Raggi e Boschi, dive da red carpet. Merkel statista anche in passerella

Domina il narcisismo. E così politica e spettacolo si confondono

Virginia Raggi e Maria Elena Boschi all'Opera di Roma (Ansa)

Virginia Raggi e Maria Elena Boschi all'Opera di Roma (Ansa)

Roma, 14 dicembre 2017 - Ieri, sul web, hanno meritato diverse photo-gallery il sottosegretario Maria Elena Boschi e il sindaco di Roma Virginia Raggi, raggianti, eleganti, bellissime alla prima dell’Opera di Roma.

Osservando quelle immagini può accadere di scorgere in controluce quel fenomeno, tanto sfuggente quanto sempre più presente, del confondersi della politica contemporanea con altri mondi nella dimensione ‘spettacolare’ e narcisistica dello spazio pubblico, dilatato dai nuovi media.

Un marziano atterrato alla prima di cui sopra potrebbe chiedersi: chi sono quelle due donne belle ed eleganti che si mostrano con generosità ai fotografi e dispensano sorrisi al loro incedere? Dive di Hollywood, cantanti d’Opera, étoiles? Non avevano posto simile interrogativo davanti sempre alla Boschi, mentre percorreva il red carpet della mostra di Venezia, i giornalisti stranieri? Una domanda che in passato nessuno avrebbe posto di fronte a Nilde Iotti, oggi nessuno porrebbe di fronte ad Angela Merkel, espressione di una cultura poco sensibile alla politica spettacolo.

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Una cultura del passato, una diversa cultura del presente, personalità politiche a tutto tondo. Gli esempi di Iotti e Merkel sono esempi di storie, esperienze, percorsi densi di significato all’interno di riferimenti importanti. Raggi e Boschi rappresentano l’effimero del presente, carriere fulminanti percorse scivolando sull’indeterminatezza dei riferimenti, spesso creati o acchiappati ad hoc.

Il filosofo Charles Taylor ha scritto di uno «slittamento verso modalità egocentriche dell’ideale dell’autorealizzazione nella cultura popolare del nostro tempo». Modalità che sfuggono all’ancoraggio con etiche che vanno oltre l’individuo. In assenza di grandi idealità che lo trascendono questi, come ha osservato l’allieva di Lacan, Colette Soler, arriva a individuare come propria ‘causa’, molto semplicemente, se stesso.

Anche la politica appare investita; una politica che del mondo dello spettacolo ha assorbito i codici. E i ruoli evaporano.

I criteri sulla base dei quali si viene giudicati divengono indistinti. Ciò che conta è il personaggio e per diventare politico di successo, giornalista di successo, attrice di successo in fondo si percorrono strade sempre più simili. E ci si assomiglia sempre di più: monadi erranti alla ricerca della propria ‘espressione’ e che utilizzano i tanti strumenti dell’armamentario del successo: bellezza, seduzione, vita intima, cinismo, pragmatismo disinvolto. Il tutto sul palcoscenico pubblico e popolare.

Merkel con il suo abito di raso un po’ scollato al festival di Bayreuth resta Merkel, con gli atteggiamenti di sempre: è autorevole, porta con sé il suo ruolo e la sua storia. Raggi, Boschi (ma quanti altri esempi potremmo portare?) si trasformano in dive e principesse lasciando il loro ruolo istituzionale nei palazzi. Mentre il neo-papà Di Battista con annunci, libri e interviste fonde intimo e pubblico per costruire il proprio personaggio. Ognuno gioca le proprie carte. Ma intanto, cosa sia ‘politica’ oggi diventa sempre più difficile dire.