto dei 'piccoli partiti'. Incredibile. Fin qui i governi li ha fatti cadere solo il Pd, peccato fossero i propri". Il titolare della Farnesina, attacca: "Enrico Letta, Renzi e adesso vedremo se indurrà anche Gentiloni alle dimissioni oppure lo sfiducerà. In tutti e tre i casi, il segretario del Partito Democratico è sempre lo stesso". Poi l'affondo del segretario dem. Che a Porta a Porta, sbotta contro il leader di Ap: "Se dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5%, è evidente che non possiamo bloccare tutto". Ancora: "Io impaziente? - aggiunge Renzi - io potevo restare a Palazzo Chigi e invece me ne sono andato...ho l'impressione che sono loro che hanno paura ma non è accettabile il veto dei piccoli". Di nuovo, la replica di Alfano: "Renzi insulta, ma sfugge alla domanda cruciale: fa cadere anche il governo Gentiloni oppure no?"

MANOVRA ALLA CAMERA, GOVERNO INCASSA FIDUCIA - Intanto il governo incassa la fiducia alla Camera sulla manovrina di correzione dei conti pubblici, ma in Senato la maggioranza rischia di traballare. A Montecitorio sono stati 315 sì, 142 no e 5 astenuti, con Mdp e Sc-Ala che hanno deciso di non partecipare al voto e l'astensione di Udc. No secco invece da M5s, Forza Italia, Lega, Fdi, Si, Cor e minoranze linguistiche. A spaccare la maggioranza è stata l'introduzione in manovrina, durante i lavori della commissione Bilancio, dell'emendamento sui voucher che ha reintrodotto uno strumento "uscito dalla porta e rientrato dalla finestra", ha attaccato il capogruppo dei bersaninai Francesco La Forgia. In aula ha inoltre aggiunto di sperare in un correzione al Senato. "Spero - ha spiegato - che non avvenga per ricucire il rapporto con noi ma per riannodare il filo che avete spezzato con il Paese".

image