Mercoledì 24 Aprile 2024

Primarie Pd, Enrico Letta: "Voterò Orlando"

L'ex premier sceglie il Guardasigilli perché, a suo dire, "vuole unire" il partito. E non mancano le critiche a Renzi

Enrico Letta e Andrea Orlando (Ansa)

Enrico Letta e Andrea Orlando (Ansa)

Roma, 26 marzo 2017 - L'ex premier Enrico Letta ha scelto a chi darà il suo voto alle primarie del Pd. "Non riscendo in campo ma alla fine voglio dare una chance al partito, parteciperò e voterò per Andrea Orlando", ha annunciato a 'In mezz'Ora' su Raitre. Per Letta l'attuale ministro della Giustizia "vuole unire il Pd, che è stata una storia di tante persone, non il comitato elettorale di un capo". 

"Spero che non siano le ultime primarie del Pd - ha aggiunto -. Mi ha colpito molto il fatto che ieri Orlando sia stato l'unico dei tre candidati a sottolineare che il Pd non può che essere per un'Europa diversa, ma per l'integrazione europea. In un'Italia in cui ormai tutti i leader politici parlano contro l'idea dell'integrazione europea, noi diciamo che l'Europa va cambiata sì, ma non con il ritorno al nazionalismo che è quanto di peggio ci possa essere. Noi dobbiamo cambiare in meglio un'integrazione, ma la strada rimane quella".

Letta, però, coglie anche l'occasione per parlare di legge elettorale. "Se non si cambia, la legislatura finisce come il casellante ai treni, che resta a guardare lo spettacolo di due treni che si scontrano. Se non cambi la legge elettorale e non dai nuovo impulso si andrà a votare e sarà peggio della Prima Repubblica, si torna al proporzionale con i capilista bloccati con i capi dei partiti che sceglieranno tutti i parlamentari".

E non manca nemmeno una critica a Renzi, che invita, tra l'altro, "a imparare la lezione del 4 dicembre perchè le scelta vanno fatte insieme, bisogna condividerle con il paese e non immaginare di avere ragione mentre gli altri sono un'accozzaglia". 

Per Letta, poi, "negli ultimi anni è stata raccontata una storia non vera: la linea dell'austerity ha caratterizzato l'Europa dal 2008 fino al 2014 ma dal 2014 da quando è arrivato Juncker e con la politica espansionista di Draghi l'Italia ha avuto margini di flessibilità molto larghi e la politica di Draghi ci ha consentito di risparmiare 33 miliardi sul costo del debito". "A forza di raccontare la storia che era cambiata l'Italia, il governo non ha fatto tutte le scelte che doveva e ora si trova davanti ad una manovra che è quella da cui noi uscimmo all'inizio della legislatura. Qualcosa non ha funzionato", attacca l'ex premier ribadendo che "la flessibilità è stata usata male". "Scaricare sempre la colpa su Bruxelles è il modo migliore per aiutare i nazionalisti ma la gente poi sceglie l'originale", ha concluso.