Venerdì 19 Aprile 2024

Parlamento europeo, conti opachi. Spese dei deputati coperte da privacy

Stipendio, soldi per lo staff e diaria, ma anche 4342 euro al mese legati al mandato

Una seduta del Parlamento Europeo

Una seduta del Parlamento Europeo

Bruxelles, 15 agosto 2017 - Dove finiscono i 4.342 euro esentasse al mese che il Parlamento Europeo elargisce agli eurodeputati in aggiunta allo stipendio di euro 8484, al generoso budget per il personale dello staff di euro 24.164 e alla diaria di euro 307 durante le sessioni? Cone viene spesa una cifra che sarebbe prevista solo ed esclusivamente per le spese legate all’esercizio del mandato e quindi per affittare uffici nello stato di elezione, per viaggi e soggiorni di lavoro nello stato di elezione, per spese telefoniche, per libri? Mistero.

La domanda se la sono posta un gruppo di giornalisti di vari paesi europei che nel novembre 2015 hanno creato un «progetto trasparenza» ad hoc – il MEP project – e hanno tempestato di richieste il Parlamento e i singoli deputati per saperlo. Un volta che il Parlamento Europeo gli ha risposto picche, invocando (a sproposito) la privacy degli eurodeputati, si sono rivolti alla Corte Europea di Giustizia, che dovrebbe esprimersi entro l’anno. Il risultato dei contatti con i parlamentari – illustrato in un dossier reso noto a maggio di quest’anno – è però deprimente. Su 748 europarlamentari solo 134 hanno detto che quei soldi li usano per affittare un ufficio del quale hanno fornito un indirizzo e solo 53 si sono detti disponibili a fornire anche i contratti di affitto. In altri 249 casi invece hanno risposto che non hanno uffici o hanno detto che ce l’hanno ma hanno rifiutato di darne l’indirizzo. Da notare che in 41 casi l’ufficio viene preso in affitto dal partito di provenienza. In altri viene versato ad altri membri della famiglia del parlamentare stesso. Tutti gli altri parlamentari, invece, hanno taciuto, dando un’eccellente prova di trasparenza. «È un fatto – ha ammesso a caldo il portavoce del Parlamento Europeo Marjory Van Den Broek – che il Parlamento non controlla come viene spesa questa voce». E questo è il punto.

Già in aprile il Parlamento, con il MEP project in corso e sentendo la marea montante, aveva approvato un emendamento nel quale si chiedeva maggiore trasparenza e almeno controlli casuali sull’uso dell’indennità forfettaria. Dopo l’uscita del dossier si era mosso anche l’ufficio europeo anti-frodi OLAF, diretto dall’italiano Giovanni Kessler, che ha annunciato che intanto si sarebbe attivato nei confronti dei parlamentari che versano l’affitto ai familiari. Il caso è finito sul tavolo del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, che, ha ricordato che «è dalla mia elezione che chiedo di riformare le regole dell’indennità forfettaria» e coerentemente il 12 giugno ha creato una commissione di 8 membri per rendere più chiari gli obblighi per gli europarlamentari e prevedere anche la possibilità di controlli. Ma è una corsa contro il tempo. Se il Parlamento Europeo non sarà convincente nel riformare le regole e soprattutto nel prevedere obblighi e controlli sarà al Corte di Giustizia Europea ad intervenire su questo come sulla mancata pubblicazione delle spese di viaggio dei parlamentari.