Mercoledì 24 Aprile 2024

Renzi punta su Gentiloni premier. La sua strategia: votare a giugno

Il leader del Pd guarda a un proporziale corretto come il modello greco

Matteo Renzi in auto con la moglie Agnese (Ansa)

Matteo Renzi in auto con la moglie Agnese (Ansa)

Roma, 9 dicembre 2016 - Altro che playstation. Altro che riposo agreste tra i dolci colli toscani. La rete di Pontassieve ha fatto gli straordinari verso il cellulare di Matteo Renzi. «Oggi faccio l’autista! Andate a casa!», ha gigioneggiato il premier con i cronisti che lo attendevano al varco nei pressi della sua casa toscana, che ne hanno seguito gli spostamenti per portare e poi riprendere il figlio maggiore al campetto di calcio e poi l’intera famiglia dai genitori, a Rignano, per festeggiare gli 86 anni della nonna e infine per la passeggiata fino in chiesa, per la messa pomeridiana. Ma anche mentre guidava, Matteo Renzi aveva l’auricolare. E ha intessuto un fitto dialogo con i suoi. Con chi nel partito gli è fedele e chi si è premurato di fargli sapere che non ha nessuna intenzione di tradirlo.

Cosa che Matteo ha preso con il beneficio d’inventario. Chi gli ha parlato racconta di una strategia ben chiara. Non ha illusioni che il suo venga positivamente accolto: non pensa che, almeno in questa fase, Berlusconi possa dare via libera a un governo di solidarità nazionale e si è anche rassegnato al fatto che il Quirinale non intede andare a elezioni a febbraio. E allora Matteo ha confidato anche ieri ai suoi che l’orizzonte è a giugno, non tanto con lui medesimo reincaricato ma con un governo a termine, di responsabilità che abbia come orizzonte la legge elettorale e gli impegni internazionali di primavera e la cui guida, come ha detto a un interlocutore «non può essere scelta contro di noi». In altre parole, non può non essere espressa dal segretario del partito di maggioranza, e cioè da lui stesso. Renzi ha una lista cortissima, con un nome su tutti, quello del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha dalla sua l’esperienza internazionale e l’essergli fedele a 24 carati. In subordine c’è l’altrettanto fedele, affidabile e gradito Graziano Delrio, che però è meno spendibile sul fronte internazionale. Terzo nome, ma con maggiori perplessità perché maggormente autonomo è quello del ministro dell’Economia Padoan, ottimo per i rapporti con l’Europa. Ma l’esperienza di tecnici come Dini e Monti, ha confidato Renzi a un interlucutore, non tranquillizza. E allora – pur se Renzi preferirebbe che il nome restasse coperto – la prima scelta è Gentiloni.

Il punto è: il partito lo sosterrà? Ieri l’intervista di Zanda al Corsera («Serve un governo fino al 2018») ha fatto temere che l’area Franceschini potesse smarcarsi. Ma un rapido controllo con Franceschini ha riportato le cose nella giusta prospettiva. Era attribuibile al solo Zanda e oggi interverranno Guerini e Rosato per stoppare l’ipotesi. Una volta nato un governo a termine di un fedelissimo si porrà il problema di quale legge elettorale battezzare. Renzi vorrebbe il modello greco, proporzionale più premio di maggioranza al partito. Ma potrebbe accontentarsi di un Italicum rivisto al Senato. Una soluzione che, ridisegnado i collegi al Senato, non gli sarebbe sgradita. Anzi.