Martedì 23 Aprile 2024

Parisi: "No al referendum di Renzi. Ecco la mia svolta"

Il prescelto da Berlusconi: "Sì all'Assemblea costituente di tutti. Rilancio Forza Italia e aggrego i moderati"

Stefano Parisi (Imagoeconomica)

Stefano Parisi (Imagoeconomica)

Roma, 7 agosto 2016 - ​E ADESSO la pausa estiva. Ma finite le vacanze, in Italia, si parlerà solo del famoso referendum che deciderà del destino delle riforme costituzionali. Amici e avversari di Renzi intensificheranno l’offensiva brandendo come una clava le ragioni del “sì” e quelle del “no”. Stefano Parisi va oltre, e offre una prospettiva alla fase che si aprirà dopo: «Qualunque sia l’esito, sarà necessaria un’assemblea costituente». La riforma del premier è un pasticcio – spiega l’ex direttore generale di Confindustria incaricato da Berlusconi di rigenerare il centrodestra – sterilizzare il quesito referendario non solo è l’unico saldo utile per il Paese ma l’unico possibile per un centrodestra di governo: «Non è un voto nel merito, ma pro o contro Renzi. Questo è stato l’errore del presidente del Consiglio. Anche chi vota sì sa bene che la riforma creerà problemi al nostro Paese. Dunque, è necessario avviare in ogni caso un vero processo di riforma».

Come dovrebbe svilupparsi?

«A settembre, bisogna mettere in cantiere una legge costituzionale di pochi articoli che abolisce il Senato, introduce la Costituente composta da 100 membri eletti con il sistema proporzionale che, entro 18 mesi, dovranno varare una riforma della Costituzione completa ed ordinata. Poi, per l’assemblea si voterà lo stesso giorno delle elezioni politiche».

Per approvare una legge costituzionale serve un anno e mezzo. Nel frattempo, chi deve governare? Renzi?

«Se vince il no Renzi si dimetterà, ma l’Italia non può rimanere senza un esecutivo. Il centrosinistra deve continuare a governare fino alle elezioni per consentire al Parlamento di approvare una nuova legge elettorale al posto dell’Italicum e di istituire l’assemblea costituente. Dopo il voto avremo una sola Camera con una maggioranza politica per il governo, e un’assemblea Costituente con una maggioranza per le riforme, evitando commistioni».

Alfano la pensa diversamente sulle riforme e sul referendum. Può essere un ostacolo all’alleanza?

«Se ad Alfano piace questa riforma voti pure sì. Io sono per il no non per mandare via Renzi ma perché questa riforma è sbagliata e ne serve una più efficace, che rafforzi il ruolo del premier, introduca la sfiducia costruttiva, abolisca il senato e introduca il federalismo fiscale».

Ne ha parlato con Berlusconi?

«Si».

La riorganizzazione di Forza Italia che le ha affidato il Cavaliere è un lavoro semplicemente tecnico e incide sul partito o invece riguarda la linea politica?

«Non sto riorganizzando Forza Italia ma presentando un progetto a Berlusconi per la rigenerazione del partito e per ridefinire una proposta politica liberale e popolare per il Paese. Poi, si dovrà pensare anche alla forma partito. Non c’è più il finanziamento pubblico, dunque i partiti devono essere leggeri e in grado di riavvicinare le persone alla politica».

Si muove su un doppio binario.

«Sì. Ho ricevuto un mandato da Berlusconi per analizzare lo stato di salute di FI, gli presenterò un rapporto dettagliato tra poche settimane. Intanto, sto lavorando a una Conferenza programmatica che si terrà a Milano il 16 e il 17 settembre per contribuire a una proposta politica liberale e popolare per il Paese e a un modello di partito più snello».

C’è posto per i politici? Salvini, Meloni e gli altri sono invitati?

«Può venire chi vuole, siamo aperti a tutti quelli che hanno a cuore l’interesse del Paese».

Sui grandi temi si possono tenere insieme Salvini e Alfano?

«Queste sono alchimie della politica, il vero problema è riportare al voto quelle persone che in passato hanno appoggiato i partiti di centrodestra e oggi non vanno a votare non trovando risposte concrete ai loro tanti problemi».

I cinquestelle hanno innalzato vessillo, quello dell’antipolitica, che vent’anni fa era berlusconiano. Lo vuole riprendere?

«Dobbiamo riportare le persone ad avere fiducia nella politica. Il Paese soffre di gravi problemi economici e sociali a cui dobbiamo dare risposte concrete ed efficaci».

Un progetto che si può portare avanti con gli attuali dirigenti forzisti?

« Tutti sono chiamati a contribuire al rinnovamento, non c’è un tema generazionale: il punto è saper percepire quando si è logorati rispetto all’opinione pubblica e non si porta più consenso. Allora, è meglio fare un passo indietro: si può lavorare dietro le quinte».

Quanto è ingombrante la figura di Berlusconi?

«Tra le persone che ho conosciuto in questi mesi nella politica italiana è quella con la maggior spinta innovatrice».

Che ruolo dovrebbe vedere?

«Di fondatore e promotore di tutto questo processo di rinnovamento del centrodestra».

Lei accetterebbe una candidatura a premier?

«Non è questa la priorità oggi. Prima è necessario ricostruire le fondamenta ideali e culturali di quest’area».

Immigrazione e Europa sono dirimenti per il centrodestra. Per quanto riguarda il primo tema, i confini vanno chiusi?

«Basta con l’ipocrisia della sinistra per cui si parla solo di accoglienza e di immigrazione come opportunità. Dobbiamo porre un limite e regole chiare a chi vuole venire a vivere in Italia: deve accettare i nostri principi, vivere nella legalità, avere un lavoro, parlare italiano, studiare educazione civica».

E’ favorevole al referendum consultivo di Salvini sull’Europa?

«Sono contrario. Non serve ulteriormente dividere il nostro Paese con un altro referendum lacerante. Serve cambiare l’attuale modello di Europa, sapendo che la scarsa flessibilità di bilancio non è colpa della Ue ma del nostro debito pubblico. L’obiettivo è avere un’Europa meno ideologica, meno pervasiva. Dobbiamo liberare le nazioni europee dalla burocrazia stupida di Bruxelles».