Partiti italiani a secco di fondi, entrate giù del 60% in 4 anni

Il rapporto Openopolis-Agi: il bilancio del Pd sceso di 20 milioni, quello della Lega di 10. Pesa il taglio del finanziamento pubblico, flop delle donazioni private

L'Aula di Montecitorio (Ansa)

L'Aula di Montecitorio (Ansa)

Roma, 22 luglio 2018 - Partiti italiani a secco di quattrini. E' il quadro fornito dal rapporto Openopolis-Agi in merito ai bilanci delle formazioni politiche italiane nel quadriennio che va dal 2013 al 2017. I numeri parlano da soli: in 4 anni le entrate sono calate in media di oltre il 60%: una contrazione imputabile soprattutto al taglio dei rimborsi elettorali operato dai governi Monti-Letta. L'introduzione del 2x1000 non compensa affatto la perdita degli introiti che prima derivavano dal finanziamento pubblico. Calano anche i tesseramenti e le donazioni private non decollano. 

TAGLIO RIMBORSI - Partiamo dall'esempio del Pd: il Partito democratico nel 2013 rendicontava entrate per 37,6 milioni di euro, di cui 24,7 milioni dai rimborsi elettorali. Nel 2017 la cifra cala a 17,7 milioni: scomparsa la voce dei rimborsi, subetra quella del 2x1000 che però, nel caso del Pd, si ferma a 8 milioni: un terzo di quanto quattro anni prima entrava dalle casse dello Stato. 

Altro esempio degli effetti del taglio del finanziamento pubblico lo si osserva con la Lega. Nel 2013 incassava 12,5 milioni di euro (di cui 6,5 milioni dai rimborsi elettorali relativi a quell'anno), nel 2017 le entrate si riducono a 2,9 milioni di cui 1,9 milioni da 2x1000. Il nuovo sistema di finanziamento pubblico per i leghisti vale 3,4 volte in meno. 

FLOP DONAZIONI - Il drastico calo delle entrate dei partiti si giustifica anche con un sostanziale 'flop' nelle donazioni private. Uno degli obiettivi delle riforme degli anni 2012-14 era quello di spingere i partiti a finanziarsi attraverso le cosiddette erogazioni liberali. A questo scopo erano state previste dalla stessa legge delle agevolazioni fiscali per incentivare i contributi da cittadini, aziende e altri soggetti privati ai partiti registrati. Ma a qualche anno di distanza non si vedono i frutti della nuova normativa. 

TESSERAMENTO - Diminuisce poi in temini assoluti l'apporto degli introiti veicolati dai tesseramenti che incidono sul bilancio dei partiti per un 4,5%. Solo per poche formazioni i contributi degli iscritti costituiscono una quota rilevante dei proventi. Spicca il caso di Fratelli d'Italia, che nel 2017 ha raccolto dal tesseramento circa 380 mila euro, pari al 29,5% delle sue entrate caratteristiche. Gli aderenti a Forza Italia hanno contribuito con le loro quote di iscrizione al 12% dei proventi (419 mila euro su quasi 3,5 milioni). Da segnalare, tra i partiti minori, l'esempio del Psi che raccoglie quasi la metà delle sue entrate dal tesseramento (282 mila euro su 578 mila). 

TAGLIO DELLE SPESE - Consguenza del calo delle entrate è il taglio delle spese dei singoli soggetti politici, scese del 75%, passando da 129 a 31 milioni. Ne ha risentito l'acquisto di beni, ma soprattutto l'erogazione dei servizi. Altra voce di spesa ovviamente colpita è stata quella per il personale dei partiti, grosso modo dimezzata nel periodo considerato (da 19,6 a 9,4 milioni). La spesa per gli stipendi è passata da 14,5 a meno di 7 milioni annui: un taglio del 53%.