Mercoledì 24 Aprile 2024

Riciclaggio, indagato Luigi Genovese. Fece il pieno di preferenze in Sicilia

Il baby-deputato dell'Ars, 21 anni, nella bufera per riciclaggio insieme al padre Francantonio. "Tempistica sospetta, dimostrerò la regolarità della condotta mia e dei miei congiunti"

Luigi Genovese, 21 anni, recordman di preferenze alle elezioni siciliane (Ansa)

Luigi Genovese, 21 anni, recordman di preferenze alle elezioni siciliane (Ansa)

Palermo, 23 novembre 2017 - Guai per Genovese jr. A nemmeno 20 giorni dalle elezioni in Sicilia che hanno visto la vittoria del centrodestra, Luigi Genovese, 21 anni, recordman di preferenze eletto nelle file di Forza Italia (e figlio dell'ex deputato Francantonio, condannato a 11 anni per corruzione), è indagato per riciclaggio di denaro. L'inchiesta è coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia. Genovese è il quarto neodeputato dell'Ars a finire inquisito.

Il giovane politico, eletto a Messina con oltre 17mila preferenze, secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo determinante nelle operazioni societarie fatte dal padre Francantonio, pure lui indagato, per riciclare circa 30 milioni di euro, complessivamente. 

In corso un maxi sequestro per un valore di circa 100 milioni di euro in società, conti correnti, beni mobili ed immobili, e azioni riconducibili all'ex deputato, al giovane neodeputato regionale e ai suoi familiari. Trovati fondi esteri per un ammontare pari ad oltre 16 milioni di euro. 

IL GIP - "Se l'impero economico dei Genovese si caratterizza oramai per illiceità e reati, Luigi Genovese è l'erede designato a raccogliere l'eredita' di tutto ciò, e non un mero beneficario, ma agendo con gli stessi comportamenti dello stesso livello del padre e con alta proiezione di rischio di reiterazione". Lo scrive il Gip di Messina Salvatore Mastroeni nel decreto di sequestro preventivo, in riferimento al ruolo del neo deputato regionale, "co-amministratore" della società del padre e "prestanome-beneficiario dell'operazione", finalizzata a consentire al genitore un'evasione milionaria. Per il giudice "evidenti e provate appaiono le attività delittuose e come tutti gli atti siano volti all'unico risultato di fare scomparire al fisco" ingenti risorse. Il giudice parla di "centralità del suo ruolo nell'operazione", connessa al "ruolo rivestito di successore del patrimonio", anche in riferimento agli "atti di successiva gestione dei beni (locazione degli immobili a lui trasferiti, movimenti su conto postepay). Il che darebbe "la misura della elevata consapevolezza circa la illiceità delle operazioni poste in essere". 

"TEMPISTICA SOSPETTA" - Il neo deputato reagisce così: "Sto già valutando insieme al mio legale di fiducia le iniziative da assumere in sede giudiziaria, certo di dimostrare la linearità e la regolarità della condotta mia e dei miei congiunti, nella gestione dei beni di famiglia - dice Genovese jr - Anche se la tempistica di questo provvedimento può apparire sospetta, voglio credere che non vi sia alcuna connessione con la mia recente elezione all'Assemblea Regionale Siciliana. Per questo non consentirò nessuna eventuale strumentalizzazione in chiave politica. Ringrazio le centinaia di persone che già in queste ore mi hanno manifestato grande solidarietà e affetto".

LA TECNICA DELL'ALTALENA - Per la Guardia di Finanza, che ha condotto l'indagine, i Genovese avrebbero usato quella che nel gergo si chiama la "tecnica dell'altalena": per mettere al riparo 16 milioni, proventI del riciclaggio,e per sottrarsi fraudolentemente al pagamento delle imposte e delle sanzioni amministrative collezionate, che hanno raggiunto circa 25 milioni di euro, Francantonio Genovese si è spogliato di tutto il patrimonio finanziario, immobiliare e mobiliare a lui riconducibile, attraverso la società schermo Ge.Fin. s.r.l. (ora L&A Group s.r.l.) e Ge.Pa. s.r.l., di cui deteneva il 99% e il 45% delle quote sociali, trasferendolo al figlio Luigi insieme a denaro proveniente dal precedente riciclaggio. 

Le partecipazioni societarie sono state dismesse attraverso strumentali operazioni: è stata deliberata, infatti, la riduzione del capitale sociale delle società, al di sotto della soglia prevista dalla legge, per far fronte alle perdite artificiosamente generate dagli stessi indagati. Poi è stato disposto il ripianamento delle società attraverso un nuovo versamento di capitale a carico dei soci. Anziché provvedere in prima persona, nonostante ne avesse le possibilità finanziarie, Francantonio Genovese ha dichiarato di rinunciare alla qualità di socio per mancanza dei fondi necessari, poche decine di migliaia di euro, per partecipare all'aumento di capitale, permettendo così, ex novo, l'ingresso in società del figlio, Luigi, privo di risorse economiche proprie. 

Questo meccanismo ha permesso a Genovese di vanificare gli effetti del pignoramento che sulle sue quote era stato effettuato da Riscossione Sicilia. Egli infatti ha partecipato come custode delle quote alle assemblee nelle quali si è deciso di azzerare il valore delle proprie azioni - dell'importo di svariati milioni di euro - e di consentire al figlio Luigi di subentrare - con la sottoscrizione di strumentali aumenti di capitale - nella titolarità piena della società eludendo il pignoramento. 

Le finalità illecite delle condotte sono state dimostrate dal fatto che Luigi Genovese ha versato la propria quota di capitale con denaro ricevuto tramite bonifico, nei giorni immediatamente precedenti alle operazioni, dal padre.

FONDI ALL'ESTERO - Le indagini hanno inizialmente consentito di trovare fondi esteri per un ammontare pari ad oltre 16 milioni di euro, schermati da una polizza accesa attraverso un conto svizzero presso la società Credit Suisse Bermuda. I fondi sono in parte transitati presso una banca di Montecarlo e intestati a una società panamense (Palmarich Investments) controllata da Francantonio Genovese e dalla moglie Chiara Schirò; in parte (per oltre 6 milioni) sono stati trasferiti in contanti in Italia direttamente a Genovese attraverso "spalloni". In questo modo i Genovese avrebbero cercato di renderli irrintracciabili. 

SALVINI: LISTE PULITE - "Chiederemo un impegno formale ai nostri alleati per avere liste pulite al di sopra di ogni sospetto e poi chiederemo l'impegno formale che chiunque venga eletto con il centrodestra o con la Lega non appoggi mai governi con il Pd o la sinistra. Lo dobbiamo scrivere nero su bianco, e depositare dal notaio prima. Perché non voglio scherzetti dopo il voto", è la reazione del leader della Lega Matteo Salvini, rispondendo a chi gli chiede un commento sul caso.

FAVA: UN FURBETTO - "Comincia malissimo il giovane Genovese la sua carriera di deputato: furbetto e spregiudicato come il signor padre. Più che di impresentabili qui si tratta di irricevibili! Si allunga l'elenco dei neodeputati indagati o arrestati e siamo ancora lontani dall'insediamento dell'Ars - commenta Claudio Fava della lista "Cento Passi" - Le colpe dei padri forse non ricadono sui figli. I conti correnti all'estero e le proprietà immobiliari invece sì, stando all'inchiesta della magistratura".