Mercoledì 24 Aprile 2024

Michele Emiliano, la carriera del magistrato che si fece capopopolo

Dal Cozzagate ai flirt con i grillini. Le giravolte del governatore pugliese

Michele Emiliano (Ansa)

Michele Emiliano (Ansa)

Bari, 21 febbraio 2017 - QUANDO intorno è caos e incertezza, lui mostra freddezza e distacco: «In questo momento, l’unica cosa che conta è la vertenza Ilva». Michele Emiliano cerca di stare al coperto dalle folate di tempesta che lo vogliono come il vero antagonista di Renzi. Se si presentasse alle primarie, secondo un sondaggio, potrebbe incassare dal 21 al 25%, il doppio di Orlando. E se pensasse di fare un partito con Speranza e Rossi e gli scissionisti di sinistra, potrebbe avvicinarsi anche al 10%.

Uscendo dalle sabbie mobili dei sondaggi, insidiosi e instabili, c’è di certo che il governatore pugliese (ma lui ama definirsi ‘sindaco di Puglia’) si sta muovendo a tutto campo. «Non so se andrò alla Direzione di domani (oggi, ndr)», dice, alimentando la suspense che lo vuole con un piede dentro e uno fuori. Perché, al di là della battaglia nazionale, Emiliano deve tenere d’occhio anche le dinamiche locali per evitare un Vietnam di tre anni in Puglia.

In Consiglio regionale, in caso di scissione, la sua maggioranza passerebbe dagli attuali 30 consiglieri a 25-26. Sul filo. E lui sarebbe costretto in continuazione a contrattare i provvedimenti con tre-quattro renziani e l’opposizione.

Il flirt con i grillini, nato dopo l’elezione del 2015 quando offrì l’assessorato all’Ambiente ai consiglieri M5S, è finito proprio nel giorno di San Valentino: «Candidandosi alla segreteria nazionale del Pd ha tradito il suo mandato da governatore. Si dimetta». Non è l’unico esempio delle contraddizioni del ‘sindaco della Puglia’. Il quale prima sostiene Matteo Renzi, poi ne diventa il suo acerrimo nemico. Prima fa un’alleanza ‘arraffatutto’ alle regionali in Puglia, poi si schiera contro l’Italicum.

Prima tuona contro lo spoil system di Matteo, poi assume come addetta stampa la sua compagna. Prima fa lezioni di ‘terzietà’ poi lui stesso, come rilevato da un procedimento disciplinare avviato dal Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, diversamente da tanti suoi colleghi magistrati, non rispetta le leggi ‘dimenticandosi’ di dimettersi dai ruoli giudiziari (è solo in aspettativa) in presenza di incarichi di partito ripetutamente ricoperti come quello di segretario regionale del Pd o, ora, come ‘sfidante’ di Renzi.

Prima da ex pm antimafia fa della legalità la propria bandiera, poi da sindaco di Bari appare come quello che non si accorge della corruttela che sta dietro gli appalti dei fratelli De Gennaro, facendosi anzi tranquillizzare dai regali che i due imprenditori gli mandano per Natale: champagne, vino e formaggi, cozze pelose (da qui il famoso ‘Cozzagate’), due spigoloni e otto astici.

CONTRADDIZIONI a parte, Emiliano è uno stratega che pensa soprattutto a sé e al suo futuro. Per questo motivo sull’avviso di divorzio dato a Renzi in molti a Bari sono scettici: «Vedrete, alla fine mollerà Rossi e Speranza al loro destino e resterà nel Pd. Lui, a differenza degli altri due, è un nativo dem, nella sinistra è un pesce fuor d’acqua», preconizza uno che lo conosce bene.

È vero, bocconi amari ne ha dovuto ingoiare molti da Renzi, ad esempio la presidenza dell’Anci, offerta prima a Graziano Delrio e poi a Piero Fassino e mai a lui. Poi il tradimento alle Europee, quando il posto di capolista nella circoscrizione meridionale andò all’outsider Pina Picierno. Ma è difficile che il governatore faccia un colpo di testa che lo danneggi e lasci in Pd per solcare il mare ignoto della ‘cosa rossa’.

«Siamo alla resa dei conti, Emiliano sta facendo uno sforzo ciclopico per restare nel Pd, ma aspetta la risposta di Renzi alle sue richieste», dicono chi è vicino ai fedelissimi Boccia e Dario Ginefra, chiusi a conclave col governatore. «Risposte? Ne ha avute tante», replica sibillino il vicesegretario Lorenzo Guerini.

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