Martedì 23 Aprile 2024

Elezioni comunali 2017, il basso profilo del Pd

Niente primarie e roccaforti in bilico, come Genova e L'Aquila. Il centrosinistra punta ai ballottaggi

Luca Lotti chiude la campagna di Eva Uccella, a Rignano sull'Arno (Ansa)

Luca Lotti chiude la campagna di Eva Uccella, a Rignano sull'Arno (Ansa)

Roma, 10 giugno 2017 - «ANIMO, ragazzi! Si vota con il doppio turno, il ballottaggio e c’è pure il voto disgiunto! È il nostro sistema elettorale!». Al Nazareno, dopo il voto che ha affondato il sistema tedesco, cercano di metterla sull’ironia, ma non è facile. Domani ci sono le elezioni amministrative, primo turno. Vanno al voto oltre mille comuni: 26 capoluoghi di provincia (tra questi Monza, Padova, Parma, Piacenza, Verona, Taranto) di cui quattro anche capoluoghi di regione (Palermo, Genova, L’Aquila e Catanzaro). Dopo la sconfitta alle Regionali del 2015 (persa la Liguria) e la doppia batosta alle comunali del 2016, quando riuscì a perdere due grandi città simbolo come Roma e Torino, il Pd ha tenuto un profilo basso, da ‘non’ campagna elettorale. Renzi, in pratica, non è andato in nessuna delle città al voto anche perché molti candidati non lo hanno voluto di fianco.

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LA CAMPAGNA elettorale si è svolta praticamente tutta sui ‘territori’ ed è stata messa in mano ai dem locali, tranne qualche big nazionale interessato ai suoi feudi locali (Orlando in Liguria). In teoria, il Pd non è messo malissimo. Al Nazareno sono convinti che, a eccezione di Taranto, i candidati dem, spesso in formula da vecchio centrosinistra (Pd+Mdp+liste civiche) e in alcuni casi con l’aggiunta del movimento di Giuliano Pisapia, andranno al ballottaggio. Ma se il Pd perdesse roccaforti fino a ieri inespugnabili (Genova e L’Aquila), sarebbero guai. Da notare che, sui 26 capoluoghi al voto, le primarie si sono svolte solo in quattro (Como, L’Aquila, Parma e Verona) rispetto alle 16 del 2012. Ma ecco le principali sfide che attendono il Pd.

Genova. L’uomo che prova a mantenere la città in mano al centrosinistra è Gianni Crivello: assessore della giunta Doria, il sindaco ‘arancione’ che ha deciso di passare la mano, è un ex esponente di Sel, a mezzadria con l’attuale Mdp, che il Pd ha dovuto subire perché paralizzato da anni dalla lotta tra potentati locali duri a morire (Burlando e Paita). Se la deve vedere con un centrodestra forte, unito e aggressivo.

Verona e Padova. Nella città in cui l’ex sindaco, Flavio Tosi, candida la compagna, Patrizia Bisinella, in odio alla Lega, il Pd schiera Orietta Salemi: divisa dal resto della sinistra, non toccherà palla. A Padova, invece, storia da libro Cuore: il candidato del centrosinistra, Sergio Giordani, ha avuto un infarto e lotta dall’ospedale, ma non si è ritirato. La partita sembra però saldamente in mano all’ex sindaco Bitonci (Lega), prima sfiduciato e poi ricandidato con tutto il centrodestra unito. Parma e Piacenza. La città del sindaco uscente Federico Pizzarotti vede un debole candidato di centrosinistra, il prodiano Paolo Scarpa, ma al Pd, se Pizzarotti rivince, va benissimo. A Piacenza è il caos: il candidato indipendente del Pd, Paolo Rizzi, ha rotto i ponti con Mdp, che qui conta sul richiamo di Bersani e presenta un suo candidato anti Pd.

L’Aquila. Finita l’epoca Cialente, sindaco dem di sinistra che ha gestito terremoto e ricostruzione, il Pd punta su Americo Di Benedetto: presidente della società che gestisce la rete idrica cittadina, ha vinto, di misura, le primarie. Ma il candidato di centrodestra, Pierluigi Biondi, è assai tosto.

Taranto. Nella città dell’ex sindaco-sceriffo e pluri inquisito Giancarlo Cito, che schiera il figlio Mario, il Pd sta con Ap e schiera il candidato Rinaldo Melucci, privo di chance. Catanzaro. Il padrone della città, Sergio Abramo (Forza Italia), va verso la sua quarta riconferma e di certo non lo fermerà il candidato del centrosinistra, Enzo Ciconte (Pd+Udc).

Palermo e Trapani. A Palermo non c’è storia: il sindaco uscente, Leoluca Orlando, sta per ridiventarlo per la quinta volta in trent’anni, come fosse eterno. Il Pd si è dissolto in una lista, Democratici e Popolari, dove corre con Ap, Udc e altri, rinunciando a nome e simbolo perché ridotto male. A Trapani, invece, i recenti guai giudiziari dei due candidati di centrodestra, Girolamo Fazio e Antonio D’Alì, ridanno speranze al candidato del centrosinistra, Piero Savona.

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