Elezioni 2018, i mercati votano Berlusconi-Renzi. E la Fornero loda Silvio

Non solo l'ex direttore Economist: gli investitori vogliono le larghe intese

Matteo Renzi e, sullo sfondo, Silvio Berlusconi (ImagoE)

Matteo Renzi e, sullo sfondo, Silvio Berlusconi (ImagoE)

Roma, 11 gennaio 2018 - "Berlusconi è diventato più saggio e conosce bene la realtà economica" (Elsa Fornero). "Tra Berlusconi e Di Maio scelgo il primo. La politica è un fatto di governabilità, non di morale" (Eugenio Scalfari). "E se Silvio finisse per essere il salvatore dell’Italia?" (Bill Emmott). C’erano una volta i nemici di Silvio Berlusconi, quelli che lo ritenevano inadatto a governare. Ora invece, con le elezioni italiane alle porte e una legge elettorale che difficilmente consegnerà al Paese una maggioranza stabile, in molti cambiano opinione: meglio le larghe intese, pure con Berlusconi, di un governo monocolore M5S.

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Una soluzione, la della Grosse Koalition all’italiana, che trova consenso in Europa, sui mercati e tra gli analisti. Gli svizzeri di Ubs rilevano che la soluzione più gradita sarebbe una coalizione centrista, con Pd e Forza Italia, magari ancora con Gentiloni alla guida o un tecnico. Così come Jp Morgan, dall’osservatorio di Londra, ritiene le larghe intese lo scenario più probabile dopo il voto di marzo. Con, appunto, Silvio Berlusconi in prima linea. Riavvolgendo il nastro, ieri è stato l’ex ministro del Lavoro nel governo Monti, artefice della tanto discussa riforma delle pensioni, a ‘sdoganare’ il Cavaliere. La professoressa Fornero voterà Emma Bonino, dice, ma "Berlusconi, sia per l’esperienza di governo che ha avuto, sia per l’esperienza di imprenditore, conosce bene la realtà economica, e sa distinguere tra le cose che sono possibili e quelle che sono nel migliore dei casi delle battute buttate lì". Se non è un endorsement, poco ci manca: "Invecchiando, è diventato più saggio di quanto forse non sia stato come uomo di governo". E quindi, si augura la Fornero, il Paese dovrebbe essere "messo nelle mani di persone sagge, magari raccogliendole da partiti diversi e da partiti che oggi non si guardano molto".

La sensazione della Fornero non è isolata, in realtà. E non solo tra gli osservatori come Scalfari, che preferisce larghe intese Pd-Berlusconi all’ascesa dei 5 Stelle, o l’ex Economist Emmott che ora reputa il Cavaliere meno ‘unfit’, inadatto, a governare. Su un’alleanza post voto tra centrodestra e centrosinistra scommettono per esempio i mercati finanziari e gli analisti europei, in chiave stabilità. Lo fa la banca d’affari Jp Morgan: al 60%, stimano da Londra, si creerà un governo di larghe intese, rassicurante per i mercati e per gli alleati. Solo il 15% delle probabilità per un voto bis – non auspicabile. Perché, come spiega Carlo Benetti di Gam Italia Sgr, l’unico scenario che davvero potrebbe turbare i mercati e produrre una volatilità incontrollata, un allargamento degli spread, «è quello di un governo o di una coalizione esplicitamente anti establishment e anti euro e percepito con una scarsa disciplina fiscale». La condizione vera, aggiunge Benetti, è che continui la congiuntura positiva che al momento sta tenendo ben distinte politica ed economia.

Certo, pur caldeggiando le larghe intese, non tutti hanno proprio cambiato idea su Berlusconi. Così Tobias Piller, corrispondente da Roma della tedesca Faz, merkeliano convinto: "Sicuramente in Germania e in Europa in generale si tifa affinché l’Italia abbia una guida pro Ue". E Berlusconi? "L’opinione all’estero non cambia così velocemente. D’altra parte, anche Renzi dice di essere il più europeista e poi rivendica “io ricatto l’Europa”". Proprio come faceva Berlusconi, nota maliziosamente Piller...