Venerdì 19 Aprile 2024

Pd al congresso. La minoranza: "Renzi ha scelto la scissione"

Il segretario si dimette e lancia la sfida: "No ai ricatto". Bersani: "Renzi ha alzato un muro". Cuperlo: da 'gufi' a 'slealtà', minoranza umiliata

Il saluto tra Matteo Renzi e Michele Emiliano (Lapresse)

Il saluto tra Matteo Renzi e Michele Emiliano (Lapresse)

Roma, 19 febbraio 2017 - Il Pd va al congresso anticipato e la minoranza punta il dito su Matteo Renzi imputandogli la scissione. Il confronto ancora è aperto, ma l'ex premier non è disponibile ad andare al di là del 14 maggio per le primarie. Anzi, senza intesa le primarie si terranno ad aprile, probabilmente il 9. E' questo l'epilogo della lunghissima giornata dei democratici, oggi riuniti nell'assemblea che difatti si è chiusa con le dimissioni del segretario e la convocazione per martedì della direzione dem per "la nomina della commissione di garanzia". E se Renzi ha ribadito con forza la sua linea ("Peggio della parola scissione, c'è la parola ricatto"), inutili sembrano essere stati gli appelli a non dividersi ("State uniti, ne va del destino dell'Italia", ha detto Walter Veltroni; "Se vi alzate da quelle sedie, sarà una ferita per la nostra storia e per un percorso comune che abbiamo il dovere di proseguire insieme", le parole di Dario Franceschini).

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"Anche oggi nei nostri interventi in assemblea c'è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. Purtroppo è caduto nel nulla", hanno dichiarato congiuntamente Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza, già ieri protagonisti di un incontro della minoranza. "Abbiamo atteso invano un'assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. E' ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima".

LE PAROLE DI RENZI - "Tutti si sentano a casa nel Pd - ha detto Renzi nel suo intervento -. Io non dico che siamo nemici né avversari ma dico 'mettetevi in gioco'. Non continuate a lamentarvi, ma non potete immaginare di chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi per evitare la scissione, non è una regola democratica". 

L'INTERVENTO INTEGRALE

"Scegliamo una parola chiave. Io propongo rispetto. Un partito politico deve scegliere di rispettarsi sempre e praticare rispetto nei confronti della straordinaria comunità di iscritti e militanti", ha spiegato l'ex premier prima di lanciare un appello. "Ora dico, senza distinzioni: fermiamoci. Fuori da qui ci stanno prendendo per matti. La nostra responsabilità è nei confronti del Paese. Adesso basta, non possiamo più discutere al nostro interno. Facciamolo oggi ma dobbiamo rimetterci in cammino". Il segretario dimissionario si è preso le sue colpe: "C'è una frattura forte nella politica e nella società italiana e io ne sono responsabile: il referendum è stato una botta per tutto il sistema Paese e noi dobbiamo rimettere in moto il Paese". 

Il punto, ovviamente, è la scissione: "La stessa parola mi fa soffrire", ha osservato l'ex premier spiegando che per "due mesi" ha cercato di "accogliere le proposte degli altri per cercare di andare insieme". "Siamo fermi e impelagati a dire congresso sì, congresso no. Peggio della parola scissione c'è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito su un diktat della minoranza". Per Renzi "è molto più di sinistra affrontare il tema dei diritti e dei doveri con uno sguardo nuovo, che non crogiolarsi con riferimenti a simboli del passato". 

GIANNI CUPERLO - "Non la data di un congresso. Non la qualità dei legami tra noi. Non è una lotta di potere. Oggi in gioco c'è molto di più: spezzare il filo su cui ha camminato la sinistra italiana per oltre un quarto di secolo - ha detto dal palco Gianni Cuperlo - L'idea di spezzare il progetto su cui la sinistra ha investito se stessa è un pericolo enorme. Per tutti. Se fossi stato il segretario del partito, oggi avrei detto queste parole". Poi i toni si sono alzati: "Non sono stato io a non aver riconosciuto il segretario ma chi doveva guidare questa forza a non riconoscere una parte. Le parole gufi, slealtà, sono state un momento di umiliazione".

"Gufi e slealtà? Un momento di un'umiliazione"

Poi Cuperlo cita il fuorionda del ministro Delrio: "Ha ragione Graziano. Se si apre la diga, poi l'acqua viene giù. E nulla sarà come prima. E allora bisogna fermarsi". C'è posto anche per la citazione del film 'Gioventu' bruciata', la corsa del coniglio (chicken game), con le auto in corsa verso il burrone e vince chi si butta per ultimo. "La verità è che come nella vita, vince chi non ingaggia la sfida. Il punto è capire se questo è ancora il luogo della sinistra".  

L'APPELLO DI VELTRONI - Sul palco è salito anche Walter Veltroni, che non parlava in assemblea da tempo immemorabile: "E' mio dovere dirvi quanto mi sembra sbagliato e quanto mi angosci quello che sta accadendo e per rivolgere un invito e un appello a compagni e amici con i quali abbiamo vissuto vittorie e sconfitte perché non si separi la loro strada dalla strada di tutti noi. Delle loro idee, del loro punto di vista, il Pd ha bisogno". E ancora: "La sinistra non può permettersi di essere minoranza per scelta, non ne ha diritto - ha scandito Veltroni -. Rischia di rompersi oggi il più grande partito della sinistra europea per ragioni che non resteranno nei libri di storia".

"Se ora la prospettiva è un sistema proporzionale con tanti partitini in grado di condizionare il governo, con lo strumento perverso delle preferenze, se la prospettiva è il ritorno a un partito che sembra la Margherita e a un altro che sembra i Ds, allora non chiamatelo futuro: chiamatelo passato".  "Spero che questa bandiera, questo simbolo, non vengano ripiegati in soffitta. State uniti. Ne va del destino è del futuro della sinistra e dell'Italia", ha concluso.

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ROSSI - "E' stato alzato un muro, sia nel metodo che nella forma. Per noi la strada è un'altra. Sono maturi i tempi per formare una nuova area", sostiene invece Enrico Rossi. "Milioni di cittadini hanno abbandonato questo Pd. Noi abbiamo posto lo stesso problema che milioni di cittadini pongono: avvertono il Pd come un partito non più di sinistra. Abbiamo provato ad avanzare alcune idee e invece è stato alzato un muro e non abbiamo avuto nessuna risposta di merito né di metodo". Parole che ricalcano quelle dette da Pier Luigi Bersani nello studio di 'In mezz'ora': "Renzi ha alzato un muro. Dobbiamo recuperare il rapporto con la società, con i giovani, con gli insegnanti. Ho solo questo in testa. Non accetto di stare zitto".

EMILIANO - Tra gli interventi più attesi quello di Michele Emilano, le cui parole ieri ha strappato anche il plauso del rapper J-Ax. Per il governatore della Puglia ritrovare l'unità "è a portata di mano". "Siamo a un passo dalla soluzione. Un piccolo passo indietro consente a una comunità di farne cento avanti - ha detto -. Io sto provando a fare un passo indietro, ditemi voi quale, che consenta di uscire con l'orgoglio di appartenere a questo partito. Senza mortificare nessuno". "Stasera non posso che dire al segretario che ho fiducia in lui", ha aggiunto chiedendogli un'ultima mediazione sulla conferenza programmatica. Nessun passo indietro ha spiegato poi all'uscita dall'assemblea. "Assolutamente no, ho abbassato i toni per cercare un'intesa", ha dichiarato, appena prima dell'invio della nota congiunta firmata insieme a Rossi e Speranza.