Venerdì 19 Aprile 2024

Leopolda, la star è Minniti. "Continuerò a sostenere Renzi"

Il segretario non vuol parlare di alleanze. In platea i vip si defilano

Marco Minniti e Matteo Renzi alla Leopolda 8 (ImagoEconomica)

Marco Minniti e Matteo Renzi alla Leopolda 8 (ImagoEconomica)

Firenze, 26 novembre 2017 - No, le alleanze no. Alla Leopolda otto, si lotta per tutto (dai diritti civili alla mafia, dal lavoro per i giovani alle start up, dalla sanità allo sport, passando per ambiente e modifiche legislative), ma il diktat del segretario leader Matteo Renzi è netto. Perché lui resta convinto che delle «alchimie della politica» «non gliene frega niente a nessuno». Deve essere per questo che l’‘ambasciatore’ Piero Fassino per ora non si è visto negli stanzoni bui dell’ex stazione.    Seconda giornata di kermesse con la ‘faticosa’ presenza di un pezzo di governo. Con Gentiloni, assente giustificato, a Tunisi in missione istituzionale. Poletti e Pinotti giocano solo ai tavoli, Franceschini è blindato in un’intervista sulla cultura. E a tenerlo sotto stretto controllo è l’intervistatore Renzi che lo tiene ancorato a art bonus e Pompei. Boschi sale sul palco con Lucia Annibali e prudentemente si autoconfina sul tema della violenza alle donne. Per il ministro Luca Lotti non sono previsti interventi, del resto lui sul palco della Leopolda non c’è mai salito per intervenire, solo per coordinare.

Chi ha la briglia sciolta è Marco Minniti che si gode appieno una platea attenta e plaudente sotto lo sguardo quasi corrucciato di un serissimo Renzi seduto su un gradino a lato del palco. Parla di sicurezza il ministro. E lo fa declinandolo come difesa essenziale per la democrazia. «Qualcosa – scandisce – che il partito democratico non può ignorare. Perché i ricchi possono comprarsi tranquillità e sicurezza, ma chi va a lavorare ne ha diritto ogni giorno, per le strade, sul tram, nelle città». Molti gli applausi perché alla fine, a parte i Millennials schierati su palco e i «pischelli» (i sedicenni) seduti sotto, la L8 ha una platea fra gli over 40 e i capelli bianchi di chi è nato prima della metà del secolo scorso. Il ministro si accorge del consenso e ‘gira’ subito gli applausi al segretario Renzi. Lo fa con un messaggio chiaro (l’unico dal palco) sia all’interno del Pd che ai potenziali alleati del centrosinistra: «Non si fa un congresso ogni tre mesi, ma nel caso lo si celebrasse ora io ho sostenuto e continuerò a sostenere Matteo». E ancora: «Il partito è impegnato nella costruzione di un’alleanza di centrosinistra, un progetto unitario che, fondato sul Pd, sia capace di andare oltre il Pd, ma attenzione bisogna fare in modo che lo sforzo sia unitario e che il Pd sia compatto. Serve un grande gioco di squadra, ognuno dal suo posto». 

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Se la platea della Leopolda otto non può certo dirsi vuota è però evidente che non brulica di presenze eccellenti. Né intellettuali, né scrittori, né artisti o registi. Le minoranze poi non si fanno vedere. Non c’è il Guardasigilli Andrea Orlando, né Michele Emiliano («ci sono stato una volta per caso»), men che mai Cuperlo.    Né sembra essere prevista una visita del più amico Walter Veltroni. Figuriamoci dell’incerto alleato Pisapia. Il saluto al popolo della Leopolda il segretario Dem lo scrive in serata su Facebook: «Il meglio deve ancora venire. L8 insieme a voi, amici».