L'Italicum da oggi è legge. Ecco come funziona

Nonostante l'entrata in vigore 'differita' (fu approvato nel maggio 2015) resta ampio il fronte politico che vuole modificarlo

Maria Elena Boschi festeggia per l'approvazione dell'Italicum (Ansa)

Maria Elena Boschi festeggia per l'approvazione dell'Italicum (Ansa)

Roma, 1 giugno 2016 - L’Italicum è legge dello Stato solo da oggi, eppure già un ampio fronte politico (centristi di Ncd, sinistra, Forza Italia, partiti minori) vuole modificarlo, compresi esponenti politici della stessa maggioranza che sorregge il governo e appoggia Renzi nel Pd. L’obiettivo principale delle modifiche riguarda, in sostanza, il passaggio dall’attribuzione del premio di maggioranza (54%) dalla lista, come è previsto oggi nella legge, a una coalizione di partiti. Questo chiedono i centristi di Ncd e altre forze politiche minori, ma anche Forza Italia, mentre la minoranza dem chiede di più: abbandonare del tutto l’Italicum per ripristinare il Mattarellum. Ma l’Italicum da oggi c’è: meglio capire cos’è e come funziona.

 

L’APPROVAZIONE DELL’ITALICUM (MAGGIO 2015)

La nuova legge sul sistema di voto (la terza riforma elettorale, in Italia, da quando esiste la Repubblica, dopo il proporzionale puro della I Repubblica e, nella II, il Mattarellum e il Porcellum, dichiarato incostituzionale dalla Consulta il 14 gennaio 2014) è stata approvata in via definitiva dal Parlamento oltre un anno fa, il 4 maggio del 2015, ed è entrata in vigore ufficialmente non con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, il 6 maggio del 2015, ma, con una singolare entrata in vigore ‘differita’ dal I luglio 2016. Se, per ipotesi, nel corso dell’ultimo anno fosse caduto il governo e il Capo dello Stato avesse dovuto sciolto le Camere, non si sarebbe votato con l’Italicum, ma con la legge ‘di risulta’ ricavata dalla sentenza della Consulta che bocciò il Porcellum, un proporzionale corretto da soglie di sbarramento diverse tra Camera e Senato.

 

L’ENTRATA IN VIGORE ‘DIFFERITA’ (LUGLIO 2016)

La clausola di salvaguardia disponeva che “le disposizioni per l’elezione della Camera dei Deputati decorrono dal I luglio 2016”. Nel dibattito, anche acceso, che si svolse l’anno scorso al Senato sulla data di entrata in vigore della legge, i fautori della necessità di fissare una data ‘successiva’ alla approvazione definitiva della legge legavano l’Italicum alla riforma costituzionale, sostenendo che solo a luglio del 2016 il ddl Boschi sarebbe stato sicuramente approvato. Il collegamento tra Italicum e riforma costituzionale era dunque dettato dal fatto che il nuovo sistema di voto riguarda solo l’elezione della Camera dei deputati e che la riforma Boschi elimina l’elezione diretta dei senatori, i quali verranno eletti con un (complicato) sistema ‘mix’ tra elezione diretta popolare (nelle Regioni) e indicazione da parte dei relativi consigli regionali. L’accordo finale trovato, dopo una ferma ‘resistenza’ da parte della maggioranza del Pd e del governo, fu raggiunto ai primi di gennaio 2015, con la vittoria di un asse trasversale che vedeva uniti la minoranza Pd, gli alleati di governo del Pd (Ncd) e gran parte delle forze di opposizione, tra cui Forza Italia. Accordo che, appunto, ha portato alla entrata in vigore ‘differita’ dell’Italicum.

