Venerdì 19 Aprile 2024

Scissione Pd, cosa succede ora

Road map segnata: congresso anticipato e primarie non più in là del 14 maggio. Orlando: "Mi candiderei se questo impedisse la scissione". Ma Speranza. "C'è già stata". Domani direzione Pd senza bersaniani. Letta: "Non può finire così" Pd, lo strappo fa tremare il governo Gentiloni

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (ImagoE)

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (ImagoE)

Roma, 20 febbraio 2017 - Sembra ormai inevitabile la scissione del Pd. Il comunicato della minoranza al termine dell'Assemblea di ieri lascia pochi margini di trattativa. "Non accetto ricatti", ha detto Renzi dimettendosi da segretario del partito (VIDEO). L'ex premier si ricandiderà alla guida di un Pd monco, privo dei vari Enrico Rossi, Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema e Michele Emiliano che, nonostante le aperture dal palco dell'assemblea, ha comunque firmato il documento che sancisce lo strappo e ne indica in Renzi il colpevole. Come ultimo, eclatante, segno della rottura, i bersaniani non parteciperanno domani alla Direzione Pd. "No, non andiamo", conferma Nico Stumpo. Non saranno presenti, spiegano, perché la direzione eleggerà la commissione per il congresso e loro non intendono farne parte, dal momento che non condividono il percorso avviato.

E ORA? - La road map sembra segnata: congresso anticipato e ipotesi primarie non più in là del 14 maggio. Anzi, senza intesa la consultazione interna potrebbe tenersi già ad aprile, probabilmente il 9. Intanto, un primo effetto della scissione sarà, a livello parlamentare, la nascita di gruppi distinti da quelli del Pd. I numeri ci sono: bastano 10 senatori a Palazzo Madama e 20 deputati a Montecitorio. Per i prossimi fuoriusciti c'è già un nome: 'Nuova Sinistra'.  La mossa rischia di indebolire il governo Gentiloni. Il ministro Andrea Orlando nel frattempo avrebbe avuto contatti con diversi esponenti del partito in vista di una sua possibile candidatura alla segreteria.  

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SPERANZA - Nel Pd in queste ore "stiamo parlando di scissione" ma "di fatto c'è già stata la scissione", sostiene nel corso di un incontro 'Dialoghi a sinistra' che si svolge a Mestre (Venezia) insieme a Giuliano Pisapia, l'ex capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza. "Renzi ieri non ha risposto alle richieste poste da molti di noi con forza. In questi mille giorni di governo si sono create rotture profonde con il nostro popolo, dal Jobs act alla riforma della scuola", ha aggiunto. "Molti mi dicono non ce la faccio più a stare in questo partito. Allora o c'è spazio per ricucire le fratture dentro il Pd oppure non vale la pena di fare il Congresso", ha concluso.

ORLANDO - Stamattina il Guardasigilli ha lanciato un appello. "Se fossi sicuro che la mia candidatura impedisse la scissione mi sarei già candidato", ha detto il ministro. Quanto all'assemblea nazionale del Pd di ieri Orlando ha osservato che "quando sento "Bandiera Rossa" non posso che emozionarmi, ma abbiamo fatto tanta strada per non essere quello". Nel pomeriggio il ministro ha specificato: "L'unica cosa che non sto facendo è organizzare nuove correnti di cui non si sente il bisogno". 

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ENRICO LETTA - Torna a palare anche l'ex premier Enrico Letta. Lo fa via Facebook, con un lungo post. "Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Mi dico che non può finire così. Non deve finire così", scrive. "Oggi non ho altro che la mia voce - aggiunge - e non posso fare altro che usarla così, per invocare generosità e ragionevolezza. No, non può finire così". Quindi ricorda: "Mi viene spontaneo pensare che per i casi del calendario proprio 3 anni fa ero preso da sgomento lasciando Palazzo Chigi dall'oggi al domani e cominciando una nuova vita, fuori dal Parlamento e dalla politica attiva. Quello era uno sgomento solitario. Oggi sento la stessa angoscia collettiva di tanti che si sentono traditi e sperano che non sia vero. Tanti che chiedono di guardare all'interesse del paese e mettere da parte le logiche di potere. Mai avrei pensato 3 anni dopo che si potesse compiere una simile parabola".

ROSSI - "Penso che sia normale che (i gruppi, ndr) appoggino il governo", ha detto stamattina Enrico Rossi a Rainews24. "Non sono d'accordo con Fratoianni - ha poi aggiunto - che ci ha chiesto di non sostenere Gentiloni". "Proprio poco fa stavo pensando di rispedire la mia tessera alla mia sezione, con una lettera, e andarne a trovare anche il segretario. Se abbiamo valutato che non ci sono più le condizioni per fare un congresso rispettateci per questo - ha aggiunto - Ci sono delle belle separazioni consensuali, che dopo continuano a parlarsi". Certo, ora "dobbiamo lavorare a un altro soggetto politico con l'intento di rafforzare il quadro del centrosinistra", ha concluso. 

 

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