Mercoledì 24 Aprile 2024

Politici sul web, licenza di ridere. Boom di bufale e fotomontaggi

Per mesi i fronti opposti si sono sfidati con prese in giro contagiose

Referendum, bufale sul web (combo)

Referendum, bufale sul web (combo)

Bologna, 4 dicembre 2016 - INTENDESI per meme un fenomeno di Internet che si propaga attraverso la Rete, spesso per imitazione, diventando improvvisamente celebre, grazie ai suoi contenuti umoristici, goliardici e che viene poi ripetuto giocosamente. Perfetto. Il referendum è esploso, d’incanto, in una pioggia delirante di meme che hanno infestato le bacheche di tutti, i telefonini, i social, perfino i muri. Noi italiani siamo fatti così, quando non ci capiamo niente o abbiamo dei dubbi, facciamo una cosa molto difensiva, molto nostra: la buttiamo in ridere. Ecco perché, sovrapponendosi al fenomeno dilagante dei videini stile Paperissima (spesso anche, sigh, basati su volgarità devastanti ai confini del porno) con cui infestiamo ogni tre minuti i telefoni e i profili Facebook dei nostri amici, è nata una monumentale epopea cabarettistica sullo sfondo del referendum. Battute, battutari, battutone, lazzi, frizzi, fake (parola di moda che forse sfugge ancora alla casalinga che fa la spesa e al pensionato in coda all’Inps), bufale, motteggi, prese in giro (o anche per… quella fin troppo bistrattata parte posteriore del corpo umano), boiate, lampi esilaranti, cadute di stile, orrori e obbrobri. La fantasia italica ha dilagato rompendo gli argini come la più tremenda delle alluvioni. E giù con fotomontaggi agghiaccianti dei leader politici trasformati in poppanti o in guerreri di Star Wars con attribuzione di frasi dai duplici o triplici sensi.

ABBIAMO vissuto mesi di delirio allo stato puro, ridendo come dei deficienti di una cosa che sta per determinare una svolta del nostro paese. Noi niente. Giù a ridere e a inventare, come fantasisti spietati. È venuto fuori un polverone siderale di risate e di gente che agli angoli delle strade si faceva mostrare lo schermo di un cellulare sghignazzando e dicendo: «Questa non è male». Già, oggi c’è il referendum, e anche questa non è male. Sì perché sembra quasi una notizia da ridere, come le altre. Invece è vero. Si è letto di tutto in queste settimane. Si son visti i Masai che votavano Sì, i bambini demoniaci di Sims 4 che votavano No, la famiglia Adams che era incerta, Topolino che era per il Sì, Diabolik per il No, addirittura per ‘Nemicamatissima’ hanno detto che la Parisi era Sì e la Cuccarini No.

TUTTO QUESTO mentre i giornali, per l’altrettanto esilarante concetto della par condicio, non potevano mostrare nulla e nominare nessuno. Poi andavi su Facebook e trovavi tutto e il contrario di tutto. Dalle offese ai salamelecchi, dalle volgarità più spinte alle battute più acide, una specie di enorme bidone del pattume ribaltato sui dubbi della gente. La quale gente già non ci aveva capito molto prima, figuriamoci dopo questo bombardamento. E oggi ci troviamo così. A dover tirare un tiro libero decisivo o un rigore, con dietro, davanti, sopra e sotto una marea di gente che ci sventola in faccia fazzoletti, ci agita mani, pezzi di carta, ci acceca con i laser, ci urla nelle orecchie, ci spruzza acqua, ci spara del fumo. Vai a trovare, in questo casino, la fessura giusta di un’urna per far gol o canestro. Difficilissimo. Proviamoci. Ma se poi sbagliamo e tiriamo fuori, non prendetevela con noi eh!