 

COME E PERCHE’ E’ NATO L’ITALICUM (2014-2015)

L’Italicum è la prima legge elettorale della storia italiana nata ‘in vitro’ e cioè partorita, originariamente, da un politologo (il professor Roberto D’Alimonte, che insegna all’Università Luiss di Roma) e, solo successivamente, sistemata e cambiata da due attori politici: Denis Verdini – all’epoca coordinatore nazionale di Forza Italia – e Lorenzo Guerini, ancora oggi vicesegretario del Pd di Renzi. Pensato e scritto come figlio del ‘patto del Nazareno’ (il patto politico sulle riforme, costituzionale ed elettorale, che vide il 18 gennaio 2014 l’incontro, nella sede del Pd, il Nazareno, tra il premier e segretario del Pd, Renzi, e il leader di Forza Italia, Berlusconi), l’Italicum voleva stringere tra le due forze politiche principali del Paese (Pd e FI) a capo dei due schieramenti classici, centrosinistra e centrosinistra, un ‘patto di sistema’ sulle riforme.

Patto che, ovviamente, escludeva dall’accordo il M5S di Grillo, oltre che altre forze politiche minori di centrodestra e di sinistra. Ma quel patto – stipulato a gennaio 2014 - fu rotto e ‘denunciato’ dallo stesso Berlusconi un anno dopo quando il centrosinistra elesse con i suoi voti il nuovo Capo dello Stato, Sergio Mattarella (febbraio 2015) e, dunque, l’Italicum venne discusso e approvato, in entrambi i rami del Parlamento, con i voti della maggioranza che ancora oggi sostiene il governo Renzi (Pd+Ncd+Udc+Psi+Cd) e venendo modificando, in sue parti sostanziali, in corso d’opera.

L'accordo iniziale Pd-FI prevedeva un sistema proporzionale corretto, si basava sulla presentazione di coalizioni e attribuiva il premio di maggioranza del 15% nel caso una delle coalizioni superasse il 35% dei consensi, con un tetto massimo al 55%. Nel caso in cui nessuna coalizione avesse raggiunto la soglia del 35%, si sarebbe dovuto effettuare un turno di ballottaggio tra le due coalizioni più votate per assegnare un bonus che consentisse alla coalizione vincente di superare il 50% dei seggi alla Camera. Erano inoltre previste due soglie di sbarramento per l’ingresso in Parlamento: al 5% per i partiti in coalizione e all’8% per le forze o liste politiche autonome. I collegi elettorali, nella prima stesura, erano plurinominali e di struttura medio-piccola: ogni partito presentava liste di tre-sei candidati. Inoltre, non era prevista la possibilità di scelta da parte degli elettori (le cosiddette “liste bloccate”).

 

LE DIVERSE STESURE DELL’ITALICUM (‘1.0’ E ‘2.0’)

A seguito delle numerose contestazioni ricevute dagli altri partiti di maggioranza, la proposta di legge iniziale è stata modificata prima di essere presentata in Parlamento. La seconda stesura, concordata, solo telefonicamente, tra Renzi e Berlusconi, prevedeva alcune correzioni sulle soglie ma non alla filosofia della legge: la soglia di accesso al premio di maggioranza passava dal 35% al 37% e la soglia di sbarramento per i partiti in una coalizione scendeva al 4,5%. La legge così formulata è stata approvata una prima volta alla Camera il 12 marzo 2015 con 365 voti favorevoli, 156 contrari e 40 astenuti: ovviamente, non dettava norme sul Senato nella prospettiva della sua abrogazione.

La nuova e ultima versione dell’Italicum, tanto rivoluzionata rispetto alla prima da essere ribattezzata “Italicum 2.0”, è stata invece approvata dal Senato il 27 gennaio 2015 con il sostegno determinante dei voti di Forza Italia dato che la minoranza del Pd era uscita dall’aula. Ritornata per la seconda volta alla Camera, per l’ultimo voto di fiducia, la riforma elettorale è stata approvata in via definitiva il 4 maggio 2015: al momento del voto finale i partiti di opposizione sono usciti dall’aula, in segno di protesta perché il governo aveva messo la fiducia sulla legge elettorale (caso, in effetti, unico nella storia repubblicana e con un solo precedente: la cosiddetta ‘legge truffa’ del 1953, mai entrata in vigore) mentre la minoranza del Pd riconfermava il suo no alla legge uscendo dall’aula al momento del voto o votando contro in aula. La legge è stata infine promulgata da Mattarella il 6 maggio 2015, è entrata in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma appunto con un entrata in vigore ‘differita’ al I luglio 2016 al fine di attendere il compiersi dell’iter della riforma costituzionale.

