Caos Roma, consiglieri pronti a mollare la Raggi

Di Maio la blinda: nuove nomine. Tutti contro tutti, i veleni attorno ai fedelissimi Marra e Romeo

Il sindaco di Roma Virginia Raggi

Il sindaco di Roma Virginia Raggi

Roma, 2 settembre 2016 - Prima il panico, poi i veleni. Ma sono stati soprattutto i secondi, dopo l’impatto notturno del primo, a tenere banco nel giorno della prima grande crisi stellata nel governo di Roma Capitale. Si raccontava, ieri nelle vicinanze di Palazzo Senatorio, che tra Marcello Minenna e il vicecapo di gabinetto Raffaele Marra gli scontri fossero ormai all’ordine del giorno. Fonti interne al Movimento, invece, sostenevano che «sarebbe stato proprio Marra a istituire la pratica per la richiesta di parere all’Anac» sul contratto del capo di gabinetto Carla Romana Raineri. Il sospetto, dicono, è che sia «stata scritta in modo da far saltare la magistrata». Sullo sfondo, un’altra ricostruzione: «Di fatto a Raineri non è stata fatta toccare palla. Ai posti di comando c’è sempre stata la coppia Romeo-Marra, i fedelissimi della Raggi».

Ecco, dunque, il clima nel Comune di Roma a nemmeno 100 giorni dalle elezioni. Il direttorio romano tace. La prossima settimana, promettono, ci sarà la nomina del nuovo assessore al Bilancio e si volterà pagina. Però il problema non è solo pratico. È molto più ampio e riguarda la guerra tra fazioni che è scoppiata in Campidoglio e che coinvolge le partecipate e qualunque diramazione amministrativa tanto difficile da sedare perché ormai sfuggita a ogni controllo. Al punto, per dire, che alcuni consiglieri grillini sarebbero pronti a chiedere formalmente al sindaco di revocare nomine mai digerite, tra queste proprio quella del vice capo di gabinetto Marra. Persone pratiche, i grillini capitolini, consci del fatto che su Roma il Movimento si gioca la sua scalata verso Palazzo Chigi, ma per nulla disposti a «rinnegare i principi, l’anima, per giochi di potere che non ci appartengono». «Se Raggi farà altri errori – sibilano, ma con convinzione – se ne assumerà la responsabilità». 

In sintesi, non è escluso che se le cose non dovessero andare per il verso giusto le strade di Raggi e del M5S potrebbero dividersi. La tensione, ieri, è arrivata fin nel cuore del direttorio nazionale e di Grillo, infastidito dall’incompetenza che starebbe dimostrando la Raggi nella gestione di Roma; si ammette, per la prima volta, che «c’è un problema» e si mostra preoccupazione sulle soluzioni.

Eppure, dietro il passo indietro di Minenna e la revoca di Raineri ci sono settimane di scontri tra loro due da un lato e Salvatore Romeo, capo della segreteria, e Raffaele Marra dall’altro. Raineri e Minenna si sono sempre mossi insieme già dai tempi del commissario Tronca, digerendo male le invasioni di campo da parte di Marra. Infine, le visioni diverse tra Minenna e la sindaca sono culminate con le ormai scontate dimissioni del direttore generale di Atac, Marco Rettighieri e quelle, a sorpresa, di Alessandro Solidoro di Ama: «Senza Minenna – ha tagliato corto l’ad – non ci sono le condizioni».

Una guerra vera, insomma, quella che si è scatenata, che non piace ai vertici pentastellati e neanche ai consiglieri, che hanno incontrato il sindaco. Si fa sempre più probabile, quindi, la strada della richiesta di ‘resettare’ alcune nomine e quindi far tornare indietro la Raggi sulle scelte fatte. Anche se ieri voci insistenti davano addirittura per possibile un balzo in avanti di Marra al posto della Raineri, ma il direttorio capitolino giudica la cosa «piuttosto improbabile». Per evitare sorprese, tuttavia, i consiglieri 5 Stelle ne chiedono una cacciata definitiva, ma Raggi su questo non ha alcuna intenzione di mollare; il ‘Raggio magico’, dicono i suoi, lo difenderà fino alla fine. Sapendo di poter contare su Luigi Di Maio, il vero leader grillino. Che ieri, infatti, ha tentato di sminuire la portata della crisi: «Tutti parlano di caos e bufera su Roma e di fallimento. Io dico soltanto una cosa: questo è solo l’inizio, subiremo altri attacchi, perché ci siamo inimicati le lobby dell’acqua, dei rifiuti e delle Olimpiadi. Venderanno cara la pelle per farci fallire a Roma. Subito nominiamo il nuovo assessore, il nuovo capo gabinetto, nomineremo i nuovi vertici delle aziende e andiamo avanti. Noi a Roma vogliamo cambiare tutto, l’abbiamo promesso e lo faremo». Ma di certo non sarà «né oggi né domani».