Mercoledì 24 Aprile 2024

Di Maio corre da premier. La rabbia degli ortodossi: "Sarà il padrone assoluto"

Il delfino di Grillo fa tremare la minoranza pentastellata. Candidature, Fico ci pensa

Luigi Di Maio (Ansa)

Luigi Di Maio (Ansa)

Roma, 17 settembre 2017 - La commedia dell’investitura a leader di Luigi Di Maio ieri ha aggiunto un nuovo tassello alla sua narrazione finale. Di Maio ha accettato di correre per le politiche con addosso la maglietta da candidato premier, come lui stesso ha annunciato in un lungo post su Facebook: «Quando il Movimento 5 Stelle è diventato la prima forza politica del Paese hanno avuto paura e hanno iniziato a combatterci con tutto il potere mediatico e politico che avevano a disposizione. Siamo ancora qui, più forti di prima. E ora dobbiamo completare l’opera: andiamo a Palazzo Chigi e facciamo risorgere l’Italia». Nel post ripercorre l’ascesa politica «iniziata 10 anni fa, l’8 settembre del 2007» con una citazione di Gandhi («Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono»), ricordando che all’inizio «credevamo che bastasse proporre alla politica progetti validi per essere ascoltati. Ma ci hanno ignorati. Per questo abbiamo deciso di entrare nelle istituzioni dall’opposizione per far conoscere al Paese il loro indegno modo di gestire la cosa pubblica».

Al momento il prescelto da Grillo, ma soprattutto da Davide Casaleggio (che ieri sera non si è presentato a Milano alla chiusura del tour M5s), è l’unico in corsa per le primarie (c’è tempo fino alle 12 di domani), ma già nelle prossime ore è prevista la discesa in campo anche di altri personaggi (forse anche Roberto Fico) se non altro per salvare la forma della consultazione, mantenendo intatta la sostanza. D’altra parte, le primarie sono aperte anche agli indagati purché coinvolti in fatti non gravi, e a condizione che lo dichiarino apertamente. Critici gli esponenti dell’ala ortodossa.

Il deputato Luigi Gallo attacca: «Dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo al Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio. A voi i commenti! Tutti gli iscritti devono sapere quali sono i poteri del capo politico poco definiti dal regolamento interno». Segue un elenco delle prerogative che potrebbero andare ad appannaggio di Di Maio: potrà anche «indire le votazioni in rete, scegliere i temi da mettere in votazione e definire le regole per le candidature». Ma su questo, giurano dentro il M5s, tutto resterà più o meno come adesso. «Tanto Luigi farà solo quello che dicono Davide e Beppe, mica penserete che potrà fare come gli pare?». Ecco, le candidature. Un vero nervo scoperto dentro le fila dei deputati e dei senatori, molti dei quali temono che per loro possa scattare una sorta di epurazione proprio perché contrari alla linea Di Maio e vicini agli ortodossi di Fico.

Nell'ala vincitrice il mantra che viene ripetuto è quello di far entrare in Parlamento «tante, tantissime facce nuove» per dimostrare la validità di uno dei cardini politici del Movimento: gli eletti «sono solo portavoce delle scelte della Rete». Gianroberto Casaleggio, d’altra parte, lo ripeteva sempre: «I parlamentari non devono occuparsi delle leggi, quelle le scriverà la Rete». Anche Riccardo Nuti, allontanato dopo l’inchiesta sulle firme false a Palermo, aveva chiosato amaro: «Nuti indagato? Sospeso. Altri parlamentari M5S indagati? Non sospesi. Raggi indagata? Non sospesa. Di Maio indagato? Non sospeso e premier».