Martedì 16 Aprile 2024

Referendum su articolo 18, la Consulta: inammissibile

Non si farà la consultazione proposta dalla Cgil per eliminare le modifiche allo Statuto dei lavoratori introdotte dal Jobs Act. Sì invece al quesito su voucher e appalti

Uno striscione a difesa dell'articolo 18 (Ansa)

Uno striscione a difesa dell'articolo 18 (Ansa)

Roma, 11 gennaio 2017 - Non ci sarà alcun referendum sull'articolo 18. La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito proposto dalla Cgil che mirava ad abrogare le modifiche del Jobs act allo Statuto dei lavoratori. Non saranno reintrodotti dunque i limiti ai licenziamenti senza giusta causa esistenti prima della riforma sul lavoro varata dal governo Renzi. La Consulta ammette invece gli altri due quesiti referendari proposti da sindacato, quello sui voucher e quello sulla responsabilità in solido appaltante-appaltatore.

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ART. 18, QUESITO BOCCIATO - Con il quesito del referendum sull'articolo 18, bocciato oggi dalla Corte, la Cgil chiedeva una "nuova tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le aziende al disopra dei cinque dipendenti". Oggetto della proposta di consultazione era in particolare il decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 recante "disposizioni urgenti in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti in attuazione della legge del 10 dicembre 2014, n. 183", nella sua interezza, e dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

In base al Jobs act, un licenziamento illegittimo prevede il pagamento di un'indennità che cresce con l'anzianità di servizio, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità. La Cgil chiedeva che venisse reintrodotto il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo, estendendolo anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, fino a 5 dipendenti. E' "un principio fondamentale di giustizia nel lavoro", sottolineava il sindacato. 

 VOUCHER, QUESITO AMMESSO - La Consulta ha ammesso il quesito sulle disposizioni sul lavoro accessorio (voucher), contenute nel Jobs act. Sarà oggetto del referendum, in particolare, l'abrogazione degli art. 48, 49 e 50 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 recante "disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell'art. 1 comma 7 della legge 10 dicembre 2014, n. 183".

La Cgil chiede di cancellare i voucher perché "non combattono il lavoro nero". Anzi il loro abuso "determina una sommersione anziché un'emersione del lavoro irregolare". Secondo il sindacato, con questi contratti spesso "il lavoratore accetta impieghi barattati al ribasso e vede azzerati i propri diritti". 

APPALTI, QUESITO AMMESSO - Il quesito sugli appalti, ammesso dalla Corte, richiede l'abrogazione di parte dell'art. 29 della Legge Biagi. In particolare, si tratta del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, recante "attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30 comma 2". In questa parte del referendum si chiede che ci sia un'uguale responsabilità, in tutto e per tutto (responsabilità solidale), tra appaltatore e appaltante nei confronti di tutto ciò che succede nei rapporti di lavoro. La Cgil intende difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione: "Ripristiniamo la responsabilità in solido, garantiamo la stessa dignità a tutti i soggetti che contribuiscono alla crescita aziendale".