Il patto nonni e nipoti: ecco l'alleanza salva famiglie

Oggi gli anziani aiutano economicamente, si occupano dei ragazzi nell’86,9% dei casi e garantiscono serenità anche quando i genitori si separano o sono divorati da ansie e lavoro. La psicologa Vegetti Finzi: "I nonni amano i nipoti per ciò che sono, non per ciò che potrebbero essere"

Nonni e nipoti

Nonni e nipoti

Roma, 10 dicembre 2017 - Non ci sono più i nonni di una volta. Guai a chiamarli anziani, oggi sono senior, active agers (anziani attivi) o generazione silver. Sono indipendenti, propositivi, prendono il posto di baby sitter e tuttofare, preparano pranzi e cene, strisciano la carta di credito nei momenti di difficoltà e si cuccano i nipoti fino a 13 anni nell’86,9% dei casi.  «Le nuove generazioni di anziani – si legge nel rapporto Istat del 2016 – sono diverse da quelle del secolo scorso, ma anche dalle generazioni di cinquant’anni fa».  Secondo l’Ocse gli over 65 hanno un reddito pari a coloro che lavorano, o addirittura più alto se consideriamo la fascia 66-75 anni. Risultato: per il 63,2% delle famiglie italiane la pensione dei nonni costituisce i tre quarti della disponibilità economica e per il 26,5% addirittura l’unica fonte di reddito. Ma il ruolo di nonno non è solo quello del bancomat. C’è molto di più. Bisogna tenere in considerazione com’è cambiata la famiglia, la ‘crisi’ dei genitori e, da qui, la nascita di una nuova alleanza: quella tra nonni e nipoti. 

I piccoli si entusiasmano a vedere il nonno che aggiusta il mobile, la nonna che, ormai in pensione, si diverte a fare il minestrone, la torta o il ragù. I nonni chiedono aiuto ai nipoti per usare lo smartphone, aprirsi alla multimedialità, digitalizzarsi, vivere il presente.  La psicologa e professoressa Silvia Vegetti Finzi, che sul tema ha scritto libri e saggi, spiega la rivoluzione epocale all’interno della famiglia: «I nonni erano figure autorevoli, ma ai margini. Oggi sono coinvolti nell’educazione dei nipoti, catapultati di nuovo al centro del nucleo famigliare». Il primo motivo di questo cambiamento è certamente economico.  «I nonni italiani – spiega Vegetti Finzi – rappresentano una generazione felice, con buone pensioni, la casa... ma non si è chiusa nell’egoismo, al contrario è stata generosissima. E in modo capillare. Aiutando prima i figli, poi i nipoti. Un fenomeno tutto italiano. Che non eguali in Europa, né negli Usa».  I nonni hanno anche un altro ruolo importante: quello di ammortizzatore tra privato e pubblico. In pratica, dice la psicologa, «mediano tra le istituzioni e la famiglia». Tradotto: se i nipoti sono a spasso per la pausa scolastica, ecco che i nonni si occupano di loro al posto dei genitori.  Infine, non dimentichiamo la precarietà dei legami famigliari che rende i nonni fondamentali.  «Le coppie sono separate nel 50% dei casi. I nonni garantiscono la continuità, permettendo alla famiglia di avere un passato e, quindi, anche un futuro», spiega la psicologa. Nella società liquida, teorizzata dal sociologo Zygmunt Bauman, si vive nell’incertezza, l’amore è instabile, i lavori sono precari, intermittenti e a chiamata; c’è la fine delle grandi ideologie, i partiti e lo stesso welfare sono in crisi.  A subire le conseguenze di questa «liquidità» ci sono i genitori, i padri e le madri che corrono, lavorano, hanno doppi e tripli ruoli. Sono preoccupati, ansiosi, hanno paura di non farcela.  «I 40-50ENNI di oggi – spiega lo psicosociologo Giuseppe Minoia, direttore di Gfk Italia – temono di non riuscire ad assicurare una vita sicura ai propri figli, leggono con apprensione le notizie sulle pensioni, vedono il futuro nebuloso. Si tratta del segmento della popolazione italiana, ma anche del resto d’Europa, più debole».  In questa società tutta questa preoccupazione, a volte, viene riversata sui figli, sempre più iperprotetti, chiusi in ‘gabbie’ (casa, scuola, palestra, piscina) e sempre meno a contatto con i pari. I genitori di oggi – spiegano gli esperti – sono troppo interventisti.  «Scelgono scuola, vacanze, fidanzata e, se il figlio prende un brutto voto a scuola, vanno subito a protestare con l’insegnante. Se il ragazzo che gioca a calcio resta in panchina, invece, si lamentano con l’allenatore. Non lasciano il tempo di fallire, di superare situazioni difficili e, quindi, di crescere. I bambini hanno bisogno di libertà», spiega Vegetti Finzi.  «I nonni, invece, meno ambiziosi dei genitori, raramente incitano i nipoti a emergere e primeggiare, li amano per quello che sono, non per quello che potrebbero essere», scrive la psicologa nel suo saggio Nuovi nonni per nuovi nipoti (Oscar Mondadori).  Ciò significa che se i genitori dicono ai figli di essere «i migliori», i nonni si limitano a dire loro di essere «migliori». Da qui, la maggiore vicinanza tra nonni e nipoti rispetto a quella tra genitori e figli. 

«Il primo segnale lo ha avuto facendo una ricerca sui Millennials, cioè i giovani dai 17 ai 30-35 anni. Mettendoli intorno a un tavolo a discutere, la parola nonno ricorreva più spesso delle parole mamma e papà», spiega Minoia.  Un’alleanza che si salda anche grazie alla digitalizzazione. Le ‘pantere grigie’ si aprono alla multimedialità e spesso sono proprio i nipoti ad aiutarli. Tra chi usa Internet almeno due o tre volte alla settimana, ad esempio, c’è una crescita (rispetto al 2005) del 700% tra gli over 55 e del 470% tra chi ha tra i 55 e i 69 anni. In sintesi: la distanza tra generazioni si assottiglia e differenziare gli stili di vita non ha più senso. Lo conferma una ricerca di Gfk Italia sugli oggetti dei desideri. A sorpresa, sono gli stessi per giovani e anziani: l’iPhone e la bicicletta. Non è più un Paese per nonni ai giardinetti.