Venerdì 19 Aprile 2024

Prodi: "L'Ulivo non è un'esperienza irripetibile"

L'ex premier a Bologna: "Necessario riunire il centrosinistra su un'idea di rinnovamento". Monito sull'Europa: "O siamo uniti o finiamo male"

Romano Prodi (Newpresse)

Romano Prodi (Newpresse)

Roma, 21 gennaio 2017 - Quella del centrosinistra unito "non penso sia un'esperienza irripetibile. Non penso sia irripetibile, soprattutto dopo quello che sta succedendo. Io vedo che la gente ha bisogno di sentirsi unita in questo mondo che si disgrega, con Trump, con la Brexit, con le crepe che arrivano dappertutto. Io vedo che c'è un naturale desiderio di riunirsi ma è uno sforzo che non mi sembra impossibile". L'ha detto Romano Prodi, a Bologna rispondendo a una domanda sul dibattito interno al Pd sulla necessità di 'un nuovo Prodi'.

Per Prodi, è però necessario "riunirsi su delle idee, su un rinnovamento. Perché riunirsi per riunirsi non serve e niente. Il grande problema è ricominciare a parlare di politica. Di problemi veri come la distribuzione del reddito, l'occupazione, la scuola, pensare nel lungo periodo e non nello scontro quotidiano per riformare una società che è diventata profondamente ingiusta. Perché le basi di queste tensioni - ha aggiunto - sono date dall'ingiustizia". 

Chi potrebbe essere il 'Nuovo Prodi' invocato dalla minoranza Pd? "Non mi interessa, non ne ho idea non partecipo a questo dibattito. Mi fa piacere evidentemente si ricordi l'esperienza unitaria forte coesiva che abbiamo cercato di fare", ha risposto l'ex premier. "Ecco in questo senso - ha aggiunto Prodi - è necessario tornare a una coalizione, a una politica di consenso, di unione. Questo è importante non solo per l'Italia ma per tutti i Paesi con, scusate il termine, il casino che sta succedendo" nel mondo.

SULL'EUROPA -  Prodi parla anche di Trump e del suo discorso di insediamento. "E' proprio la rivoluzione del mondo - dice l'ex premier -. Quando uno parte dicendo, 'America first' l'America prima contro gli altri, perché questo è il discorso di Trump ieri, questo ci rende preoccupati". E aggiunge: "Io lo interpreto subito come una necessità dell'Europa di mettersi assieme perché di fronte a un'America che vuole rompere i rapporti, a un'America che mette muri è chiaro che noi o siamo uniti o finiamo male".