Mercoledì 24 Aprile 2024

Legge elettorale, M5S: sì a modello Berlino. "Andiamo a votare il 10 settembre"

"Così non scattano i vitalizi". Sul web 27mila sì, 1.500 contrari

Beppe Grillo (Ansa)

Beppe Grillo (Ansa)

Roma, 29 maggio 2017 - «Il proporzionale con un premio di governabilità può mettere d’accordo tutti». È Vito Crimi, senatore tra i più solidi del mondo stellato, a ribadire che il M5S vuole fermamente essere della partita nell’ultimo miglio che separa, ormai, dall’accordo sulla legge elettorale. Dal web ieri è arrivato il via libera della base: su 29mila iscritti, hanno detto sì in 27.473. I no sono stati solo 1.532. Un risultato che ha fatto gioire Grillo al punto di fargli prospettare le elezioni per il 10 settembre così da non far scattare i vitalizi per i parlamentari, ma il dato politico è che ora – forse per la prima volta nella storia parlamentare dei grillini – il Movimento siederà al tavolo con gli altri partiti per poter incidere direttamente sul progetto del nuovo sistema di voto. La strategia del leader Grillo, d’altra parte, non lascia spazio ad interpretazioni, vista la sua linearità: per restare all’opposizione c’è sempre tempo, meglio sedersi al tavolo per evitare che venga fuori un sistema elettorale anti grillino.

La base degli elettori 5 stelle, ieri ha votato sulla base di questo profilo: voto subito, niente coalizioni elettorali, proporzionale rigoroso sulla totalità dei seggi della Camera e soglia di sbarramento al 5%. Il Movimento chiede, al tempo stesso, che si rafforzino le prospettive di governabilità nel rispetto della Costituzione, aggiungendo cioè un premio di maggioranza per chi arriva alla soglia del 40% (anche se Roberto Fico, ieri, ha spiegato che non «è vincolante»). L’apertura è anche nei confronti di altri metodi di calcolo che incrementino comunque il numero dei seggi conquistabili. Spiegava, infatti, ieri, Luigi Di Maio: «Noi ci siamo sulla legge elettorale proprio per fermare eventuali inciuci che si stanno apparecchiando in queste ore fra i partiti morenti di questo Paese che provano a mettersi insieme per non morire; vogliamo che chi vince possa governare».

Per questo motivo, quando oggi il Movimento siederà al tavolo della trattativa, si farà promotore di alcuni ‘ritocchi’, visto che la proposta del Pd li convince appieno: «Laddove dovesse capitare che il numero di seggi vinti da un partito nei collegi uninominali eccedesse il numero dei seggi ottenuti nel riparto proporzionale, quest’ultimo deve prevalere», hanno infatti spiegato quelli del Movimento, come Toninelli, che masticano agevolmente di legge elettorale. Che significa: i grillini temono che il ‘disegno’ dei collegi uninominali possa risultare più ‘pesante’ rispetto a quello della parte proporzionale, arrivando fino a falsare, o addirittura «cambiare l’esito proporzionale del voto». E, proprio su questo punto, sono paradossalmente sullo stesso piano di Forza Italia. Il ragionamento è soprattutto legato alla ‘potenza di fuoco’ della Lega sul territorio del nord, così come ad alcuni feudi storici del Pd; su questo ‘bilanciamento del sistema’, dunque, i grillini si dicono pronti a fare le barricate. E comunque vada a finire, tutti i big stellati ci tengono a ribadire che il Movimento non cambierà le sue regole per ‘plasmarsi’ al meglio sul nuovo sistema di voto. Fatto, quest’ultimo, che potrebbe innescare una faida interna pesante, soprattutto per la conquista di alcuni collegi uninominali (il Lazio, per esempio), dove alcuni big potrebbero rischiare non solo di essere sconfitti nell’uninominale, ma addirittura di ritrovarsi fuori del tutto se non posizionati al livello giusto nel listino proporzionale.

SECONDO quanto circola nelle ultime ore – e sempreché la trattativa finale vada a buon fine – nei collegi uninominali saranno inseriti i candidati più votati di sempre (Di Battista, per dire). Unico neo, la necessità di accelerare sul programma. E, soprattutto, sulla scelta di una classe dirigente capace di rendere il ‘sogno’ di governo grillino una realtà.