Martedì 23 Aprile 2024

Destra, sinistra e antipolitica. Militanti 5Stelle spaccati in tre

Sondaggio: il Movimento evita scelte nette per il consenso

Sondaggio IPR Marketing (da Qn)

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Roma, 17 giugno 2017 - È STATA la settimana del Movimento 5 Stelle. Prima la flessione elettorale subita al primo turno delle elezioni amministrative di domenica scorsa, poi la posizione contro lo ius soli e la richiesta della sindaca di Roma, Raggi, di non ospitare altri migranti, infine le conferme e le smentite su un incontro tra Casaleggio e il leghista Salvini. Per comprendere il comportamento, che a volte potrebbe sembrare ondivago della dirigenza dei grillini, è necessario analizzare qual è il profilo dei propri simpatizzanti. Non a caso si utilizza questo termine e non «votanti» in quanto l’elettorato pentastellato è molto fluido; può non preferire il Movimento alle amministrative ma allo stesso tempo esprimere intenzioni di voto per i M5S se si dovesse votare alle politiche. 

POICHÉ si tratta di un soggetto politico molto giovane non si coglie ancora un’elevata fidelizzazione che può incidere in un comportamento di voto a favore anche se si è critici con il partito votato. Altro fattore predominante e che spiega quelle che, a prima vista, potrebbero sembrare contraddizioni nel Movimento è che l’elettorato cinquestelle è esattamente diviso in 3 parti uguali: 1/3 si sente ancora vicino al centrodestra, un ulteriore terzo dichiara di appartenere ideologicamente al centrosinistra ed un altro 34% non si riconosce in alcun posizionamento politico. Pertanto oggi può essere definito come una sorta di «consorzio elettorale» in cui albergano elettori con ideologie diverse che si ritrovano uniti nel progetto di «resettare il sistema». Questa particolare composizione dell’elettorato è alla base delle continue oscillazioni tra tematiche di destra e sinistra.

SE PER ESEMPIO i grillini pensano che hanno ceduto consensi alla Lega, ecco che portano avanti in maniera politicamente evidente e forte la contrarietà sullo ius soli, cioè sulla possibilità che ragazzi nati in Italia e che studiano nel nostro Paese possano ottenere la cittadinanza. Oppure la sindaca Raggi chiede al ministero dell’Interno la possibilità di non accogliere altri migranti a Roma. Ma con la stessa strategia quando c’era da ri-aggregare l’elettorato di sinistra, ecco che Grillo si schierava contro la Tav Torino-Lione e a favore del testamento biologico e la stessa Raggi solo qualche mese fa definiva Roma una «città aperta».

INSOMMA, da questi continui cambiamenti di posizione si coglie più una difficoltà a tenere unito il proprio elettorato che una volontà a collocarsi politicamente a destra o a sinistra. Infatti, il M5S si trova in una situazione paradossale: se prendesse posizioni nette a favore di tematiche conservatrici o progressiste perderebbe almeno 1/3 dei consensi. Non poco. Quindi la strategia di Grillo, che potrebbe sembrare contraddittoria, in realtà serve a tenere unito l’elettorato e, dopo le spinte verso destra dell’ultima settimana, probabilmente ci dobbiamo aspettare interventi e contenuti di comunicazione più vicini al popolo della sinistra. Il dubbio è se nel lungo periodo si riesce a continuare a tenere unito elettorati di provenienza diversa. 

QUESTA difficoltà è stata resa evidente dal risultato del M5S alle recenti amministrative, ma è bene chiarire che in Italia storicamente il comportamento di voto per la scelta dei sindaci non segue le stesse dinamiche delle elezioni politiche. Per esempio, quando Forza Italia era il primo partito in Italia, aveva molte difficoltà a conquistare i municipi ed a fare eleggere i propri sindaci. Comunque sia, al di là dell’esito del test elettorale della settimana scorsa, qualche discrepanza risulta evidente tra i desideri dei simpatizzanti grillini e le posizioni politiche della dirigenza. I casi dello ius soli e della possibile alleanza con la Lega sono eloquenti e testimoniano un non perfetto allineamento tra eletti ed elettorato: tra chi sceglierebbe oggi di votare alle elezioni politiche il M5S il 54% si dichiara a favore dello ius soli e il 64% contrario a una possibile alleanza con la Lega. Una opinione in contrasto con la comunicazione grillina degli ultimi giorni. È questo il dilemma di Grillo, qualsiasi posizione politica presa in maniera netta produce insoddisfazione in una parte del suo elettorato, ma al contempo non può concentrare la comunicazione unicamente sui temi generici dell’etica della politica.

di Antonio Noto, direttore IPR Marketing