Giovedì 18 Aprile 2024

Pd, Bersani: "Scissione? Non minaccio nulla e non garantisco nulla"

Lettera di 18 segretari regionali: "Evitiamo gli errori del passato". Legge elettorale in aula alla Camera il 27 febbraio

Pd, Pier Luigi Bersani (Ansa)

Pd, Pier Luigi Bersani (Ansa)

Roma, 31 gennaio 2017 - Resta alta la tensione in casa Pd. "Non minaccio nulla e non garantisco nulla", ha detto oggi Pier Luigi Bersani rispondendo alla Camera a chi lo interpellava su una possibile scissione dal Pd. A Matteo Renzi, ha spiega l'ex segretario, "porrò delle questioni politiche e sentirò la risposta". Poi la puntualizzazione: "C'è un piccolo oggetto che si chiama Italia e io solleverò delle questioni su questo oggetto qui. Poi ascolterò la risposta e mi regolerò".

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Intanto gran parte dei segretari regionali lanciano un monito-appello per l'unità del partito. "Siamo veramente rattristati per le posizioni che in queste ore alcuni autorevoli esponenti del nostro partito stanno rivolgendo contro il Pd e i suoi organi democraticamente eletti. In una fase politica e sociale così delicata, evocare la scissione è esattamente il contrario di ciò che il nostro popolo ci chiede e si aspetta. Minacciare le carte bollate in presenza di una assemblea nazionale che ha raggiunto, poco più di un mese fa, l'unanimità proprio sulla necessità di concentrarsi sul Paese anziché sulla mera conta interna, è irresponsabile. Invitare alla divisione significa compiere ancora una volta il più clamoroso degli errori". Lo scrivono i segretari regionali del Pd di Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria (Commissario), Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Friuli Venezia-Giulia, Veneto (Garante), Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sardegna (Garante), Sicilia.

"Il Pd finisce sui giornali per l'ansia di visibilità"

"La situazione politica - proseguono i segretari del Pd di 18 regioni - dovrebbe farci riflettere e concentrare tutti sul futuro che vogliamo offrire al nostro Paese, sulle controproducenti e discriminatorie politiche di Trump, sul rilancio del ruolo dell'Europa, sulla lotta all'austerity e sulle nuova modalità di inclusione sociale, sulla lotta all'evasione fiscale e su come creare nuove opportunità di lavoro. Invece il Pd finisce sui giornali per l'ansia di visibilità di qualcuno anziché per ciò che possiamo e vogliamo fare per l'Italia. La base del Pd, la nostra gente, non può accettare questa campagna fatta da chi non rispetta le regole interne, né lo Statuto. Il rispetto delle regole interne è la premessa per la corretta vita democratica di una comunità. Evitiamo gli errori del passato. Unità e gioco di squadra devono essere il modo migliore per essere pronti alle elezioni ed è paradossale che coloro che brindavano per il No al referendum come un evento epocale, oggi siano i primi a dire che tutto deve rimanere così fino al 2018. Nei territori ricerchiamo ogni giorno le ragioni dell'unità e in alcuni casi abbiamo pagato a caro prezzo le divisioni. Non facciamo lo stesso a livello nazionale, proprio nel momento in cui i populismi non aspettano altro che approfittare delle nostre debolezze".

Tornando a Bersani, l'ex segretario è anche tornato a chiedere di celebrare il congresso prima delle elezioni, che dunque non dovrebbero tenersi in tempi brevi: "Penso - ha spiegato - che in tutti i partiti del mondo prima di andare alle elezioni che ci saranno, nel 2018, quando saranno, si fa il punto sul programma e la leadership. Ovunque. Quindi qui c'è una questione democratica, non solo per l'Italia anche per il Pd sennò la cosa diventerebbe veramente seria perché saremmo l'inedito". Renzi, per parte sua, non cambia road map. Le elezioni entro l'estate, con il congresso da celebrare nei tempi stabiliti, quindi a fine 2017, restano l'obiettivo del segretario Pd, tornato l'intera giornata al lavoro al Nazareno. Intanto la conferenza dei capigruppo della Camera ha stabilito che il 27 febbraio la legge elettorale sarà all'esame dell'aula di Montecitorio. La decisione ha avuto il via libera da Pd, M5S, Lega e Fdi. Il leader Pd non replica direttamente agli oppositori, limitandosi a una "stillettata" verso gli "addetti ai lavori": in un post sul suo blog dedicato a Pompei (e pubblicato prima delle dichiarazioni di Bersani) l'ex premier nota come "si emozionino più per le leggi elettorali o le ricandidature".

"Bersani è una persona seria, spero non faccia la scissione"

La linea affidata ai suoi fedelissimi è quella di non alzare i toni, nella convizione che alla fine la scissione non ci sarà. "Non credo, Bersani è una persona seria, spero che non lo faccia", commenta in Transatlantico un renziano doc come David Ermini. "In una fase molto difficile - aggiunge Marco Donati, deputato aretino - serve unità del partito. Più che minacce serve responsabilità". A destare forse qualche preoccupazione in più è l'iniziativa del governatore della Puglia. Emiliano ha lanciato stasera la raccolta di firme (ne servono 20 mila) per chiedere che il congresso si svolga prima delle elezioni politiche, attraverso un referendum aperto agli elettori. "Il Partito democratico - attacca Emiliano - è nato non per difendere gli interessi di pochi potenti contro gli interessi della collettività ma, al contrario, per dare voce e rappresentanza a chi da solo non conta niente e i cui interessi, sommati, costituiscono il bene comune. Quella parte di Italia si è trovata senza difese di fronte a un partito che è apparso più impegnato a risolvere i problemi di petrolieri, finanzieri, banchieri, che quelli degli italiani e delle italiane".