Elezioni Sicilia, Berlusconi esulta: vincono i moderati

Musumeci governatore. Il gelo degli alleati: era il nostro candidato. Il Cavaliere rilancia la partita sulla leadership Elezioni regionali Sicilia, Musumeci: è un risultato nazionale Di Maio cancella il confronto tv con Renzi. "Il Pd è defunto"

Salvini, Meloni e Berlusconi in Sicilia (Ansa)

Salvini, Meloni e Berlusconi in Sicilia (Ansa)

Roma, 7 novembre 2017 - Giorgia Meloni tenta subito di appropriarsi del risultato in Sicilia facendo leva sull’origine destra destra del neo governatore Nello Musumeci, ma Berlusconi idealmente le dice: giù le mani dalla vittoria. In un video su Facebook rivendica la natura moderata del successo conseguito in Sicilia: «È la vittoria dei moderati che credono nella possibilità di un futuro migliore». Mette il suo timbro sotto l’exploit della coalizione nella regione, ostentando una enorme soddisfazione per la performance del suo partito. «Il grande risultato di Forza Italia ha reso possibile il successo del centrodestra unito. Noi abbiamo impedito che la regione cadesse in mano a M5S, a chi cioè non ha mai realizzato nulla». 

 

Elezioni regionali Sicilia, Musumeci: è un risultato nazionale

Però sotto sotto non è così appagato dei dati reali usciti dalle urne. I bagni di folla ricevuti nei quattro giorni passati nell’Isola – dove aveva dato fondo al tradizionale bagaglio elettorale di lusinghe e promesse – lo avevano illuso. Si attendeva ben altro plebiscito. Certo, l’impegno profuso nel rush finale della scorsa settimana ha prodotto un 16,4% di consensi di tutto rispetto: bene o male è quasi il triplo di quanto hanno raccolto da Salvini e Meloni insieme. Ma già i sondaggi di settembre – ben prima che lui si buttasse nell’agone – davano FI su cifre analoghe. Facendo leva sulle alte percentuali di popolarità di cui gode che sfiorano il 30% il Cavaliere pensava di muovere consensi, di portare il partito «almeno» attorno al 20%. Invece l’asticella è restata lì, dove l’avevano fissata i calcoli basati sulla forza del brand e dei notabili locali. Di qui la delusione che si respira in queste ore ad Arcore per quello che poteva essere e non è stato.

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Non basta. Bisogna fare i conti anche con il fatto più squisitamente politico. E cioè la vittoria di un candidato di destra che inevitabilmente rischia di sbilanciare da quella parte l’alleanza. «Non è vero che si vince al centro – è lesta a spiegare la Meloni – vince la destra coerente. Siamo contenti di aver convinto tutta la coalizione a convergere su Nello». Già il Cavaliere soffre lo scenario aperto dal voto – il duello cioè con M5S piuttosto che con il Pd di Renzi – figuriamoci se gli fa piacere spostare la linea dello scontro sul terreno dei grillini come propone la leader di Fd’I, che cerca di portare all’incasso anche l’ottima gara della sua candidata, Monica Picca a Ostia. Ragion per cui il Cavaliere si sente in dovere di intervenire a stretto giro per ribaltare la lettura: è una vittoria mia e del mio partito, unico vero baluardo contro i pentastellati. «I siciliani hanno accolto il mio appello. Il centrodestra moderato è la sola vera alternativa al pericolo che il nostro Paese cada in mano al ribellismo, al pauperismo, al giustizialismo». 

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Per evitare altri «travasi di sangue» il Cavaliere è intenzionato a bloccare con le buone o con le cattive la candidatura nel Lazio del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, candidatura sponsorizzata da Salvini. Nessuna voglia, insomma, di esportare il «modello Sicilia» nel resto d’Italia come chiede la Meloni. Che s’intesta gran parte del 5,6% ottenuto dalla lista comune con il leader leghista suscitandone l’irritazione. «Speriamo sappia replicare il risultato i prossimo anno a livello nazionale», dicono i fedelissimi del Matteo milanese. Gli exit poll erano stati generosi: l’operazione Sud non è decollata. Lui però assicura: «Sempre più convinto della mia scelta di offrire a tutti i 60 milioni di italiani la nostra proposta politica fondata sull’onestà, la concretezza e buona amministrazione». Per poi spostare l’attenzione su un «dato certo» dei risultati. «Renzi e Alfano a casa». 

Di Maio cancella il confronto tv con Renzi. "Il Pd è defunto"

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