Elezioni, Maroni verso l'addio in Lombardia. Silvio spariglia: può fare il premier

Il leader della lega frena. Oggi il governatore scioglie le riserve Elezioni regionali, Maroni verso la rinuncia. Salvini: dispiaciuto, Fontana adatto a ruolo

Roberto Maroni (Ansa)

Roberto Maroni (Ansa)

Milano, 8 gennaio 2018 - Roberto Maroni verso la rinuncia alla ricandidatura alla presidenza della Regione Lombardia alle elezioni del 4 marzo. Sono i leader di FI, Lega e FdI Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, nella nota di ieri al termine del vertice del centrodestra ad Arcore sulle elezioni politiche, a svelare l’ormai probabile passo indietro del governatore lumbard : «Per quanto riguarda la Lombardia, se davvero il presidente Maroni per motivi personali non confermasse la disponibilità alla ricandidatura, verrebbe messo in campo un profilo già comunemente individuato».

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Maroni non commenta e rimanda la comunicazione della sua scelta alla riunione della Giunta regionale di oggi alle 11 e alla conferenza stampa convocata alle 12. Una domanda, intanto, sorge spontanea: perché Maroni ha intenzione di non ricandidarsi? I sondaggi lo danno in vantaggio sul rivale del Pd Giorgio Gori e il traino delle elezioni politiche nello stesso giorno delle regionali potrebbe favorirlo. Eppure Maroni è pronto a fare un passo indietro. Il governatore punterebbe a tornare a Roma. È già stato ministro, dell’Interno e del Lavoro, sempre con Berlusconi premier, potrebbe tornare a ricoprire un incarico governativo in caso di vittoria del centrodestra alle Politiche. E se la Lega fosse sopra FI il 4 marzo, Berlusconi potrebbe aprire a Maroni come candidato premier tra gli azzurri, a meno che non spunti un improbabile outsider. Nessuno dei nomi esaminati finora convince e Berlusconi è ancora incandidabile.

Salvini, però, la pensa diversamente. Il leader della Lega ha già messo «Salvini premier» sul simbolo elettorale e da anni i suoi rapporti con «Bobo» sono tesi. Questione di linea politica e di rapporto personali: Maroni non ha mai condiviso fino in fondo la svolta nazionale della Lega voluta da Salvini, tanto che la battaglia più visibile del suo mandato in Regione è stata quella sul referendum, stravinto, su una maggior autonomia per la Lombardia. Sono lontani, ormai, i tempi (era il giugno 2012) in cui Maroni, allora segretario del Carroccio dopo gli scandali legati a Umberto Bossi, passava il testimone a Salvini. I rapporti tra Matteo e Bobo sono peggiorati dopo l’accordo tradito, secondo Maroni e Flavio Tosi, sul gioco di squadra nella Lega: Salvini avrebbe dovuto continuara a fare il segretario e l’ex sindaco di Verona doveva diventare il candidato premier della Lega.

Nel centrodestra, intanto, il toto-governatore lombardo è già partito: in pole position come successore di Maroni c’è Attilio Fontana, 65 anni, ex sindaco di Varese e leghista di lungo corso. In FI, però, sperano che alla fine la spunti l’azzurra Mariastella Gelmini, deputata ed ex ministro.