Di Maio dilettante in Medio Oriente. Bussa a Gaza e scopre che è chiusa

Il leader del Movimento 5 Stelle s’indigna, Israele gli spiega: Gaza è controllata da Hamas

Di Maio a Gerusalemme (Facebook/Ansa)

Di Maio a Gerusalemme (Facebook/Ansa)

Roma, 11 luglio 2016 - Il viaggio in Israele doveva servire ad «accreditare» la sua leadership a livello internazionale. Perché Luigi Di Maio, candidato premier in pectore del Movimento 5 Stelle, in questa fase si gioca tutto. E, quindi, eccolo lo storytelling stellato su Facebook: Di Maio in Palestina nel villaggio di Bil’in in camicia bianca stile renziano; Di Maio a Hebron in giacca e cravatta blu istituzionale col sindaco Daoud Zatari; Di Maio sempre in giacca e cravatta (tendente al rosso) al cimitero delle vittime israeliane del terrorismo. Ma, nello scacchiere mediorientale, tre post (con foto, ovvio) su Facebook non bastano. Detto fatto. Così Di Maio – con la delegazione pentastellata composta dal deputato Manlio Di Stefano e la senatrice Ornella Bertorotta – butta lì qualche ricetta di buonsenso per risolvere la questione arabo-israeliana, tipo «la politica dei muri va superata». Bella scoperta si cinguetta su Twitter: «Ci mancavano solo le frasi da Bar Sport».  Le due fazioni, del resto, si fanno la guerra dal 1948, anno di nascita dello stato d’Israele, ma per Di Maio sembra tutto facile quasi quanto postare una sua frase ad effetto sui social network. Così, ieri, l’ingresso negato nella Striscia di Gaza non gli è andato giù. E via con una delle sue dichiarazioni: «Israele ci vieta di entrare a Gaza. Un brutto segnale per la pace», ha detto piccato.

M5S, Di Maio denuncia: "Israele ci vieta di entrare a Gaza"

Forse il vicepresidente della Camera non sa che entrare a Gaza è un’impresa non facile (venne bloccata anche una delegazione di Podemos). O forse non ricorda le ripetute guerre nella Striscia di Gaza che, solo nel 2014, hanno causato più di 2mila vittime, il 71 per cento civili (fonte Amnesty International). Tant’è che l’ambasciata di Israele, tramite il suo portavoce a Roma, Amit Zarouk, tenta di fargli presente che si trova in una zona «calda»: «La Striscia di Gaza è controllata dall’organizzazione terroristica di Hamas che è un’entità ostile ad Israele. E l’ingresso da Israele a Gaza e viceversa deve coinvolgere permessi specifici e speciali che sono soggetti a considerazioni di sicurezza». Una gaffe non da poco, considerato che l’invito in Medio Oriente per Di Maio era proprio arrivato dall’ambasciata israeliana a Roma. Considerando, poi, i pregressi, la figuraccia rischia di diventare un boomerang. Il viaggio da futuro statista, infatti, avrebbe dovuto evitare «sbilanciamenti» pericolosi sull’una o l’altra posizione, soprattutto per far dimenticare le frasi antisioniste di Beppe Grillo. 

«Israele è come Attila: dove gli israeliani sono passati, nessun palestinese crescerà», disse qualche tempo fa. Tant’è che i fan del comico sul blog e nelle pagine Facebook si spinsero (era il 2012) a paragonare Israele «alla Germania nazista, assassini che uccidono in modo indiscriminato donne e bambini». Non contenti, i grillini, rincararono la dose. E un anno dopo il deputato M5S Paolo Bernini disse senza mezzi termini che «il sionismo è una piaga». Viste le premesse, Di Maio avrebbe dovuto «rimediare». E, invece, l’altro ieri con sicurezza dettava la linea: «Se il Movimento 5 Stelle va al governo riconoscerà lo Stato Palestinese». Oggi il vicepresidente della Camera sarà alla Knesset, il parlamento israeliano. Se interpellato sulla questione, ha assicurato che «non si tirerà indietro». Sul web pure questa non gliel’hanno fatta passare: «Arriva Di Maio e risolve il conflitto arabo-israeliano».