Pisapia-Mdp, i veri motivi della rottura

Speranza lancia l'ultimatum: "Soap opera insopportabile. Andiamo avanti anche senza l'ex sindaco". La replica: "Buon viaggio, non credo nella necessità di un partitino del 3%"

Giuliano Pisapia e Roberto Speranza

Giuliano Pisapia e Roberto Speranza

Roma, 8 ottobre 2017 - Nessun grado di separazione, cantava Francesca Michielin. Ma a distanza di neanche tre mesi dalla manifestazione unitaria in piazza San Giovanni, i gradi di separazione tra Mdp e Campo progressista sono parecchi. Anzi, a dirla tutta, più che di separazione ormai si parla di divorzio. "Non c’è più tempo, è diventata una soap opera insopportabile. Mdp va avanti anche senza Giuliano Pisapia", dice ultimativo il coordinatore di Mdp Roberto Speranza.  Pisapia, ultimamente piuttosto nervoso, ha risposto con chiarezza: "Auguro buon viaggio a Roberto Speranza, non credo nella necessità di un partitino del 3%".

Le liti con D'Alema e l'incontro di Ravenna. Si tratta della classica ‘goccia’ che arriva, rispettivamente, dopo il veleno tra l’ex sindaco e D’Alema ("Massimo è divisivo, faccia un passo di lato"), il voto sul Def e il disastroso incontro del 6 ottobre Ravenna tra l’ex sindaco, Pier Luigi Bersani e Vasco Errani. Un incontro in cui si doveva siglare la pace, ma che, invece, ha dato il ‘la’ alla rottura. Con il tandem Bersani-Errani che, oltre a difendere D’Alema, scandiva ultimatum all’ondivago Pisapia. "Sei tu il leader, ma non sei il capo. E non hai la delega in bianco", ha detto Errani. Frase che a Pisapia non è piaciuta. Tant’è che, sentendosi tirato per la giacchetta, ha risposto piccato: "Sei tu Vasco il leader, faccio un passo di lato". 

L'appello di Renzi. Del resto Pisapia, invece di indicare una data per l’assemblea costitutente della nuova ‘Cosa rossa’ o del nuovo movimento unitario, parlava di «poligamia politica», sottointendo sì un «campo largo», ma anche una non netta chiusura all’alleanza col Pd. Del resto, la conferma è poi arrivata da Matteo Renzi. Il segretario del Pd, non a caso, in Direzione ha aperto agli ex dem, di fatto lanciando un messaggio piuttosto chiaro a Campo progressista aprendo all’idea di una coalizione di centrosinistra: "Gli avversari non sono coloro che se ne sono andati". 

Che cosa succederà in Mdp. Se il divorzio sarà confermato, per Mdp non resta che il soggetto unitario con le altre sinistre (Possibile di Civati, il gruppo intorno a Tomaso Montanari e Sinistra italiana) il 19 novembre e la ricerca di un nuovo leader. Si parlava di Pietro Grasso, il presidente del Senato. I colonnelli bersaniani avevano smentito, ma ora, chissà. 

Che cosa succederà in campo progressista. Se passerà il Rosatellum, Campo progressista potrebbe far parte di una lista di sinistra-centro alleata con  sindaci e governatori di regioni importanti. Oppure entrare in Forza Europa, il movimento fondato da Benedetto Della Vedova, che potrebbe fungere da lista europeista con Bonino e Calenda. La soap opera avrà una svolta appena si saprà se il Rosatellum sarà legge oppure no.