 

COME FUNZIONA L’ITALICUM

L’Italicum è un sistema di base proporzionale con una soglia di sbarramento unico, fissato al 3%, ma corretto da un premio di maggioranza che scatta per il partito (tecnicamente detto ‘lista’) più votato, al primo turno, se supera il 40% dei voti validi, e con possibile ballottaggio tra i due partiti (‘liste’) più votati se nessuno supera quella soglia. In entrambi i casi, primo o secondo turno, il premio di maggioranza assicura al partito o ‘lista’ vincente il 55% dei seggi in Parlamento (Camera dei Deputati), e cioè 340 seggi. Oltre alla soglia di sbarramento fissata al 3% le altre norme previste dalla legge riguardano le liste, che sono parzialmente ‘bloccate’: in ognuno dei 100 collegi in cui è diviso il territorio italiano, i capilista (che possono candidarsi anche in 10 collegi: fenomeno detto delle ‘pluricandidature’, con possibilità di scelta su quale collegio essere eletti) vengono eletti immediatamente, mentre per tutti gli altri candidati valgono le preferenze (e cioè l’ordine di gradimento libero degli elettori), rispettando l’obbligo di alternanza di genere, quella uomo-donna, pena l’invalidità. Ma vediamo, in sintesi, i punti principali della legge elettorale.

 

PREMIO DI MAGGIORANZA

L’Italicum è un sistema di base proporzionale che assegna un premio di maggioranza (54% e cioè 340 seggi su 618) alla lista che supera il 40% dei voti. Se nessun partito raggiunge tale percentuale, si svolge un secondo turno tra le due liste più votate per l’assegnazione del premio della stessa consistenza (54%). I partiti perdenti si ripartiscono i 278 seggi rimanenti sulla base della percentuale proporzionale dei voti presi. Altri 12 deputati sono eletti nelle circoscrizioni Estere, come oggi, per ottenere il totale definitivo di 630 seggi (340+278+12=630).

 

SBARRAMENTO AL 3%

Entrano alla Camera dei deputati tutti i partiti che abbiano superato la soglia del 3% sul piano nazionale.

 

I 100 COLLEGI

L’assegnazione dei seggi della Camera avviene proiettando le percentuali dei partiti ottenuti a livello nazionale su 100 collegi: in ognuno di essi sono eletti 6-7 deputati (liste corte). In totale, da 10 a 100 sono i capilista eletti su liste bloccate mentre da 240 a 330 risultano i deputati eletti solo con le preferenze.

 

PREFERENZE E CAPILISTA

Nei 100 collegi ciascun partito presenta una lista di 6-7 candidati: il capolista è bloccato (cioè è eletto automaticamente se scatta il seggio) mentre le preferenze valgono solo per gli altri candidati in lista a partire dal secondo. Il partito che vince le elezioni può riuscire ad eleggere, in ciascun collegio, due o tre candidati, mentre i partiti che perdono solo uno.

 

VOTO DI GENERE

L’elettore può esprimere due preferenze, la seconda sia di genere diverso dalla prima. Se le due preferenze sono per candidati dello stesso sesso, la seconda viene annullata. Le liste devono esser composte in modo da alternare un uomo ad una donna. Nell'ambito di ogni circoscrizione (Regione) i capilista di un sesso non possono essere superiori al 60% del totale.

 

MULTICANDIDATURE

E’ possibile, in base alla legge, che un candidato si presenti in più collegi, fino ad un massimo di 10.

 

SCHEDA

La scheda elettorale vedrà a fianco del simbolo di ciascun partito il nome del capolista bloccato, e due spazi dove scrivere le due eventuali preferenze.

 

TRENTINO ALTO ADIGE - VALLE D’AOSTA

In Trentino Alto Adige e nella Valle d’Aosta si vota con i collegi uninominali, come era già con il Mattarellum

 

ERASMUS

Potranno votare per corrispondenza i cittadini italiani che si trovano all’estero per almeno tre mesi o per motivi di studio (per esempio l’Erasmus), per lavoro o per effettuare cure mediche. Area degli allegati