Giovedì 25 Aprile 2024

Referendum, Renzi e Zagrebelsky: scintille in tv

"Rischio oligarchia", "Mi offende": la sfida tra il premier e il prof

Matteo Renzi, Enrico Mentana, Gustavo Zagrebelsky (LaPresse)

Matteo Renzi, Enrico Mentana, Gustavo Zagrebelsky (LaPresse)

Roma, 1 ottobre 2016 - Il boy scout e il professore. Va in scena una delle puntate più appassionanti della serie 'Il Referendum'. Protagonisti il presidente del Consiglio più pop che mai abbia avuto l’Italia repubblicana (Matteo Renzi) e l’austero professore Gustavo Zagrebelsky. Il primo ha 41 anni. Il secondo 73. Il primo è un politico. Il secondo un giurista non avulso dall’impegno civico. Toni diversi, rispetto profondo, battute e anche forti.

Premessa necessaria: per tutto il giorno, in attesa del faccia a faccia da Enrico Mentana sulle frequenze di La7, il verbo più declinato è: "Spiegare". Specie da "quelli del ". Dal ministro Graziano Delrio al numero due della Camera Roberto Giachetti a moltissimi altri è un tambureggiar continuo: il referendum non contempla una gara interna al Pd, un congresso permanente, ma un’importante capitolo del romanzo di una nazione alle prese con mille problemi. L’intento è chiaro: sopire le polemiche interne al maggior partito (il Pd, ovviamente) e cercare di far dimenticare la personalizzazione del quesito referendario. Insomma, non è un voto politico puro, pro o contro Renzi. Strategia comunicativa centrale nelle fila dei fedelissimi del premier.

Anche perché, assicurano i soliti bene informati, i prossimi quindici giorni potrebbero essere decisivi per le sorti dei democratici.  Il premier avrebbe intenzione di lanciare un segnale concreto alla minoranza, a un passo da votare No e ad annunciarlo ufficialmente. La mossa sarebbe di convocare una la direzione per cercare di ricompattare il partito o, quantomeno, siglare una tregua.

Ma questo è solo il contesto. La trama della puntata va in onda in serata. Renzi e Zagrebelsky si affrontano. Suspence. Il professore sfoggia una cravatta regimental molto elegante, ma sobria e un premier... vestito da premier (vestito bleu, cravatta nera, istituzionale). Zagrebelsky si dice contento (il tono è pacatamente polemico) di aver potuto incontrare il premier, malgrado sia "un gufo e un parruccone". Al contrario, Renzi non sia stanca mai di ripetere "professore, io ho studiato sui suoi testi, io la stimo tantissimo", ma non rinuncia all’attacco duro con un’espressione offesa: "Ma lei pensa davvero che questa riforma abbia derive autoritarie?". Anche in questo caso, un mantra della serata da Mentana. Una domanda continua. Il fautore del No senza mai perdere la pazienza (ma la tensione si sente eccome) sostiene che le preoccupazioni non riguardano Renzi in persona, «ma il futuro dell’Italia». In sostanza: e se arriva al potere un politico poco amante della democrazia quanto rischiamo con questa riforma? Una riforma che, combinata con l’Italicum, porta a un pericolo oggettivo: la creazione di un’oligarchia.

E proprio su questo punto, il professore lancia la sua bomba metaforica. Immagine terribile: le Costituzioni di Bokassa (il dittatore cannibale della repubblica centraficana) e degli Stati Uniti non sono poi così differenti. La sala quasi vacilla. Qualche spettatore sobbalza, la poltrona trema. Poi, il professore chiarisce che è un esempio volutamente estremo. Perché quel che importa è "il contesto". Insomma, tra la repubblica centraficana e gli Stati Uniti le differenze ci sono perché la... resa è completamente diversa.. Ma, al di là delle differenze tecniche (tra cui il tema delle minoranze: "Gli sconfitti per cinque anni non conteranno nulla"», scandisce Zagrebelsky), il fossato resta. Si allarga. E le parole sono pietre. Il ping pong non prevede pause. Le voci si sovrappongono. Gli orizzonti sono lontani. Chi (Renzi) strabuzza gli occhi per un Italia che ha avuto 63 governi in 70 anni, pur nella disponibilità a cambiare, come nel caso dei capilista nell’Italicum. Chi (Zagrebelsky) scuote la testa. Come a dire: benedetto ragazzo...