Venerdì 19 Aprile 2024

L'indecenza in cattedra

E NOI che cercavamo tra i piloni di cemento dei palazzi di periferia. Tra i faldoni degli appalti pubblici. Tra le buste che girano di mano in mano per accelerare una licenza. Facevamo bene. Ma non era tutto lì. Il maggiore flusso dell’italica corruzione sta nei templi del sapere, dove un giovane entra ‘sig.’ ed esce ‘dott.’. Dove nasce l’Italia del domani. Insomma nelle Università. E’ stato un pugno alla Cassius Clay quello che Cantone, il presidente dell’anticorruzione, ha assestato davanti a una platea universitaria. Ovvio che per quanto generalizzato, il fenomeno non riguarda tutto e tutti, e che in questo caso non girano mazzette, ma soprattutto cattedre. Il che forse è pure peggio. Io ne do una a te, tu ne dai un a me, o a mio figlio. Sapere è potere. E potere è danaro. Vecchia storia, intendiamoci, se si vanno a vedere gli alberi genealogici delle facoltà. Del resto, basta guardare con attenzione l’elenco degli insegnamenti per capire che lo scambio di favori, le connivenze hanno fatto meglio di Nostro Signore che ha moltiplicato solo pani e pesci: se una volta a Giurisprudenza esisteva, ad esempio, il corso di diritto pubblico, oggi se ne possono trovare di ogni tipo: istituzioni di diritto 1, istituzioni di diritto 2-3-4…, lineamenti di diritto, accenni di diritto, diritto pubblico ma non troppo... Non parliamo poi di medicina dove a ogni organo del corpo corrisponde una decina di docenze. Certo, spesso coprono la meritevole specializzazione che la scienza ha coltivato. Ma l’impressione è che in qualche università ci siano più cattedre che malattie. 

CANTONE dice che la riforma Gelmini ha peggiorato le cose vietando la convivenza nella stessa facoltà di persone della medesima famiglia. Ma l’idea era buona, anche se poi hanno trovato l’antidoto, cercando (o pagando) un amico che da una mano in un altro corso. Un amico, o un partito, ovviamente. Perché come sappiamo bene, soprattutto in medicina, dal baronato siamo passati alla tessera. Con risultati non sempre esaltanti. Ovvio che questi meccanismi e la stretta degli ultimi anni che limita posti e concorsi, spingano molti ‘ non spinti’ d andare a cercare gloria e lavoro all’estero. Così capita che il talento emigri e il corrotto salga in cattedra. Un altro caso, in toga e tocco, di pubblica indecenza.