Giovedì 18 Aprile 2024

Legittima difesa, il Pd sbanda. Ermini e Finocchiaro all’angolo

Orlando piccona: "La legge non andava cambiata"

Anna Finocchiaro con Gennaro Migliore (Imagoeconomica)

Anna Finocchiaro con Gennaro Migliore (Imagoeconomica)

Roma, 6 maggio 2017 - «SE IL PROBLEMA è la parola ‘notte’, la togliamo al Senato». David Ermini, responsabile Giustizia del Pd, renzianissimo, non l’ha passata lui, una notte serena, quella dell’altro ieri. Matteo Renzi lo ha tempestato di telefonate e messaggi, ripresi all’alba, quando sempre Ermini era a Omnibus a cercare di difendere una legge, quella sulla legittima difesa, appena licenziata dalla Camera dei deputati, che il suo leader ha sconfessato in un amen dicendogli, a brutto muso, «o l’abbiamo comunicata male o l’abbiamo scritta così male che si comunica male da sé». E così, in una notte, la legge sulla legittima difesa votata dopo faticose mediazioni tra Pd e Ap, il gruppo di Alfano, unico rimasto a difenderla, ha perso padri e madri. 

Digerito il paradosso che la legge era in ‘quota’ opposizione, richiesta dalla Lega, e che il Pd aveva pensato bene di saltarci sopra, invece di affossarla, per ‘cogliere l’attimo’ nel Paese, il guaio è che il repentino spariglio del segretario ha lasciato di stucco tutti i suoi. Di certo il povero Ermini, ma pure il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, che l’ha difesa in Aula, ma che ora dice: «Sulla legittima difesa nelle ore notturne vorrei far notare che è stata condivisa da chi ci attacca, a partire da FI. In ogni caso – conclude Rosato – se sarà necessario rendere più chiara la norma, sarà nostro impegno farlo al Senato».

 VIDEOSCHEDA Cosa cambia

ECCO, appunto, il Senato, l’altro corno del dilemma. Il presidente della Camera alta, Pietro Grasso, dice sornione «meno male che c’è il Senato, la correggeremo». Ma il guaio è che Pd e Ap, ove pure fossero d’accordo sulle modifiche (il che non è affatto detto), non hanno i numeri per far passare il testo così com’è. Infatti, Mdp ha già votato contro alla Camera e si appresta a farlo pure al Senato. Servirebbe l’aiuto di Forza Italia, ma per ora non c’è né è previsto che arrivi. E così, ecco che i rapporti tra Pd e il governo sono già tornati tesi fino allo spasimo. Il ministro alle Riforme, Anna Finocchiaro, è imbufalita con Renzi perché il testo della Camera porta l’imprimatur della sua faticosa mediazione tra i vari gruppi parlamentari. Il ministro alla Giustizia, Andrea Orlando, oggi polemizzerà con il Pd (di Renzi) a mezzo stampa dicendo che, fosse stato per lui, «la legge sulla legittima difesa (fatta nel 2006 dal Pdl, ndr) andava bene com’era prima, non serviva cambiarla ora».

RESTA forte la sensazione che Renzi è tornato a terremotare il governo al grido «sono degli incompetenti, un anno così non andiamo avanti». Sottinteso: si vada presto alle urne. Al di là del merito (ieri si è inferocito anche per le norme sul telemarketing inserite nel ddl concorrenza) Renzi ripete che non si può galleggiare ancora a lungo nella palude. E anche nel governo ora c’è chi la pensa come lui: «Renzi deve accelerare sulla legge elettorale – spiega un viceministro che tifava per la fine naturale della legislatura – sfidando gli altri partiti ad adottare un sistema elettorale che garantisca governabilità. Se questa offerta fallisse, proponga un decreto legge per omogeneizzare al meglio le leggi attuali di Camera e Senato e si vada al voto a ottobre». Nell’attesa che qualcosa si muova anche su quel fronte (l’azzurra De Girolamo ha detto a un collega Pd: «Sul modello tedesco ci stiamo noi di FI, potremmo farlo e andare a votare»), resta il nodo della legge di Stabilità che Mattarella vuole mettere in sicurezza. «In Germania la approveranno dopo il voto e nel 2016 s’è fatta in un mese», la lapidaria risposta.