Mercoledì 17 Aprile 2024

Referendum, Renzi: risultato aperto. Salvini: voto estero comprato

Ultimi fuochi di una campagna elettorale dai toni molto accesi. Il Financial Times al premier: "Resti anche se vince il no". Ma Delrio: "Con il no Renzi sale al Quirinale a consegnare la sua disponibilità". Grillo a Torino: "Il Paese è spaccato in due"

Matteo Renzi, ultimi fuochi della campagna per il sì al referendum (Olycom)

Matteo Renzi, ultimi fuochi della campagna per il sì al referendum (Olycom)

Roma, 2 dicembre 2016 - Meno due giorni al referendum: ultimi fuochi di una campagna elettorale dai toni molto accesi, con accuse e controaccuse - basti ricordare 'accozzaglia' e 'scrofa' - e prese di posizione anche extra-Italia. E mentre le due posizioni sembrano testa a testa, Renzi si spende come non mai per il sì, definendo però 'fantapolitica' l'ipotesi di elezioni anticipate e ribadendo che il "risultato è aperto", il Financial Times supporta il premier esortandolo a restare anche se dovesse vincere il No. Ma il ministro dei Trasporti Graziano Delrio anticipa: "Se perdiamo perdiamo, prendiamo atto che non siamo riusciti a convincere gli italiani". In quel caso "credo che Renzi appunto come ha già detto più volte andrà dal Capo dello Stato a consegnare la sua disponibilità", ha detto ospite di 'Cartabianca' su Raitre. Poi una nota del ministero chiarisce: "Con quest'ultima frase il ministro ha inteso 'la disponibilità a valutare il percorso'". Sul fronte M5S, Renzi rifiuta un confronto con Di Maio: "Sono pronto a fare un confronto con chiunque dei Cinque stelle abbia un po' di potere - è la staffilata - con il Capo del Movimento o con il proprietario del Movimento, con Grillo o con Casaleggio" - e si prende l'accusa dall'esponente a 5 stelle: "Scappa, questo Paese deve andare al voto, al di là del referendum".  Dal canto suo Salvini attacca: "Renzi ha comprato i sì in giro per il mondo".

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RENZI A FIRENZE - In piazza della Signoria la chiusura della campagna referendaria di Matteo Renzi. Il sì alle riforme costituzionali ha visto Renzi viaggiare da nord a sud per convincere quanti più elettori. Il clou, la conclusione, l'ha voluta di fronte a Palazzo Vecchio, nella sua città, quella che lo ha visto diventare sindaco. Il palco è da rockstar e la scelta della location non è stata esente da polemiche con le altre forze politiche, visto che normalmente piazza della Signoria non viene concessa. In piazza tanta gente con striscioni e bandiere per il discorso del premier.  "Questa rimonta spettacolare la portiamo a casa - dice Renzi - Fatemi dire grazie a tutte le famiglie che sono in piazza e che stanno prendendo un freddo non banale per dire che questa riforma non è per un partito politico". Renzi parla della riforma: "La riforma della Costituzione è diventata una possibilità, diamo agli italiani il diritto di scegliere, noi stiamo dando il potere nelle mani degli italiani, la possibilità di scrivere una pagina di futuro e non stare soltanto a lamentarsi. Per anni siamo cresciuti con quelli che si sono lamentati soltanto. Risolvevi una questione e dicevano 'Però il problema è un altro'. Il problema sono stati loro che per decenni hanno avuto l'occasione di cambiare e non hanno cambiato". 

RENZI E LA FANTAPOLITICA - "Tutti questi retroscena fantapolitici non li prendo nemmeno in considerazione - dice Renzi -. Quando si va alle elezioni non dipende da me, ma dal presidente della Repubblica e dal Parlamento. Tutti questi retroscena fantapolitici non sono da prendere in considerazione". Il premier rispondeva a una domanda sulla possibilità che con la vittoria del Sì al referendum possa decidere di 'incassare' politicamente il risultato andando subito alle elezioni politiche. E come appello finale: "Ci giochiamo nelle prossime 48 ore il futuro dei prossimi 20 anni. I governi passano, i presidenti del Consiglio passano, i ministri passano, ma la possibilità che abbiamo votando Sì è togliere gli ostacoli al Paese - ha detto oggi al Teatro Politeama di Palermo - Il bivio di domenica non riguarda il governo, me e i ministri, ma la possibilità che i nostri figli nei prossimi 20 anni non restino a lamentarsi".

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GRILLO A TORINO - "Sia che sì vinca o sì perda è la stessa cosa. Il Paese è spaccato. Siamo nella stasi mentale, siamo in questo limbo", dice Beppe Grillo a Torino, alla chiusura della campagna referendaria. "Siamo in una situazione neurogastrologica", ha aggiunto Grillo. E ancora: "La Costituzione è un piccolo impedimento per major e multinazionali". 

LA LEGA ACCUSA - Dal canto suo Matteo Salvini attacca sui voti all'estero: "Penso che nei consolati e nelle ambasciate ne siano successe di cotte e di crude ma conto sul fatto che il voto degli italiani, di milanesi torinesi o napoletani, superi gli eventuali Sì inventati e comprati da Renzi in giro per il mondo. Non sono preoccupato per niente". E Roberto Calderoli rincara: "Sul voto dei cittadini italiani all' estero mi sembra di assistere alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, in questo caso direi soprattutto dei pesci e anch'io inizio a sentire puzza, e come sempre il pesce inizia a puzzare dalla testa". Poi l'affondo: "Non vorrei che questi primi numeri che vengono forniti, ovvero circa 1,6 milioni di schede in viaggio dall' estero, siano solo la prima moltiplicazione e che da qui a domenica questo dato venga gonfiato ad hoc. Questi numeri devono essere certi".

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IL FINANCIAL TIMES - "Roma ha bisogno di riforme, ma la stabilità è la prima cosa", titola in un editoriale non firmato il Financial Times, che chiede al presidente del Consiglio di "restare qualunque sia il risultato del referendum". Il quotidiano londinese spiega che Renzi "ha esagerato in ottimismo" scegliendo di "trasformare il referendum costituzionale in un test sulla sua popolarità personale". Con il risultato che "sussiste una forte possibilità che gli elettori respingano le proposte di riforma". Il rischio per FT è che "il No rafforzi il M5S e la Lega, due partiti populisti" e che il sistema bancario italiano soffra dell'instabilità dei mercati e dell'incertezza politica. Ma "il rischio più grande sarebbe quello costituito dai danni nel lungo termine". Renzi, seppur un "riformatore imperfetto", ha in effetti "tentato di esplorare nuove strade, dando al mondo un segnale della disponibilità dell'Italia al cambiamento". Quindi se il No dovesse portare alle sue dimissioni "altri politici trarrebbero la conclusione che la sua è una linea suicida e pochi tenterebbeo in futuro di percorrere la stessa strada". L'Italia si dovrebbe accontentare di governi "tecnici e poco ambiziosi, gli investimenti ne soffrirebbe e continuerebbe il declino a carburazione lenta". Questi sono "i motivi per cui Renzi dovrebbe restare al suo posto" magari mettendo poi mano alla legge elettorale. "Pagherebbe un prezzo, ma non sarebbe nemmeno il primo politico a subire un'imbarazzante perdita di prestigio. L'alternativa potrebbe essere quella sorta di vuoto politico che affligge il Regno Unito dal referendum sulla Brexit".